Un gioco di pazienza: Un racconto giallo nella Cina misteriosa di inizio ‘900 di Shanmei | Recensione di Sandy

IL RACCONTO

Acquistalo subito: Un gioco di pazienza: Un racconto giallo nella Cina misteriosa di inizio ‘900

Pechino, 1902.

Nella Cina cosmopolita di inizio ‘900, sedata da poco la rivolta dei Boxers con la sua scia di saccheggi e devastazioni, il tenente Luigi Bianchi, di stanza a Huang Tsun, si trova a indagare sull’ omicidio di un ricco mercante francese, avvenuto in un ristorante dall’esotico nome de La Fenice d’Oro. Del delitto viene accusato un cameriere cinese, ma sarà davvero lui il colpevole? E soprattutto perché l’ambasciata giapponese sembra nascondere qualcosa?

Un breve racconto di ambientazione coloniale, in cui al mystery classico si aggiungono sfumature da spy story. Primo racconto in media res di una serie ambientata tra il 1900 e il 1905 con protagonista un militare italiano con l’hobby dell’investigazione.

Let’s talk about “Un gioco di pazienza”

“Mi chiamo Luigi Bianchi. La sera del 19 luglio del 1900 mi imbarcai da Napoli a bordo del piroscafo Giava, della Navigazione Italiana della linea di Suez che doveva condurmi in Cina.”

Oggi parliamo di un breve racconto dell’autrice Shanmei intitolato “Un gioco di pazienza”
Questo brevissimo racconto ci trasporta nella Cina degli inizi del ‘900, dove Luigi Bianchi, un soldato italiano in missione con la sua truppa, viene coinvolto nel caso riguardante la morte di un ricco mercante francese, Monsieur Fernac, un tipo tanto avido e potente quanto puntiglioso.

Il ricco mercante sembra essere stato avvelenato da Sung Dong, cameriere al ristorante Fenice d’Oro, che pur essendo innocente viene incarcerato dai Francesi. Padre ‘De Filippi è convinto che il ragazzo sia innocente, soprattutto dopo aver sentito in confessionale la testimonianza del giovane Cheng che afferma di aver visto il vero avvelenatore in faccia.
Ovviamente dietro questo omicidio si nascondono intrighi politici e oscure trame le cui vittime principali sono proprio Cheng e Sung Dong.

“Fa quel che devi racchiudeva mille altre parole che non avrebbe mai osato dirmi. Che non si dicono a un figlio ormai uomo, ormai militare sul campo dell’onore.”

Questo breve racconto dell’autrice Shanmei mi ha catturata fin da subito con la sua narrazione ricca di azione, coinvolgendomi non poco nelle indagini dell’improvvisato ispettore Luigi Bianchi.
Ambientato in un’epoca in cui le nazioni del mondo avevano già iniziato ad affilare le proprie armi in vista di un conflitto mondiale, la storia di Luigi che si spinge oltre il suo ruolo di semplice tenente italiano per salvare la vita di due ragazzi cinesi sembra un ottimo pretesto per mostrare uno stralcio della vita che si faceva a quei tempi.

Anche se solitamente un italiano non si sarebbe mai immischiato nelle faccende dei cinesi se non per ordine di qualcuno, Luigi era diverso dagli altri soldati, più vicino alle persone umili che ai potenti e lo dimostrava nei piccoli gesti, dando valore anche alla vita che agli occhi di tutti sembra la più insignificante.

“Ben poco sapevo del mio viaggio e di quando sarei tornato. Poteva trattarsi di mesi e invece occupò cinque anni della mia vita.”

Mettendo insieme tutti questi elementi il racconto di Shanmei intriga il lettore, attraendo la sua attenzione e spingendolo ad incuriosirsi e a capire chi e come ha ucciso il mercante francese.
La scrittura dell’autrice è semplice e coinvolgente, capace di attirare il lettore in un mondo lontano dal suo sia nel tempo che nello spazio facendolo sentire a suo agio riga per riga, quasi come fosse sempre stato all’interno della storia.
Questo stile di narrazione rende il lettore uno spettatore muto che segue Luigi nei suoi spostamenti, come un fantasma che, seppur non conoscendo a fondo i fatti, sente invece di sapere ogni cosa.

“Provocando un rumore lento e monotono, me ne stavo seduto alla mia scrivania accanto al letto a scrivere lettere per i miei parenti e amici in Piemonte.”

Shanmei getta le basi per una serie con del potenziale, il suo stile evocativo riesce a catapultare il lettore nella China del ‘900. Se posso essere onesta, a mio parere, ha le carte in regola per scrivere un romanzo vero e proprio. Verso la fine sembra aver contratto la storia rendendo la risoluzione del caso in maniera quasi sbrigativa mentre tutti i presupposti avrebbero potuto renderlo ricco di dettagli, magari svelando una parte delle trame politiche dietro la morte del mercante che invece restano ancora un mistero. Questo non significa che il racconto abbia perso, anzi, mi ha solo lasciata con una grandissima voglia di approfondire l’autrice e sperare che compia il grande passo verso un romanzo.
Alla prossima!

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