“Io e mio fratello siamo spuntati dall’orizzonte. Eravamo esattamente dove siamo sempre stati da quel momento.”
IL ROMANZO
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Il romanzo di oggi è stato il protagonista di un blogtour finito proprio oggi. Si tratta di una sensazionale scoperta e per questo devo ringraziare Sara (Bookspedia).
Caela Carter riesce ad essere poetica pur parlando del difficile mondo dell’adozione, dove moltissimi bambini e ragazzi non sempre riescono a trovare una casa vera e propria o sentirla tale. È veramente straziante non conoscere le proprie radici o coloro che ci hanno messo al mondo. A guidarci attraverso la loro storia è Flora, una bambina di soli undici anni, che per ironia della sorte comincia a ragionare sulla provenienza di lei e suo fratello Julian. I due sono stati sballottati da una parte all’altra, come se fossero una pallina da tennis e le case famiglia le racchette, sempre pronte ad effetturare il servizio, una volta giunta la fine della partita.
“Io e mio fratello siamo spuntati dall’orizzonte. Eravamo esattamente dove siamo sempre stati da quel momento.”
La storia di Flora e Julian sembra non avere origine, come se, ad un certo punto, fossero spuntati dal nulla e avessero cominciato a vivere la loro vita nello stesso momento in cui si sono accorti di esistere. All’improvviso, il loro mondo viene capovolto dalle teorie di Flora sulla loro nascita. Dal mare si passa all’orizzonte, ma sono appunto ipotesi, supposizioni di un animo fragile che continua a soffrire perchè si sente incompleto. Questa è Flora. Il loro è un legame è così profondo da diventare l’appiglio nel quale aggrapparsi quando si presentano di fronte l’ennesima casa famiglia.
“Io e mio fratello veniamo da granchi. Ma siamo fatti di una sostanza buona. Con un po’ di pazienza ci si arriva.”
Questo libro è uno scrigno di tematiche importanti trattate con delicatezza e sebbene l’adozione sia una di quelle che emerge, il trauma emotivo e psicologico che deriva dall’esperienza è sicuramente quello alla base di ogni cosa. Attraverso Flora riusciamo a comprendere come non sia facile il mondo di una persona affidata al sistema delle adozioni, spesso abbandonati a sè stessi o nel peggiore dei casi giudicati dai propri compagni di scuola. È un marchio a fuoco quello dell’adozione, un segno evidente che si porta dietro nel tempo. Un segno ben visibile, soprattutto quando si è di etnie diverse o culture differenti.
Caela Carter è riuscita a smuovermi dentro in un maniera in cui non avete idea. Mi è già capitato con “Sette minuti dopo la mezzanotte” ed è per questo motivo che posso affermare con certezza che “Per sempre o per molto, molto tempo” è diventato il mio nuovo romanzo preferito. È con la sua semplicità ed introspezione che è riuscita ad arrivare dritta al cuore, alla fine sono questi i generi di cui abbiamo tutti bisogno. Le emozioni hanno la loro importanza e il loro peso, sottovalutarli è da sciocchi. Non c’è solo il principe azzurro o l’amore, nella vita c’è anche altro, il dolore, il dubbio, la mancanza. Concetti astratti con cui facciamo i conti tutti i giorni, che in qualche maniera passano in secondo piano rispetto a tutto il resto, in alcuni romanzi. Apriamo uno spiraglio e lasciamo che sia Caela a conquistarci, attraverso le paroli toccanti della sua Flora.