A tu per tu con Lorenzo Quadraro

 

Nasce a Brescia il 1 febbraio 1987. Diploma di maturità classica e laurea in Giurisprudenza. Attualmente lavora come consulente legale e formatore aziendale. Di indole fortemente creativa, ama da sempre disegnare e inventare storie. Durante il liceo e l’università scrive, produce, dirige e collabora a videoclip, cortometraggi e lungometraggi indipendenti, ottenendo anche riconoscimenti al Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale di Brescia, realtà piccola ma molto conosciuta in città.Gli piacerebbe lavorare ad una sceneggiatura, provare a scrivere un romanzo a quattro mani e pubblicare una raccolta di racconti.

 

Il romanzo – La trama

Giulio Cervi ha 25 anni, è uno studente universitario alla facoltà di Fisica e sta per laurearsi con una tesi su uno degli argomenti più misteriosi dell’astrofisica: i buchi neri. Il suo obiettivo è vincere una borsa di studio per un dottorato di ricerca ed emigrare in California all’università di Berkeley.

Adele è una giovane italo-lituana, è bellissima e lavora come ballerina di lap dance all’interno di un locale notturno. Le sue giornate incominciano al tramonto e finiscono prima che si alzi il sole.

Ilaria De Nardo ha 32 anni, madre single, lavora come guardia giurata. Sua figlia Alice ha una rara forma di tumore al cervello. Salvare la sua bambina è la sua preoccupazione principale ed è disposta a tutto pur di salvarla, anche a uccidere.

E chi è Cassandra, una giovane ragazza venuta da lontano per fare luce su una vicenda accaduta nel passato?

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Benventuo Lorenzo alla Stamberga d’inchiostro!
È un piacere fare la tua conoscenza, ti ringrazio per aver accettato di rispondere a qualche domanda su di te e sul tuo romanzo “L’equazione di Cassandra”.

 

  • Com’è nata l’idea di “L’equazione di Cassandra”?
L’idea di base del romanzo è nata da un’immagine di un buco nero, vista nel primo episodio della serie tv “Luther”. Guardavo questo dipinto e così ho deciso che volevo scrivere una storia che avesse come metafora un concetto dell’astrofisica: in particolare la vicenda di una donna forte, capace di passare letteralmente “dall’altra parte” delle frontiere legali e della propria personalità pur di aiutare qualcuno che ama.
Solitamente ruoli del genere li ricoprono figure maschili, io invece ero più attirato dall’analizzare questa dinamica da un punto di vista femminile.

 

  • C’è un episodio in particolare che ti si è delineato nella mente più degli altri?

Più o meno tutti gli episodi sono frutto di una massiccia operazione di “taglia e cuci”. Avendo scritto e prodotto lungometraggi e cortometraggi durante gli anni dell’università, ho maturato un approccio abbastanza pratico sui processi creativi, sapevo già che qualsiasi cosa avessi scritto, sarebbe stata solo una bozza da rimodellare diverse volte. Forse la sequenza che “ho visto” più nell’immediato e che si è praticamente scritta da sola, pur essendo una delle ultime che ho ideato, è quella di Ilaria che porta i soldi a casa dell’usuraio. Anche la sequenza finale l’ho “vista” molto bene ed è una delle mie preferite.

 

  • A quale personaggio sei più legato?

Sicuramente a Ilaria, il più complesso da delineare.

 

  • C’è un personaggio nel quale ti rispecchi?

No, in verità non mi rispecchio in nessuno. Giulio a una prima occhiata potrebbe assomigliarmi, ma in poche cose. È un personaggio che (volutamente a differenza di Ilaria) ha una staticità che lo costringe a prendere decisioni sull’onda dell’abitudine e delle sue certezze. Ha un potenziale che non riesce a esprimere per via di questo suo difetto e, personalmente, non mi sarei mai comportato come lui.

 

  • Come mai conosciamo Cassandra solo alla fine del romanzo?

Il romanzo racconta una storia e Cassandra è la chiave per la sua comprensione. Per tre quarti del libro si leggono le vicende di altri personaggi, ma la storia, che avvolge le vicende, necessita di una certa dose di mistero e di pazienza fino al suo svelamento. Per ottenere questo la sua figura doveva rimanere velata fino all’ultimo secondo utile. In greco verità si dice “a-letheia” che significa “non nascosto”. Cassandra, nome greco che ha anche una sua etimologia e un significato nascosto coerente con il suo ruolo, rappresenta bene questo concetto: il suo personaggio si rivela nel prologo per poi nascondersi e rivelarsi nuovamente per quello che è solo alla fine.
Credo che ci sia una morale di fondo, che ognuno può interpretare dal proprio personale punto di vista e, una delle cose che mi fa più piacere, è sentire i lettori che mi esprimono il loro.

 

  • Qual’è l’ingiustizia più grande che hai attribuito a uno dei protagonisti?

Su questo punto mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Non voglio svelare troppo :-)

 

  • C’è qualche curiosità  riguardo ai personaggi che non hai scritto nel romanzo?

A livello fisiognomico, molti personaggi li ho effettivamente “visti” in giro. Ilaria ha una geisha tatuata sulla scapola, un dettaglio che ho notato proprio su una donna che nuotava al centro sportivo dove andavo ad allenarmi anche io. I capelli bicolore di Adele li ho visti su una ragazza che prendeva la metropolitana. Inoltre il romanzo, anche se non viene esplicitato è ambientato a Brescia  e sul lago di Garda.

 

  • Quali sono le più grandi difficoltà che hai incontrato?

Quando si scrive un romanzo le difficoltà si annidano da tutte le parti. La scrittura contiene in sé molteplici abilità che non sempre possono coesistere nella persona dell’autore; sono troppo diverse. Quando scrivi sei da solo, non hai gli attori che ti danno una mano con la loro interpretazione e quando si scrive un dialogo, di fatto non si fa altro che recitare; e non uno, bensì più ruoli differenti fra loro. Su questo punto mi ha sicuramente aiutato molto l’esperienza precedente di “direzione” artistica degli attori.
Un’altra difficoltà che si incontra è nell’elaborazione dell’intreccio: non cadere fuori tema, restare fedele all’atmosfera del romanzo.
La prosa, infine, è un’abilità che non ha nulla a che vedere con la capacità di strutturare un intreccio accattivante. La prosa richiede una padronanza chiaramente alta della sintassi italiana e un vocabolario bello ampio e per questo è necessario leggere tanto e di tutto, dai romanzi ai saggi.
Tutte queste componenti della “scrittura” un po’ sono innate, un po’ si imparano e richiedono un grande allenamento. All’inizio ho avuto particolare difficoltà con la prosa, soprattutto a capire qual’era il mio personale approccio. L’ho scoperto solo dopo più di dieci mesi.
Ho anche avuto molta difficoltà a inserire un trait d’union tra Ilaria e Giulio, ci ho pensato davvero a lungo, soprattutto per fare in modo di non “forzare” le vicende e rendere il tutto il più verosimile possibile.

 

  • Ti sei mai trovato di fronte alla pagina bianca senza sapere cosa scrivere?
Sì, molto spesso. Ed è un fatto che succede tutt’ora. In questo caso scrivo le prime cose che “vedo” nella mia mente, così da avere un modo per partire, oppure se non mi esce proprio nulla, per ottimizzare il tempo faccio ricerca o vado a limare le scene e i capitoli precedenti. È un approccio che aiuta molto.
  • Ti sei ispirato ad un romanzo o a un autore in particolare?
No, a nessuno. Credo di avere trovato uno stile e un metodo tutto mio. Tuttavia leggo tantissimo e adoro autori molto diversi fra loro, tra cui posso citare: Thomas Mann, Emma Cline,  Zhou Weihui e Don Winslow tra gli stranieri, Emilio Salgari, Alessandro Baricco, Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio e Alberto Moravia fra gli italiani.

  • Hai avuto difficoltà a destreggiarti nel mondo dell’editoria?

Eccome, è un mondo decisamente articolato. Avere una guida è più che necessario e ho anche commesso degli errori che non ripeterò in futuro. Ma ho trovato comunque molto formativo approcciarmi con le mie forze e imparare sul campo alcune regole non scritte.

 

  • Quale consiglio daresti a chi vorrebbe intraprendere la strada per diventare scrittore?

In verità non credo di essere arrivato ancora al punto di poter dare consigli pubblicamente.
Però, come spiegavo prima, tralasciando il peso che il termine “scrittore” porta con sé, l’autore di un testo narrativo ha di fronte a sé parecchie difficoltà, dettate dal fatto che si tratta di un ruolo multiforme.
Una buona opera narrativa, a prescindere dal suo genere di appartenenza, deve avere: dialoghi credibili, personaggi e situazioni verosimili, un intreccio non necessariamente contorto, ma comunque solido e ben strutturato, capace di offrire spunti di riflessione e colpi di scena al lettore, una prosa pulita e non autoreferenziale, dove la voce del narratore non rubi la scena alla descrizione degli eventi. Insomma, occorre affinare tutti questi elementi e io sto ancora imparando a farlo al meglio che posso, è un lavoro che non può mai dirsi finito.
Un consiglio che però sicuramente mi permetto di dare è: non abbiate paura di cancellare anche decine di pagine di quanto avete scritto, riscrivete e fate visionare la vostra opera a qualcuno che possa darvi consigli utili. Se si vuole scrivere per gli altri bisogna armarsi di estrema pazienza e autocritica. Al termine del lavoro prendetevi tempo utile per studiare come funziona la realtà editoriale, seguite blog e leggete libri o articoli sull’argomento.

 

  • Cosa significa per te la scrittura?

Un modo per condensare, con una storia inventata, tutte le parole che non riuscirei mai a dire in una sera a una ragazza che potrebbe piacermi. Scrivere un romanzo in fondo, è una lunga confessione di sé stessi, di quello che si nasconde negli angoli più remoti. Quando qualcuno ti legge, sta dedicando il tuo tempo e la sua attenzione a te; tutti desiderano innamorarsi della storia che leggono e dei suoi personaggi. E il lettore dovrebbe avere questa impressione, che si stia scrivendo qualcosa di unico e intimo solo per lui.

 

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho un altro romanzo compiuto, ma che al momento è bene rimanga a invecchiare in cantina, ho scritto alcuni racconti, perché vorrei farne un’antologia per un prossimo progetto, poi a ottobre comincerò a frequentare la scuola Palomar di Mattia Signorini. Non vedo l’ora, perché lavoreremo a un progetto che ho in mente da tanto tempo e sarà un ottimo modo per confrontarmi con scrittori affermati e altri autori esordienti.

 

Ti ringrazio molto per il tempo che ci hai dedicato, è stato un vero piacere!

 

 

 

May the Force be with you!
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