Review Party: La figlia del guardiano di Jerry Spinelli

“La prigione era grande come un isolato. Ospitava oltre trecento detenuti, uomini e donne, dai ladri agli assassini. E una famiglia. La mia. Io ero la figlia del guardiano.”

IL ROMANZO

Acquistalo subito: La figlia del guardiano

Editore: Mondadori
Collana: Contemporanea
Data di uscita: 26 settembre
Prezzo: € 16,00

Pagine: 312

Cammie vive tra le mura di una prigione, ma non è una detenuta. È la figlia del direttore del carcere di Two Mills, in Pennsylvania, dove trascorre le sue giornate insieme alle ospiti dell’ala femminile: Boo Boo con le sue unghie laccate di rosso e la sua debordante allegria, Tessa e la sua parlantina pungente, la silenziosa Eloda, ammessa nell’appartamento del direttore come domestica. C’è chi deve scontare una condanna per furto, chi ha commesso un crimine inconfessabile, ma per tutte Cammie è la piccola Tornado, la mascotte della prigione. Ora che il suo tredicesimo compleanno è vicino, però, Cammie desidera quello che ha perduto quand’era bambina, ed è determinata a cercarlo proprio tra le detenute: una madre. Sullo sfondo delle note di Elvis Presley e i caldi pomeriggi di un’estate americana, una storia di perdite e seconde possibilità, che mostra quanta umanità si nasconda dove nessuno la cercherebbe mai.

COPERTINE A CONFRONTO

Let’s talk about “The Warden’s Daughter”

“La prigione era grande come un isolato. Ospitava oltre trecento detenuti, uomini e donne, dai ladri agli assassini. E una famiglia. La mia. Io ero la figlia del guardiano.”

In occasione del review party oggi condivido con voi le mie impressioni sul romanzo di Jerry Spinelli, “La figlia del guardiano”, in uscita oggi per Mondadori Ragazzi.

È arrivata l’estate a Two Mills e con essa le vacanze. Per molti ragazzini è il periodo perfetto per uscire e divertirsi, lasciando da parte ogni preoccupazione, ma per Cammie, questo periodo significa altro, trascorrere le sue giornate dentro la prigione gestita dal padre.

È l’estate del 1959. Un’epoca segnata da drastici cambiamenti nel mondo. Alla prigione però il tempo sembra essersi fermato, scandito dalla routine alla quale ormai Cammie è abituata. Essere la figlia del direttore ha i suoi vantaggi, può scorrazzare liberamente dove le è consentito, senza poter avvicinarsi però all’ala dei detenuti maschi. Nonostante la curiosità della piccola, è altro che continua a tormentarla, il vuoto che ormai da anni si porta dietro e che non riesce a colmare. Perdere sua madre ha aperto in lei una ferita irreparabile, la stessa che giorno dopo giorno continua a farle male, anche se non lo vuole dare a vedere o si nasconde dietro capricci e parole che riecheggiano a vuoto.

“Quello era il quarto giorno delle vacanze estive dei miei dodici anni, e avevo deciso che Eloda Pupko sarebbe diventata mia madre.”

Colmare il vuoto lasciato da sua madre diventa essenziale, ma tra le detenute soltanto una si avvicina il più possibile al concetto di madre. Eloda Pupko si occupa di Cammie quando il padre non c’è, proprio come una madre surrogata fa in modo che alla piccola non manchi nulla. Reggie, la sua migliore amica, vede in Eloda una cameriera più che una madre per Cammie e sebbene possa all’apparenza sembrarlo, per l’altra è molto più di questo. Il vero problema tra le due è la mancanza di comunicazione, il tenersi tutto dentro, innalzando le proprie barriere pur di non permettere a nessuno di ferirle. Eccolo lì, ancora una volta, il rovescio della medaglia. Mostrarsi forti e impenetrabili solo per paura di soffrire o di andare incontro a una delusione.

Cammie “Tornado” O’Reily riesce a diventare il tormento di suo padre, Eloda e sé stessa in una sola volta, continuando ad essere sempre più infelice. Le sue sono sempre chiacchiere al vento, ma sotto nascondono il dolore di una ragazzina sempre più impaurita dal dopo, dall’adolescenza e dal futuro. Nonostante sia legata a suo padre, i due non riescono ad aprirsi facilmente l’uno all’altra, ma ci sono momenti in cui abbassano entrambi le difese e si mostrano per ciò che sono, esseri rattoppati più e più volte, che continuano a chiudere ferite su ferite.

“Mentre gli altri ragazzini leggevano Nancy Drew e gli Hardy Boys, io mi perdevo nelle storie dei criminali della prigione.”

Cammie riesce a sentirsi a casa nella prigione. Le piace trascorrere il tempo a parlare con le detenute, questo l’ha portata a legare con Boo Boo,  una donna frizzante, che riesce puntualmente a strapparle un sorriso, ma anche dimostrarsi una valida amica con cui parlare. Sebbene la prigione sia un luogo “infernale”, questa in particolare, è un luogo tranquillo, dove i detenuti scontano la loro pena in tutta tranquillità, riuscendo anche a svagarsi e assaporare un po’ di libertà quando arriva l’ora di uscire all’aria aperta. Questo è anche merito del direttore, che si serve del suo buonsenso per mandare avanti la prigione, senza dover ricorrere alla violenza.

E nonostante la sua migliore amica cerchi di rendere femminile Cammie, il Tornado torna a colpire ancora una volta, per quanto ci provi il suo modo di essere è sempre stato quello di un maschiaccio orgoglioso, sempre pronto ad allontanare chiunque. Reggie questo lo sa e lo accetta, la sua migliore amica è fatta così. La loro estate trascorre tra musica e lunghissime chiacchierate, che viste dal punto di vista di Cammie, fanno emergere altri aspetti del suo carattere.

“Scoprii che potevamo parlare. Non litigare. Non discutere. Solo parlare. E ridere. Parlare e ridere così tanto che le nostre cene durarono sempre di più.”

“La figlia del guardiano” è un viaggio alla scoperta di sé stessi, un’avventura tutta da vivere, grazie alla quale Cammie si rende conto che le cose importanti si nascondono sempre sotto la superficie. È scavando a fondo, anche mettendosi nei guai, che si rende conto di quanto immenso possa essere l’amore di un padre per una figlia, è qui che lo ritrova e ha un piccolo assaggio di cosa significhi essere apprezzate per ciò che si è in realtà. Ma è solo dopo aver sprecato così tanto tempo ad allontanare Eloda che si accorge del sacrificio della donna nello starle accanto, una lezione dura da incassare a tredici anni.

Jerry Spinelli ci mostra come l’amore possa abbattere qualunque barriera. Un ancora di salvezza nella vita di una persona spezzata dal dolore lancinante di una perdita, ma mostra anche come certe persone riescano a nascondersi dietro barriere all’apparenza impenetrabili e sono queste che non bisogna mai dare per scontato, a dire il vero non bisogna mai dare per scontato nulla.

Questo è un romanzo di formazione che mostra lo sviluppo di un personaggio ben delineato. Cammie cresce sotto lo sguardo attento del lettore e sebbene possa sembrare assurdo, certe esperienze segnano e aiutano le persone a maturare, come nel caso della stessa protagonista.

L’autore ci insegna anche che non bisogna accantonare i sentimenti, che sia rabbia, dolore o delusione, bisogna rendersi conto quando questi cominciando a diventare un problema, portando la persona ad annegare in un vortice oscuro di angoscia e disperazione. È in quel momento che la persona giusta al momento giusto può fare la differenza, essere la mano tesa che regala un briciolo di speranza.  

“La figlia del guardiano” è quel genere di romanzo che senza troppe parole a vuoto riesce a penetrare dritto al cuore, mostrando come il meglio sia sotto lo strato superficiale della percezione, basta scavare e andare a fondo per riuscire ad essere toccati dalla storia di Cammie. Un libro stupendo che va subito tra i preferiti. Ringrazio di tutto cuore Sara. Well, done, partner in crime. Well, done.

Non perdetevi le altre recensioni del review party!

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