A tu per tu con Chiara Guidarini

 

Chiara Guidarini è una mamma con la passione per la scrittura. Ha all’attivo diverse pubblicazione di generi che spaziano dal Fantasy al Paranormal fino al thriller psicologico e al giallo. Partecipa attivamente alla gestione della Rocca di Minozzo, in Appennino Reggiano, ed è proprio la Rocca ad aver ispirato questo suo romanzo. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Io, Virginia” (Linee Infinite Edizioni), “L’inganno” (pseudonimo Cheryl Gideon, Linee Infinite Edizioni), “La Saga di Ancyria” (Traccediverse Edizioni). Ha collaborato con Anna Losi e Giuliano Cervi nel testo storico – culturale “La Rocca di Minozzo, storia di una riscoperta”, e con Giuseppe Giovanelli e Marco Zobbi nel volume storico-turistico “La via delle Fiamme Verdi”.

 

 

Editore: 0111 Edizioni
Data di uscita: 31 maggio 2020
Pagine: 140
Prezzo: 14.50 €

Quando Maddalena, presso l’abbazia di Marola, ritrova il manoscritto di Caio Valerio Secchi, suo antenato, inizia la lettura che la trasporta nel vortice quattrocentesco del tempo da lui descritto. Soldato in congedo a causa di una menomazione, Caio viene inviato dal Vescovo presso la rocca di Melocis, in Appennino, per confermare l’identità di una donna suicida: un compito apparentemente facile, che diventa improvvisamente complesso quando Caio scopre che, dietro alla morte della fanciulla, si celano diverse sfere di potere a volte in conflitto tra di loro. Una storia nella storia che si riflette fino ai giorni nostri, dove tra i libri secolari dell’abbazia ancora si nascondono verità che portano un marchio antico e potente.

 

Benvenuta Chiara nella nostra piccola Stamberga, è un vero piacere fare la sua conoscenza e approfondire insieme il suo romanzo, Veritatis

 

  • Come è nata l’idea di Veritatis?

Buongiorno Deborah grazie per la bellissima recensione e lo spazio concesso. Veritatis è nato in soli venti giorni, poiché avevo trovato un bando di concorso, aimè, in scadenza. Il concorso “1 giallo x 1000” era promosso dalla 0111 edizioni ed era alla sua prima edizione, e prevedeva l’invio di un romanzo giallo di qualsiasi sottogenere. Se si passava la prima scrematura, il romanzo veniva pubblicato, per poi proseguire verso la classifica finale. Io sono arrivata sesta su circa trenta romanzi.

Dunque io dovevo scrivere un giallo, e non ne avevo di pronti. Dovevo scrivere qualcosa dal nulla. All’epoca l’editore collaborava col blog “thriller storici e dintorni” e fu la parola “storici” che, unendosi alle mie conoscenze di storia locale, accese la miccia.

Ho pensato: perché non scrivere del mio paese, Minozzo, e della sua rocca? E così è nato Veritatis.

 

 

  • C’è un episodio che le si è delineato prima degli altri?

Non esattamente. Diciamo che all’inizio brancolavo nella nebbia più totale. E mi sono detta: usiamola, questa nebbia. Oltre la nebbia, cosa vedo?

Vedo il castello. Che “torreggiava all’orizzonte, emergendo dalla nebbia mattutina come sospeso su di essa”.

È stato il momento in cui ho visto castello e cavaliere. Ed è stato anche il momento in cui ho iniziato a sentire nella mia testa la voce di Caio che mi narrava la sua storia.

 

 

  • Quale dei suoi personaggi è il suo preferito? Ha qualcosa in comune con lei/lui?

Il mio personaggio preferito è sicuramente il giovane scudiero rompiscatole, Jacopo. Al contrario del protagonista, Caio, Jacopo è giocoso e solare. Si ubriaca, sella male i cavalli, fa molta confusione e non riesce mai a stare al suo posto. Ma è un amico leale e sincero. Non credo che io e lui abbiamo molto in comune, se non la vena ironica e giocosa. Io ho molto di più in comune con Maddalena, la ricercatrice del nostro secolo, poiché ho rigirato su di lei le mie conoscenze sull’archeologia e degli archivi, cosa che a mia volta ho imparato grazie a esperti che me le hanno generosamente insegnate.

 

 

  • Può descriverci con tre aggettivi Caio Valerio Secchi?

Serio, freddo, compassato.

 

 

  • Come mai ha deciso di ambientare il suo romanzo nel quattrocento?

Si tratta di un’epoca particolare, un’epoca in cui da poco i territori reggiani erano passati dall’egida Viscontea a quella Estense. Per le popolazioni, soprattutto quelle di montagna, il passaggio fu sconcertante. Cambiarono usi e costumi, furono ratificati degli statuti, quindi delle leggi da osservare. Fu un momento di profonda mutazione sociale, affascinante e complesso, meno scontato – per quel che concerne la montagna – rispetto ad altri periodi storici.

 

 

  • Cosa la affascina di più dell’epoca medioevale?

L’intreccio delle storie sconosciute, quelle che si nascondono tra le pagine dei manoscritti antichi o nei carteggi rinchiusi in qualche faldone d’archivio. Il modo di pensare, di agire, perfino di parlare, così diverso dal nostro che crea storie e situazioni particolari, o paradossali, con risoluzioni così poco in linea rispetto alla società contemporanea ma perfettamente in accordo col pensiero dell’epoca. E naturalmente, l’indagine d’archivio che svela questi curiosi meccanismi.

 

 

  • Ha trovato qualche difficoltà particolare nel ricostruire l’epoca?

Difficoltà oggettive fortunatamente no. Conosco la storia del luogo grazie a quanto mi è stato insegnato dagli studiosi locali, e la macrostoria, anch’essa affascinante, è documentata su varie fonti. È stato un viaggio interessante all’interno di un periodo particolare.

 

 

  • Se avesse la possibilità di fare una domanda al protagonista quale sarebbe?

Perché non ti decidi a uscire dalla mia testa?

 

 

  • Se dovesse associare una canzone al suo romanzo quale sceglierebbe?

“The crown and the ring” (lament of the king)  dei Manowar .

 

 

  • Cosa significa per lei la scrittura?

Ho provato a smettere di scrivere. Ma non riesco. La scrittura è un bisogno, fa parte ormai di me. Se non scrivessi, non sarei completamente me stessa. Quindi il significato è questo:fa parte di ciò che sono, o che tento di essere.

 

 

  • C’è qualche curiosità che non ha scritto nel romanzo e vuole condividere con i suoi lettori?

Una cosa secondo me carina riguarda il prologo  e l’epilogo. Quando di Veritatis era nata solo la parte storica, mio marito mi disse: “mi pare un bel libro, ma secondo me c’è da dare un risvolto che arrivi fino a oggi”. Io avevo già scritto “Melocium – lettere dal passato”, romanzo storico che prevedeva un prologo ed epilogo ambientati ai nostri giorni. Ho pensato che avrei adottato la stessa soluzione. E ho deciso che, semmai scriverò qualche altro romanzo storico, fare prologo ed epilogo ai nostri giorni sarà una specie di marchio, un cliché, che userò per quel tipo di romanzi.

 

 

  • Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Sono molto felice di annunciare che “Melocium” uscirà in autunno con l’editore Linee Infinite. Si tratta per me di due grandi vittorie: la prima, la più importante, il gradito ritorno a casa, nella scuderia di Linee Infinite che mi ha pubblicato diversi libri in passato. Il secondo, appunto, la possibilità di rientrare con questo romanzo che amo molto, sempre ambientato a Minozzo ma nel XIV secolo. Il mio impegno è per la promozione turistica dell’Appennino Reggiano e, presentando i miei testi, porto con me una fetta di queste bellissime zone che hanno bisogno di essere conosciute.

 

La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato, è stato un vero piacere conoscerla!

Grazie a voi, piacere mio!

 

 

 

 

May the Force be with you!
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