Identità – Identity | Recensione di Sandy

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« Salendo le scale ieri sera ho incontrato un uomo che non c’era…
…nemmeno oggi lui è qua. Spero tanto che se ne andrà. »

Dettagli:

  • Titolo originale: Identity
  • Anno: 2003
  • Data di uscita: 
  • Durata: 87 minuti
  • Genere:  Horror, Poliziesco, Thriller
  • Regia: James Mangold

Interpreti e personaggi:

  • John Cusack: Ed
  •  Ray Liotta: Rhodes
  •  Amanda Peet: Paris
  •  John Hawkes: Larry
  •  Alfred Molina: Dr. Malick
  •  Clea DuVall: Ginny
  •  John C. McGinley: George York
  •  Pruitt Taylor Vince: Malcolm Rivers
  •  Rebecca De Mornay: Caroline Suzanne
  •  William Lee Scott: Lou
  •  Jake Busey: Robert Maine

Trama:

Una notte sotto un incessante temporale, un motel lungo una strada interrotta alle due estremità. È qui che si incontrano dieci estranei per ripararsi dalla pioggia battente: un uomo con la moglie morente e il bambino di lei, un ex poliziotto ora autista di limousine, un’attrice, una squillo, una coppia di giovani, un poliziotto e lo psicopatico carcerato che trasporta, ed il gestore del locale. Un misterioso killer comincia ad uccidere uno ad uno gli ospiti del motel, lasciando addosso una chiave per ciascuna vittima e come in un conto alla rovescia inesorabile, aumentano le angosce, il terrore e i sospetti sui restanti. Intanto lo psicopatico assassino seriale Malcom Rivers, che dovrà essere condannato a morte entro poche ore, viene portato d’urgenza davanti al giudice incaricato della sua esecuzione, perché il suo avvocato ed il suo analista sono convinti di poterlo far riconoscere insano di mente, salvandolo dalla pena capitale.

Recensione – Spoiler Alert:

Ispirato da “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, Identità è un film del 2003, diretto da James Mangold. Durante un temporale dieci persone per ripararsi dalla pioggia sostano in un motel lungo la strada. Come se non bastasse un misterioso omicida seriale comincia lentamente a mettere fine alle loro vite, una per volta, lasciando addosso alle vittime una chiave che rimanda a un conto alla rovescia. Il tempo scorre e per sopravvivere gli ospiti dovranno svelare l’identità dell’omicida prima che il conto termini. In un intreccio perfetto di suspense e angoscia ben dosata Mangold è riuscito a creare una pellicola degna di nota. Con una trama semplice e intricata allo stesso tempo è difficile dedurre come andrà realmente a finire. Innumerevoli le teorie, soltanto una la verità. Quale sarà?
Neanche io sono riuscita a coglierla in tempo, è stato un vero crescendo di emozioni che non sentivo da tempo, guardando un film.

Il mio approccio con questo thriller psicologico è stato dei migliori. Nonostante per alcuni sia stato semplice cogliere chi muovesse realmente i fili, per me non lo è stato. È stato il finale a troncare le mie teorie sparate, facendomi comprendere quanto spesso uno giudichi una pellicola dal titolo o dalla trama. Spesso e volentieri è stato questo il mio caso, ma sono felice che esistano ancora registi che riescano a stupirmi, soprattutto con richiami ad altri film e citazioni velate di capolavori talvolta sprofondate nel dimenticatoio.

Un consiglio per chi volesse guardarlo. Non perdete il filo. Quando iniziate a farvi un’idea o credete di sapere per certo a cosa porterà la situazione state certi che un colpo di scena vi farà ricredere e tornare sui vostri passi. Va seguito, come ogni pellicola, d’altronde. È dopotutto un thriller mozzafiato in grado di catturare anche i cuori di quelli più scettici. Se andassi oltre vi svelerei troppo sul film e non voglio rovinarvelo. L’essenziale è invisibile agli occhi, ricordatevi solo questo e poi mi direte se merita o non merita di essere ricordato.

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