BLOGTOUR: Dimmi che ore sono di Eliana Enne – Chiacchere con l’autrice

Cari lettori, benvenuti alla seconda tappa del Blogtour dedicato al romanzo di Eliana EnneDimmi che ore sono“. In questa tappa faremo quattro chiacchere con l’autrice, siete pronti?

 

«Le probabilità di incontrare l’uomo della vita aumentano quando vai a fare benzina al self service e blocchi la pompa col bancomat, ma salgono vertiginosamente quando scendi di casa struccata, in tuta e ciabatte, a buttare la spazzatura».

 

Il romanzo – la trama

Veronica ha 28 anni e tanti sogni nel cassetto, ma anche paura di innamorarsi. E’ per questo che non sa se accettare la proposta di matrimonio di Alessandro e lasciare la piccola città marchigiana in cui vive per trasferirsi da lui a Torino. «Il punto è che non voglio proprio fare progetti a due e non c’entra niente lui. Non ne sono mai stata capace, finisco sempre col rovinare tutto. Ho avuto altre storie più o meno significative, ma quando la relazione sta per salire di livello, so che per me è giunto il momento di salutare e sparire. Meglio farlo finché i sentimenti in gioco non sono troppo profondi e nessuno si fa male, perlomeno non in maniera devastante».Sono mesi che tergiversa, ci sono troppe incognite in ballo e Veronica è piena di insicurezze.«Sono eternamente irrisolta. Mi porto dentro tante di quelle paranoie che mi impediscono di lasciarmi andare la metà delle volte».E’ così che, dopo l’ennesima discussione al telefono, sceglie di prendere comunque il treno e raggiungere Alessandro, senza però avvertirlo. Inizia così un viaggio che si rivelerà molto più avventuroso di quanto immaginasse, ricco di imprevisti e incontri occasionali con singolari personaggi, tra cui un artista misterioso e affascinante deciso a conquistarla. Emozioni, equivoci e colpi di scena trasformeranno il percorso ferroviario di Veronica in un viaggio dentro se stessa, ben oltre il tempo scandito dalle lancette dell’orologio, perché è inutile usare la ragione e pianificare ogni cosa, il momento perfetto non esiste: l’amore arriva quando sei nel caos.

 

ELIANA ENNE è lo pseudonimo col quale Eliana Narcisi pubblica quotidianamente su Fb sia sul blog TUTTA COLPA DI ILARIA che sulla pagina ELIANA ENNE. Avvocato di professione, scrittrice per passione, ha iniziato con piccoli racconti per un’associazione di volontariato. Ha collaborato per anni con lo scrittore e poeta Giuseppe Binni, ha curato per l’attore Premio David di Donatello Ernesto Mahieux la sua autobiografia. DIMMI CHE ORE SONO è il suo primo romanzo. Di sé dice <<Amo i sogni impossibili, i libri che mi fanno perdere il senso del tempo, le canzoni che sembrano parlare di ciò che non riesco a confessare neppure a me stessa, le persone che coi piccoli gesti comunicano grandi emozioni. Mi fido di chi crede nell’amicizia, sa ascoltare e sa chiedere perdono. Non mi piace chi si prende troppo sul serio,  litiga per il parcheggio, sta sempre a dieta e a tavola toglie il grasso dal prosciutto. Cosa amo di me? Che sono una che si rialza quando cade. E capita spesso…>>

 

 

Benvenuta Eliana,  siamo lieti alla Stamberga d’inchiostro di partecipare al blogtour dedicato al tuo romanzo «Dimmi che ore sono». Conosciamoci meglio!

 

  • Come è nata l’idea di Dimmi che ore sono?

Ero in viaggio in treno e ho conosciuto una ragazza, vent’anni appena, cuffiette dell’ìPod con la musica di Nek a tutto volume. Proveniva da paese vicino Parma ed era diretta a Milano, dove sperava di lavorare per un certo stilista. Lei parlava di moda e io mi domandavo chissà cosa sogna, cosa l’aspetterà al suo arrivo, quali incontri farà, come sarà la sua vita. Giorni dopo mi ronzava ancora in testa la canzone di Nek e così ho capito che quella ragazza di cui neppure ricordavo il nome aveva, in realtà, una storia da raccontarmi. Dovevo solo chiudere gli occhi e ascoltarla.

 

  • C’è un episodio del romanzo che ti si è delineato prima?

In realtà mentre scrivevo non sapevo neppure come sarebbe andata a finire la storia! E’ così, quando creo la protagonista, lascio che sia lei a condurmi nel suo mondo.

 

  • A quale dei tuoi personaggi sei più legata?

Daniele, il migliore amico di Veronica. Ti confesso che avevo scritto un capitolo in più solo su di lui, che poi invece alla fine ho stralciato. Chi lo sa che non diventi il protagonista del prossimo romanzo…

 

  • Ti rispecchi in Veronica?

C’è qualcosa di me in tutto il romanzo, perché io con la penna invento storie ma come inchiostro uso ciò che mi scorre nelle vene: ironia, leggerezza, la voglia di sognare senza portarmi macigni nel cuore e senza vergognarmi di poter fallire. Detto questo, io non sono Veronica. Al contrario di me (che sono un’impulsiva), lei è una maniaca del controllo e si fa mille domande prima di agire. Però questo suo modo di essere nasconde, in realtà, fragilità che emergono nel corso del romanzo e in questo aspetto sì, mi riconosco anche io.

 

  • Descrivici la protagonista con tre aggettivi

Curiosa, romantica, sognatrice.

 

  • Come mai Veronica ha timore di innamorarsi?

Più che altro, ha paura del “per sempre”. Diciamo che è cresciuta sentendosi per lungo tempo responsabile della separazione dei suoi genitori. Il loro è stato un grande amore, eppure non è bastato a far funzionare le cose. Ma non voglio spoilerare troppo.

 

  • C’è qualche curiosità sui tuoi personaggi che non hai scritto nel romanzo?

I nomi dei genitori di Veronica. Me ne sono resa conto solo alla fine.

 

  • Cosa rappresenta per Veronica il suo viaggio verso Torino?

Quello che racconto, con molta ironia, è il viaggio di Veronica dentro se stessa alla ricerca delle risposte a tutte le sue domande. Ogni incontro che fa, in qualche modo, le dà l’occasione di affrontare una delle sue paure. Le riesce più facile raccontarsi a uno sconosciuto, perché sa che non lo incontrerà di nuovo domani, perciò non solo non teme il suo giudizio, ma neppure che in futuro usi contro di lei ciò che gli ha rivelato.

 

  • Credi che realmente un viaggio, anche breve, possa riservare così tanti imprevisti?

L’imprevisto non ha per me un’accezione negativa. Credo che la vita vada presa proprio come un viaggio e qualche volta è un bene non avere il controllo su tutto.

 

  • Cosa significa per te il “caos”?

Nella mia giornata, non manca mai. Sono disordinata in casa, in ufficio, in macchina, persino quando sono a tavola con altre dieci persone riconosceresti il mio piatto dopo che ho mangiato. Pensa che quando scrivo neppure seguo l’ordine logico temporale della storia. Però giuro che nel mio caos ritrovo tutto e alla fine riesco a rimettere ogni cosa al suo posto.

 

  • C’è qualche segreto dietro la tua copertina?

Insieme alla fotografa Pamela Lanciotti volevamo trasmettere l’idea che un semplice percorso ferroviario potesse trasformarsi per Veronica in un viaggio dentro se stessa, con l’entusiasmo e i timori che comporta. Così ho proposto di fotografare la ragazza che è in copertina di spalle, mentre cammina sul bordo del binario: è vietato farlo, ma eravamo distanti dalla stazione e pensavo non ci potesse scoprire nessuno. Invece dopo dieci minuti ci siamo ritrovate intorno due agenti di Polizia chiamati da un codazzo di curiosi, convinti che la ragazza volesse buttarsi sotto a un treno! Alla fine abbiamo chiarito ogni cosa, ci siamo fatti due risate e perfino una foto ricordo coi poliziotti.

 

  • Cosa significa per te la scrittura?

Scrivere mi permette di vivere appieno le emozioni che provo, le cose che mi accadono, le persone che incontro. Non sono mai io a cercare le storie, sono loro che cercano me e questo genera un legame speciale tra me e i miei personaggi, tanto che dopo averli creati ho la sensazione prendano vita propria. Lo stile narrativo che uso è ironico, riflette l’atteggiamento che ho nei confronti della vita, teso a sdrammatizzare comunque gli eventi. Il pubblico a cui mi rivolgo è quello che ama la leggerezza ma non la superficialità. Io racconto le disavventure quotidiane della donna contemporanea, indipendente e ambiziosa, ma che non rinuncia al sogno romantico.

 

  • Hai qualche consiglio per chi desidera intraprendere questo cammino?

Non mi sento all’altezza di dare consigli, posso solo riportare la mia esperienza. La scelta del self publishing è stata dettata dalla passione per la scrittura e dalla voglia di mettermi in gioco, ma non ti nascondo di aver incontrato difficoltà. Una buona idea è solo il punto di partenza, poi bisogna concretizzarla senza tralasciare nessun particolare. Ho sempre avuto rispetto per chi si auto pubblica: vuol dire essere manager di se stessi, curare ogni aspetto formale e sostanziale del proprio romanzo, prima durante e dopo la pubblicazione.

 

  • Quali sono le difficoltà che hai incontrato nel mondo dell’editoria?

Ho la sensazione che gli Editori siano più attenti ai numeri che ai contenuti e diano maggiore attenzione a chi potrà garantire vendite a prescindere da cosa scrive.

 

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto portando avanti le presentazioni del romanzo in giro tra Marche e Abruzzo. Ho anche intrapreso una collaborazione con un quotidiano e presto il mio blog TUTTA COLPA DI ILARIA ne diventerà una rubrica. E poi ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo…

 

Ti ringrazio per la tua disponibilità e simpatia, è stato un piacere partecipare all’evento!

 

 

 

 

Non perdetevi le prossime tappe dell’avventura, potreste vincere una copia cartacea con la dedica dell’autrice. Ecco come:

  • Diventare lettori fissi dei blog che partecipano al tour;
  • Seguire su instagram La Stamberga d’inchiostro come:  @stambergadinchiostro 
  • mettere LIKE alle pagine dei blog e alla pagina autore ELIANA ENNE www.facebook.com/Enne.Eliana;
  • partecipare al tour commentando ogni tappa;
  • condividerne almeno una tappa sul proprio profilo fb, taggando una persona.

 

In bocca al lupo a tutti!

 

May the Force be with you!
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Un commento su “BLOGTOUR: Dimmi che ore sono di Eliana Enne – Chiacchere con l’autrice

  1. Marianna Di Lorenzo il said:

    l’autrice oltre che brava è anche molto umile mi ha colpito che non se la sente di dare consiglia a chi vuole intraprendere il viaggio dello scrittore. mi sarebbe piaciuto esserci quando i poliziotti sono intervenuti credendo chissà che ahhhhh

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