A tu per tu con Paolo Fumagalli

 

Paolo Fumagalli: è nato nel 1981 e fin da bambino ha dimostrato un grande interesse per la letteratura. La sua passione lo ha portato a laurearsi in Lettere, con una tesi sull’uso simbolico dei colori nelle poesie giovanili di Aldo Palazzeschi, e soprattutto lo ha spinto a dedicarsi alla scrittura di opere narrative. Nel corso degli anni ha scritto romanzi e racconti, diversi fra loro per generi di appartenenza e atmosfere, ma tutti accomunati dall’intento di far riflettere senza annoiare, poiché il suo primo obiettivo come autore è coinvolgere il lettore nel puro piacere di sentirsi raccontare una storia. Nei suoi testi inoltre si rivela spesso il fascino provato nei confronti del patrimonio folkloristico e leggendario, uno dei suoi più grandi amori insieme al cinema e alla musica.

 

Il romanzo – la trama

Da secoli il principato di Barga rappresenta la più importante difesa per proteggere i Regni Centrali dagli attacchi delle tribù provenienti dal deserto. Ma il valore e l’abilità in combattimento rischiano di non essere sufficienti per vincere quando un esercito di invasori riesce a farsi accompagnare dalla potenza distruttiva del calore che arroventa la sua terra di origine, avvantaggiandosi così nelle battaglie e mettendo in difficoltà i soldati del principe Krad. Mentre l’ambiente inizia a inaridirsi e a morire, toccherà alla stravagante principessina Corvina scoprire quali forze soprannaturali sono coinvolte in questo assalto tanto devastante quanto misterioso e trovare un modo per ribaltare le sorti del conflitto. Per riuscire nella difficile impresa potrà contare non solo sulla propria capacità di comunicare con i defunti e di compiere incantesimi grazie alla forza della fantasia, ma anche sull’aiuto di un giovane guerriero innamorato di lei e di un gatto magico. Tra fantasmi umani, spiriti di druidi, esorcisti dilettanti, spie nemiche, pupazzi animati e altre creature bizzarre, Corvina inizierà una ricerca piena di sorprese che la porterà fino nelle dimensioni incantate in cui vivono le regine che controllano il potere delle stagioni…

 

Benvenuto Paolo,
è un piacere conoscerti attraverso questa piccola intervista, benvenuto alla Stamberga d’inchiostro. Iniziamo?

 

  • Come è nata l’idea di Scaccianeve?

All’inizio c’è stato un semplice desiderio: scrivere un fantasy con protagonista un condottiero spietato, capace di terrorizzare i nemici. Questo mi ha fatto pensare a Vlad l’Impalatore, come personaggio storico veramente esistito, e quindi al conflitto tra europei e turchi, ma non volevo raccontare una semplice guerra. Ed ecco che ho avuto quella che poi sarebbe diventata l’idea principale del romanzo: concentrarmi sul contrasto tra un regno caratterizzato da montagne e foreste e un ambiente desertico che tenta di invaderlo. Da qui è giunta la decisione di trasformare la battaglia tra due eserciti umani in uno scontro che coinvolge anche creature fatate che rappresentano il potere delle stagioni e che diventa lotta tra il freddo e il caldo e anche tra i vari tipi di fenomeni atmosferici e climatici.
Poi ovviamente ho aggiunto molte altre cose, come l’approfondimento della dimensione umana del principe Krad, il suo rapporto con la figlia Corvina, la decisione di rendere la principessina la vera protagonista del libro e così via.

 

  • Nella tua mente ti si è delineato prima un episodio in particolare?

No, nessuna scena specifica, ma volevo riuscire a creare atmosfere di un certo tipo per alcuni luoghi ed eventi della trama, come la magia dei viaggi nei regni dell’Estate e dell’Inverno, il senso di mistero nelle notti che Corvina trascorre nel cimitero di famiglia, la percezione della solennità inviolabile che avvolge una profonda foresta… Queste sfumature erano molto importanti per quegli episodi e le avevo in mente in modo abbastanza chiaro.

 

  • A quale dei tuoi personaggi sei più legato?

Ovviamente Corvina mi piace molto, infatti ho deciso di renderla la protagonista. Ma anche tra gli avversari ce n’è uno che mi sembra molto interessante: si tratta di un sultano che si ritiene troppo intelligente per governare e che preferisce dedicarsi allo studio, lasciando la politica a qualcuno più stupido di lui. Non è un personaggio completamente negativo, perché se fosse per lui il mondo sarebbe tranquillo e privo di guerre, eppure  questa sua voglia di essere lasciato in pace e di vivere isolato in fondo gli impedisce di usare la conoscenza in modo più giusto e completo. Non so, non riesco a giudicarlo: mi piace perché ama moltissimo il sapere e non è aggressivo, ma d’altra parte finisce per aiutare chi causa distruzioni. Forse mi sembra interessante proprio per questa sua ambiguità.

 

  • Ti rispecchi in un personaggio in particolare?

Corvina mi somiglia parecchio, specialmente per quelle che sono le sue passioni: l’amore per i libri, per i sogni a occhi aperti, per la natura. Anche se non rinuncia ai contatti con il mondo esterno, che anzi le fornisce molti spunti e idee e la aiuta nella sua crescita, è un personaggio che vive molto all’interno della propria testa, che ama la solitudine e che sembra sempre avere tante cose importanti a cui pensare. Ci sono molti tratti in comune con uno scrittore.

 

  • Ci descriveresti Corvina con tre aggettivi?

Fantasiosa, determinata, anticonformista. Ovviamente ci sono molti altri aspetti del suo carattere, ci sono spazi per una crescita che alla fine del libro la porterà a essere un po’ diversa da come era all’inizio. Ma anche se nel corso della storia imparerà a non isolarsi, a impegnarsi per difendere ciò a cui tiene e ad affidarsi all’aiuto dato da altre persone, la sua capacità di essere fedele a se stessa e di accettare la propria diversità rimane il suo tratto più importante.

 

  • Quale caratteristica di Corvina è la più stravagante?

Il motivo principale per cui sembra bizzarra agli occhi della gente comune è il suo amore per le cose oscure, i misteri e i prodigi. È sempre alla ricerca di ciò che gli altri non sembrano potere o volere vedere. Ama trascorrere la notte nel cimitero di famiglia per mettersi in contatto con i fantasmi, vorrebbe imparare il linguaggio dei gufi, usa la magia per dar vita a pipistrelli fatti di carta che svolazzano nella sua camera… Non si preoccupa dei giudizi altrui, la normalità la annoia.

 

  • Immagina di vivere nel tuo principato di Barga, che ruolo avresti?

Probabilmente sarei il tipo di personaggio che nel libro non c’è: uno studioso e un autore di cronache riguardanti il principato, qualcuno che riesce a essere compagno di Corvina e che capisce in pieno il suo modo di vivere. La principessina non è del tutto isolata, perché il principe Krad le sta vicino con l’affetto di un padre e c’è un ragazzo che impara a farlo attraverso la stima e l’amore, ma dal punto di vista della cultura lei rimane un personaggio unico, infatti non ha mai avuto insegnanti o tutori. Io forse potrei essere una figura di quel tipo.

 

  • Quali delle creature sovrannaturali che hai scelto reputi più affascinante?

Ne appaiono diverse, tra fantasmi, elfi che svolgono il ruolo di druidi e sacerdoti, spiriti della foresta e così via, tutte scelte perché attirano il mio interesse. Forse però quella a cui sono più legato è Solstizio, il gatto creato da Corvina grazie alla magia, un pupazzo che diventa vivo. Non è una creatura che si trova nella tradizione, è una mia invenzione, e mi riporta alla mente il modo in cui sono stato bambino: divertendomi con peluche e giocattoli, usando la fantasia per dar vita a questi oggetti e trasformarli in compagni di giochi e in personaggi delle storie che immaginavo.

 

  • In riferimento alla domanda precedente, quale ritieni più temibile?

In termini di sviluppo della trama, le creature soprannaturali più importanti sono le fate che regnano sulle stagioni, le forze a cui gli uomini si rivolgono per attaccare il principato di Barga e per difenderlo. Come dicevo, in “Scaccianeve” l’avanzare del deserto è la minaccia principale, quindi le entità legate al caldo sono negative e pericolose, mentre quelle legate al freddo sono positive e aiutano a riportare l’equilibrio. Per me è stato molto stimolante dover trovare modi per presentare come sgradevoli e dannosi la Regina dell’Estate e i suoi servitori, visto che la simbologia tradizionale a cui tutti siamo abituati associa la primavera e l’estate alla rinascita e alla vita e l’autunno e l’inverno agli stenti e alla morte. Per questo le forze dell’Estate sono ancora più temibili: perché lo sono in maniera originale e inaspettata.

 

  • Barga inizia a seccarsi e morire, c’è qualche collegamento con la nostra realtà?

In effetti sì. Davanti a un deserto o a una terra devastata dalla siccità provo un’angoscia e una tristezza molto forti, li vedo come simboli concreti della desolazione e della precarietà. Non volevo fare una predica o un discorso scientifico sugli sconvolgimenti climatici e il riscaldamento globale, ma sotto le metafore fantasy il libro parla anche di queste cose. Da questo punto di vista la condanna è netta: le persone che per avidità e brama di conquista sono disposte a distruggere il mondo e a considerare la manipolazione della natura come un gioco di cui soltanto loro sono gli arbitri sono un pericolo per l’umanità intera. Non ho risposte facili, ma il messaggio del libro è comunque di tipo ecologico, c’è un invito a imparare a conoscere e rispettare la natura per scoprire una bellezza e una saggezza di cui la nostra società ha un profondo bisogno.

 

  • Ti sei ispirato ad un romanzo o ad uno scrittore in particolare?

Direi di no. Forse a livello inconscio potrei aver assorbito qualche spunto da altri autori, ma non credo di conoscere romanzi che trattino temi e situazioni simili a quelli di “Scaccianeve”. È un libro nato in modo molto spontaneo, attraverso idee che si sono arricchite e modificate gradualmente, senza un modello letterario preciso da seguire.

 

  • Qual è il tuo romanzo fantasy preferito?

Non è una domanda facile, specialmente perché amo anche opere che mescolano le carte e superano i confini, che si possono considerare fantastiche ma non fantasy in senso stretto. Restringendo il campo al fantasy classico, forse il romanzo che mi ha impressionato di più è “Le fate dell’ombra” di George MacDonald. Certi episodi e immagini mi hanno colpito parecchio, non basta una sola lettura per cogliere tutto, inoltre mi piace il suo essere vicino anche alle fiabe, ai poemi cavallereschi, alle leggende, ai trattati sul mondo fatato, alle visioni oniriche. Non somiglia alle opere moderne, non è per tutti i gusti e non credo che abbia influenzato molto il mio modo di scrivere fantasy. Forse è anche per queste ragioni che lo considero speciale.

 

  • Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato nel mondo dell’editoria?

Arrivare alla pubblicazione con una casa editrice è molto difficile, specialmente quando inizi ad avventurarti in questo mondo e ancora non hai idea di come funzioni. Ci sono tante cose che devi scoprire e imparare a gestire, e poi devi capire che se scrivere un libro e riuscire a pubblicarlo sono processi impegnativi, altrettanto vale per la promozione, per il tentativo di arrivare ai lettori. In quest’ultimo campo penso non si finisca mai di imparare, nemmeno quando diventi un autore davvero di successo. Invece per quanto riguarda trovare case editrici adatte a un certo genere, che non siano a pagamento e che lavorino seriamente, dopo un po’ riesci a essere più accorto. È un po’ come tuffarsi in acqua e dover imparare a nuotare.

 

  • Avresti qualche consiglio per chi sogna di intraprendere questo cammino?

Il mio consiglio è sempre quello di evitare gli eccessi. Coloro che possiedono talento, passione, conoscenza della lingua e una buona esperienza come lettori possono cimentarsi nella scrittura, ma sempre tenendo a mente che si tratta di un’attività che richiede impegno e disciplina. Non dovrebbero lasciarsi abbattere dalle difficoltà, ma nemmeno pensare che la prima cosa che scrivono sia per forza la migliore, che una storia farà un buon effetto sulla pagina solo perché a loro sembra bella e coinvolgente mentre ce l’hanno in testa. Consiglierei una giusta via di mezzo anche quando si tratta di cercare la casa editrice adatta: non si deve pretendere di pubblicare con una delle più grandi, che non prendono nemmeno in considerazione autori sconosciuti, ma neanche accettare un’offerta che non convince in pieno.

 

  • Che progetti hai per il futuro?

Nell’immediato continuare a far promozione a “Scaccianeve”, perché rimane uno dei miei romanzi preferiti tra tutti quelli che ho scritto, penso sia davvero buono e degno di trovare un ampio pubblico. Poi scrivere opere nuove, risistemare quelle già finite, cercare sempre nuovi sbocchi. Ho già accettato due nuovi contratti e sono sempre aperto a proposte interessanti, quindi se tutto va come dovrebbe il prossimo anno non sarà affatto noioso.

 

Ti ringrazio per la tua disponibilità e simpatia.

 

 

 

 

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