Di ferro e d’acciaio di Laura Pariani | Recensione di Deborah

È il momento fatale in cui nella vita capita di avere uno specchio davanti al cuore; e incontrarsi con uno specchio è sempre allarmante: difficile riconoscersi, ché non combacia con l’immagine che abbiamo di noi stessi.

 

Editore: NNEditore
Data di uscita: 15 febbraio 2018
Pagine: 192
Prezzo: 14.00 €
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L’operatrice h478 ha l’incarico di sorvegliare il soggetto-23.017, una donna vestita di nero che si aggira per la Città in cerca del figlio, scomparso in circostanze a lei ignote. L’operatrice sa che il ragazzo è in carcere per attività sovversive, e segue su un monitor questa madre incredula aggirarsi instancabile nonostante divieti, barriere e continui dinieghi.
Piano piano, la forza di quell’amore materno smuove qualcosa nell’animo dell’operatrice, così come le parole del ragazzo hanno scosso l’animo indifferente di altre donne, che in coro raccontano questa storia ambientata in un passato prossimo venturo, dove i nomi sono stati eliminati e le parole chirurgicamente rimosse per cancellare memoria, speranza e passione.

 

Cari lettori,
è con grande piacere che oggi parliamo di un nuovo romanzo davvero particolare, si tratta di Di ferro e d’acciaio scritto da Laura Pariani ed edito da NNEditore.
Questo romanzo inaugura un nuova collana davvero stupenda, CroceVia, in poche parole si tratta di una serie di libri che ruotano attorno al significato di alcune parole molto importanti per la nostra cultura. Sono parole antiche, con le quali abbiamo a che fare quotidianamente, utilizzandole  tendiamo a privarle di una parte del loro significato profondo. A Laura Pariani è stata affidata la parole passione, siete pronti a partire per questo nuovo viaggio?

 

In ogni caso, se non vogliamo che la nostra notte si trasformi in un incubo, dobbiamo staccarci da chi sceglie una strada diversa dalla nostra, non è così? Non è così? Non è così?

 

Il romanzo è ambientato in un tempo non precisato, la realtà come la conosciamo e viviamo noi sembra un atavico ricordo per le persone del momento. Tutto è grigio, cupo, spersonalizzato e triste, ci ritroviamo catapultati in una sorta di distopia. Il mondo in cui ci trasporta Laura Pariani è una triste realtà sviluppatasi dall’evoluzione e dal progresso. La natura è ormai quasi inesistente, non si conoscono più i paesaggi, le specie di piante ed animali che popolano il nostro pianeta, tutto è avvolto dalla polvere e sembra trasudare energie malsane. La gente non prova più emozioni e bisogni corporali, è come se la città fosse popolata di tanti automi che svolgono il loro piccolo compito che gli viene imposto. La vita pulsante di questa realtà è concentrata in una città, nella quale abitano persone che sottostanno sommessamente al governo, si adattano, svolgono il lavoro che gli viene offerto. Le loro giornate si limitano questo, vanno al lavoro e ritornato nella loro dimora, sempre a testa china e in silenzio. A proposito di silenzio, le autorità hanno imposto a tutti i cittadini il Silenzio Salutare, è fortemente sconsigliato avviare dialoghi interpersonali.

 

Lusine si sente istintivamente sbiancare. Un brivido le corre giù per la cannetta della schiena: se comincia a pensare a questa possibilità, dovrà aumentare la dose di calmante.

 

Oltre a questa imposizione, le persone quietano i loro bisogni, prendono sonno, e controllano le proprie emozioni attraverso l’assunzione di strane pillole. Emozioni e sentimenti sono praticamente inibiti, i giovani quasi non possono intavolare una relazione se non quando raggiungono l’Età Fertile, che si aggira se non sbaglio intorno ai 35 anni. Prima di quella data sono costretti ad incontrarsi in segreto in luoghi davvero poco raccomandabili, posti dove spesso vengono eseguite a tappeto delle perquisizioni per arrestare i sovversivi. L’affetto familiare viene smorzato molto presto perché considerato nocivo per la crescita: i bambini vengono strappati precocemente alla loro famiglia e internati in collegi; i rapporti con i familiari rimangono ma molto labili.

 

 

Perché nella propria carne Lusine intuisce che ci sono inferni in cui lei non è mai scesa, e modi di arrivare a sera che mai aveva immaginato. E occasioni di essere coraggiosa che ancora ignora.

 

 

I sovversivi sono coloro che provano a ribellarsi di fronte a tutte quelle imposizioni, provano a ricordare come era la realtà nell’immemore passato, provano a vivere ancora. Appena vengono individuati sono subito perseguitati, e quasi sempre finiscono arrestati. Queste persone finiscono per essere internate in strutture detentive dove vengono trattate in modo disumano, contrario alla legge e perfino torturate. Generalmente coloro che si ribellano sono i giovani, giovani che grazie alle proprie famiglie sono stati messi in contatto con i ricordi del passato, e per provare a far rivivere la vita stessa vanno incontro alla morte. Questi giovani vengono fatti sparire in fretta e furia; le loro madri non ottengono nessuna informazione dalle istituzioni che fingono, mentendo, di non averli mai arrestati. Le madri senza più notizie dei loro figli si aggirano per tutta la città, bardate in nero, disperatamente in cerca di risposte, con la foto del proprio caro, vengono soprannominate donne in nero. Proprio sulla storia e il viaggio di una di queste donne verte Di ferro e d’acciaio.

 

Riflette che in fondo gli incontri sono sempre così: come andranno i rapporti con un’altra persone si sa subito, al primo sguardo, nel primo minuto.

 

Possiamo individuare in Maria N., la donna in nero che cerca disperatamente il proprio figlio, Jesus, la protagonista del romanzo, lei e l’operatrice H478, Lusine, che ha in carico la sua sorveglianza.
Attraverso gli occhi di Lusine monitoriamo i vari spostamenti di Maria N., la donna cerca ogni giorno per tutta la città informazioni che possano indicarle dove si trova il proprio figlio.
Lusine è apparentemente soddisfatta della propria vita e del proprio lavoro, vive in modo abbastanza tranquillo la giornata ma appena entra in contatto con la donna si risvegliano in lei molte sensazioni ed emozioni che la scombinano. Inizia per lei un percorso spaventoso, che la porterà a dubitare delle proprie credenze e delle fondamenta su cui si basa tutta la loro società; sarà per lei un viaggio verso la riscoperta di sé stessa e delle tradizioni, un percorso davvero emozionante che mostra al lettore quanto siamo fortunati, nonostante tutto, a vivere nel mondo come lo conosciamo noi al momento.
Il percorso di Maria N. è molto malinconico ed emozionante, un cammino apparentemente senza sbocchi, la tragica storia di una madre che piano piano acquista la consapevolezza di aver perso per sempre il suo adorato figlio…per per cosa poi? Per un fine più grande, stando alle idee del ragazzo. In un mondo tra tecnologia, controllo e decadenza, Maria N. riuscirà a trovare il proprio figlio?

 

Eggià, amore è una di quelle vaghezza di linguaggio che a conti fatti intralciano: molto meglio dire “attaccamento”, che dà il senso preciso e negativo delle dita che sgradevolmente si appiccicano.

 

Rincasiamo da questa panoramica, dal nostro viaggio nel mondo di Di ferro e d’acciaio, un romanzo davvero coinvolgente che dona al lettore infiniti e più spunti di riflessione. La narrazione sembra strutturata in una serie di racconti, racconti intitolati ai personaggi su cui essi stessi sono incentrati. In questo modo seguiamo le vicende dei protagonisti principali e nello stesso tempo conosciamo più persone originarie di quella realtà, ho avuto la sensazione di entrare molto in empatia con l’opera. Personalmente, ho trovato diversi collegamenti con la religione cristiana, non so se siano fondati oppure parallelismi frutto della mia immaginazione. Restate sintonizzati perché Laura Pariani sarà presto la benvenuta alla Stamberga per conoscerci e chiarirci alcune curiosità, non perdetevi ‘intervista!
Di ferro e d’acciaio è un romanzo che consiglio davvero molto, una lettura che riesce a catturarti e scorre veloce, trasporta il lettore all’interno di alcuni aspetti non immediati della Passione.

 

 

May the Force be with you!
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