Il nido di Kenneth Oppel | Recensione di Sandy

“La prima volta che le ho viste, ho creduto che fossero angeli.”

IL ROMANZO

Acquistalo subito: Il nido

Illustratore: J. Klassen
Editore: Rizzoli
Collana: Narrativa Ragazzi
Pagine: 252
Prezzo: € 16,00

È soltanto un sogno, non ha alcun potere su di me.

E poi, Steve, che a dodici anni si trascina dall’infanzia paure ancestrali, di angeli sente di averne un gran bisogno: il piccolo, il fratellino appena nato, ha qualcosa che non va, e il terrore del peggio sta logorando in fretta tutta la famiglia. E così, quando strane creature luminose iniziano a visitare i suoi sogni, spiegandogli di essere venute per aiutare il piccolo, Steve fa quello che faremmo tutti: accetta la loro proposta. Ma le creature non sono affatto angeli, e quando Steve lo scopre, il confine tra gli incubi e la realtà non è così impenetrabile come gli adulti intorno a lui sostengono. E lui è l’unico che può fare qualcosa.

Let’s talk about “The Nest”

“La prima volta che le ho viste, ho creduto che fossero angeli. Cos’altro potevano essere, con quelle loro ali chiare, leggere e sottili come garze, e la luce che le ammantava?”

Ci sono romanzi in grado di conquistare il cuore di una persona già dalle prime pagine. Mi sono bastate poche battute per intuire che “Il nido” di Kenneth Oppel sarebbe stata una piacevole scoperta. A Mare di Libri mi ricordo di essere stata colpita dalle illustrazioni di Jon Klassen, ha uno stile che si sposa benissimo con la prosa dell’autore canadese.

Sin dalle prime righe si coglie l’atmosfera surreale del romanzo. Steve ha soltanto dodici anni, ma è già consapevole della realtà che lo circonda. Sembrerebbe che i bambini vivano sempre nel loro mondo, ma se si presta attenzione, ci si renderà conto che non si lasciano sfuggire neanche il più piccolo dei dettagli. La malattia congenita di cui è affetto il suo fratellino non gli sfugge, capta da lontano alcune frasi dei genitori che parlano di operazioni dagli esiti incerti, preoccupazioni, spezzando la quiete e cominciando ad insinuare in lui un atroce dubbio che però non è in grado di affrontare. Essendo ancora piccolo, il fratellino di Steve, ha bisogno di costanti attenzioni, questo porta i suoi genitori a focalizzare l’attenzione su di lui, trascurando il resto, lui e sua sorella.

“E poi il mio cuore si gonfiò come un grosso pallone d’oscurità.”

Steve non è un bambino come gli altri, manifesta tutti i sintomi di una persona affetta dal disturbo ossessivo-compulsivo. Una malattia con la quale combatte da diverso tempo e cerca di convivere, senza però essere riuscito a venire a capo. Un giorno accade l’impensabile: viene punto da una vespa. Da quel momento il romanzo prende una piega strana, decisamente surreale. I sogni di Steve cominciano a trasformarsi in qualcosa che neanche lui è in grado di spiegare, confusi, mistici, rivelano queste figure angeliche. Ed è in questo preciso istante che la realtà si mescola alla fantasia.

La verità spesso viene farcita da un luccichio eccessivo, che ci impedisce di coglierla, soffocata dagli strati di menzogne dai quali è seppellita. Per Steve quegli esseri angelici, le vespe che sogna, cercano di aiutarlo, ma lentamente si renderà conto che niente arriva per niente. C’è sempre un prezzo da pagare e spesso è molto alto.

“È solo un sogno. È solo nella mia testa.”

L’autore osa e si spinge laddove soltanto in pochi hanno deciso di andare, oltre l’intrattenimento e la narrazione. Proprio come Patrick Ness ancora il lettore e lo costringe a fronteggiare una tematica importante come il disturbo ossessivo compulsivo, mettendo in scena una famiglia devastata dal dolore che cerca in tutti i modi di emergere. Vivere nei panni di Steve non è facile, ma l’autore ce lo dipinge attraverso i suoi gesti o pensieri, la sua condizione lo costringe a seguire una routine che possa rendere la sua vita migliore. La famiglia del ragazzino non ha di certo avuto vita facile, ogni figlio non è “perfetto”, ma non per questo lo trattano come se fosse di porcellana o lo rinchiudono sotto una campana di vetro. Nonostante le preoccupazioni per il piccolo Theo, i genitori di Steve dimostrano di tenere anche lui, l’amore non guarirà la sua condizione, ma di sicuro lo renderà felice e lo aiuterà a trovare una via d’uscita, un appiglio dal quale aggrapparsi per poter vivere.

“Il cuore è solo uno dei problemi, ma ce ne sono tanti altri.”

I sogni rivelano molto di più di quello che crediamo, in qualche modo quelli di Steve hanno sempre cercato di tenerlo in allerta, ma era troppo distratto per coglierlo, “affascinato” dalla situazione surreale e per questo motivo ha perso di vista l’obiettivo, lasciando che fosse la sua immaginazione a giocargli il peggiore degli scherzi.

Kenneth Oppel riesce a dipingere una famiglia imperfetta attraverso la spontaneità e semplicità, senza mai farcire di esagerazioni i suoi personaggi. Steve infatti non apparirà mai come una vittima nella narrazione e il rapporto con i suoi genitori è quello di qualsiasi bambino della sua età, spontaneo, mai forzato. Con uno stile semplice ma d’effetto, Oppel ci racconta una storia fuori dal comune, mostrando come siano le imperfezioni a rendere pittoreschi gli esseri umani. Comprendere ciò che siamo è il primo passo verso l’accettazione, non importa i difetti o le cicatrici, siamo unici ed è questo ciò che realmente conta. Dentro ognuno di noi è un po’ come Steve, che nonostante i problemi, riesce a far emergere il suo lato fraterno, quello pronto a proteggere suo fratello dal male. Questo racconto nero non è limitato solo ai ragazzi, ma destinato ad un pubblico ampio, pronto a perdersi tra il fascino malinconico del mondo abilmente dipinto da Oppel.

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