La bambina che amava Tom Gordon di Stephen King | Recensione di Deborah

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LA BAMBINA CHE AMAVA TOM GORDON

 

C’è un momento in cui le persone costrette ad affidarsi solo alle proprie risorse smettono di vivere e cominciano a sopravvivere.

“Io vengo dalla cosa nel bosco, io vengo dal Dio dei Perduti. Ti ha sorvegliata. Ti ha attesa. Lui è il tuo miracolo e tu sei il suo.”

 

Titolo originale: The girl who love Tom Gordon

Genere: Horror

Editore: Sperling & Kupfer

Pagine: 291

Prezzo: 6,50 €

 

 

Trama:

“Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare”. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 Gordon sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: ‘Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria’. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.

 

 

Recensione:

Ben ritrovati Stamberghiani,

eccoci per la prima recensione dopo le vacanze estive,oggi parliamo di un capolavoro del re dell’horror che credo non sia tra i suoi romanzi più famosi ma è stata una bellissima scoperta. Sono sempre felicissima quando leggo un libro di Stephen King perché è uno dei miei autori preferiti, se non il mio autore preferito, e ho ancora un sacco di opere da recuperare! Allora, lo stile di King è inconfondibile, sarò anche un pò di parte ma il suo nome è quasi sempre una garanzia, dico quasi sempre perché nonostante io sia “dipendente” dai suoi libri è anche vero che un paio delle sue ultime pubblicazioni mi hanno delusa tanto da non farmi fiondare subito in libreria per acquistare le nuove. Ho notato però che i vecchi titoli non mi deludono mai, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi, quasi sono contenta che qualcosa di questo scrittore non mi sia piaciuto così che io possa parlare di lui con più obbiettività. Ma bando alla ciance ed entriamo nel vivo del romanzo! Devo confessarvi che inizialmente lo ho trovato un pò strano, ed in effetti è un romanzo molto particolare. Se per caso siete intimoriti dal genere questo libro non è molto horror, anzi non ho trovato parti spaventose ma ho notato che esso è più improntato sull’ansia e angoscia, tanto che è stato consigliato anche a mia sorella dai suoi professori delle medie come lettura estiva. Sicuramente è un storia emozionante, avvincente e davvero molto angosciante. Quello che mette davvero in soggezione è l’ambientazione; King descrive i paesaggi, il bosco in particolare, come se fosse un’entità viva capace di agire con una propria forza di volontà. Come sempre con questo scrittore tutto è descritto minuziosamente senza risultare noioso o pesante, la nostra immaginazione è aiutata e supportata senza però essere imbrigliata. Ho trovato quasi difficile immaginare un luogo così selvaggio e primordiale, immaginandolo comunque vicino ai grandi centri abitati americani. Personalmente associo il bosco ad una figura naturale tranquilla e pacifica, se dovessi pensare a qualcosa di oscuro e selvatico correrei subito alla foresta; sono rimasta molto colpita come un luogo sereno dove recarci per una passeggiata possa diventare uno scenario così tetro. La protagonista, la piccola Trisha, è una bambina stoica, forte sia nel corpo e sia nell’anima perché bisogna avere una grande forza d’animo e determinazione per impegnarsi a sopravvivere a nove anni nella natura selvaggia e impervia. Mi è sembrato di essere anche io intrappolata in quel maledetto bosco senza riuscire a ritrovare il sentiero, senza che glia aiuti mi trovino, costretta a mangiare bacche e a razionare i pochi viveri nello zaino senza sapere se avrei rivisto o meno il sorgere del sole. Esso mostra come in solitudine ed immersi in un mondo selvaggio le nostre paure primordiali prendano forma e si impossessino di noi, sono rimasta davvero colpita da come Trisha affronta tutte le difficoltà incontrate sul proprio cammino, non credo che ogni persona adulta sarebbe riuscita ad arrivare dove invece lei è giunta. Nel libro ci sono molti riferimenti al baseball (se non sbaglio) perché la protagonista è una super tifosa dei Red Sox ed in particolare del loro miglior giocatore Tom Gordon, tanto che si aggrapperà con tutte le sue forze ai pochi momenti che si concede di ascoltare la radio con il suo walkman per cercare di restare lucida. Non immaginate però che il finale del libro sia scontato, esso vi terrà sospesi fino alla fine nel limbo del dubbio, e questo è sicuramente un altro punto a favore del romanzo, proprio come del risultato di una partita non possiamo essere sicuri fino a che essa non sia finita.

Merita quattro dei nostri libricini!

 

Nota sull’autore:

Stephen King, acclamato genio della letteratura internazionale, vive e lavora nel Maine con la moglie Tabitha. Le sue storie da incubo sono clamorosi bestseller che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo e hanno isprato registi famosi come Brian De Palma, Stanly Kubrick, Rob Reiner e Frank Darabont.

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