Araldi del vuoto: Pulp horror di Arthur Leo Zagat

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Il protagonista di oggi ha un volto decisamente macabro. L’ottavo volume de  La biblioteca di Lovecraft è dedicato ad Arthur Leo Zagat. Siete pronti a scoprire Pulp Horror?

Pagine: 204

Acquistalo subito: Pulp Horror

Editore: Edizioni Arcoiris
Collana: La Biblioteca di Lovecraft
Traduzione: Gianluca Venditti

Prezzo: € 14,00

“Mistero, terrore, azione ed erotismo”. L’ottavo volume de “La Biblioteca di Lovecraft” esplora il mondo dei pulp magazine, noto ai cultori del fantastico per via dei nomi che su quelle pagine debuttarono, collaborarono, si confrontarono: H.P. Lovecraft, ovviamente, ma anche H.S. Whitehead, Seabury Quinn, R.E. Howard, C.A. Smith, Fritz Leiber e mille altri. Ma chi erano i “mille altri”? Per soddisfare questa legittima curiosità abbiamo scelto uno dei più prolifici e versatili autori dell’era d’oro del pulp, da noi quasi sconosciuto: Arthur Leo Zagat. Definito da Roger Howard Norton “magister trismegistus of the macabre”, la sua produzione abbraccia per stile e tematiche, nei racconti ancora legati al gotico come in quelli più pruriginosi dei cosiddetti “spicy pulp”, l’alfa e l’omega del pulp anni ’30 e ’40. Questa è la prima antologia italiana a lui dedicata, e ospita quattro racconti inediti nella nostra lingua.

Durante gli anni ’30 e gli inizi dei ’40 andava insinuandosi un sottogenere dell’horror e del poliziesco il cosiddetto weird menace, un brutale e atroce ritaglio di crudezza umana che colpiva per il suo essere così esplicito ed estremo. Non è un caso quindi che l’ottavo volume della biblioteca di Lovecraft abbia proprio come protagonista Arthur Leo Zagat. In un mese di rinascita, brulicante di vita e colori Jacopo Corazza e Gianluca Venditti scelgono di camminare con i non morti, di mettere sotto i riflettori la marcescenza e la crudezza che caratterizzava Zagat per regalare ai lettori un’esperienza da brivido, brutale e pulp.

Pulp Horror infatti non è altro che un viaggio, quasi cinematografico, nei meandri di ciò che si cela allo sguardo comune, situazioni spesso e volentieri scaturite da una parvenza di normalità che poi esplodono, trasformando quella sensazione di sicurezza in terrore assoluto. Basti pensare a Linda Loray, l’ingenua protagonista de “L’orgia degli zombie”, convinta di doversi sposare si ritrova a vivere un’esperienza agghiacciante entrando a contatto con la lega di Lazzaro. In brevissimo tempo i ruoli si ribaltano, diviene la preda di un gioco perverso che vede noi lettori seguirla nel suo tentativo di salvare la pelle, entrando nel cuore della setta, del suo scopo folle e delle terrificanti visioni che Linda si ritrova dinnanzi. 

Un racconto così crudo racchiude l’essenza del weird menace, di uno scenario perverso dove la morte non è la fine di un viaggio, diventa a tutti gli effetti un nuovo modo di rinascere, di tornare a camminare tra i vivi e tornare ad esasperare la vita stessa, che viene completamente schiacciata da un culto alimentato dalla perversione e in questo senso Pulp Horror è una raccolta di seconde vite, non viste come seconde possibilità ma come disfacimento di ciò che è stato. Una continua scarica elettrica sottopelle, un brivido che ti tiene vivo ma allo stesso tempo ti fa sentire strano. Storia dopo storia redivivi, fantasmi tormentati, licantropi e vampiri fanno la loro comparsa in maniera inaspettata, talvolta con inaudita violenza e altre invece sotto forma di sussurro, un lamento che si fonde con il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli.

L’involucro che avvolge Pulp Horror richiama l’estetica dei magazine di una volta, uno spettacolo per gli occhi, che scandisce il tempo della narrazione, arricchendola di dettagli che con un autore come Zagat sono la ciliegina sulla torta.
Esplicito, controverso e brutale, Zagat mischia il suo stile caratteristico con una sfumatura erotica che non è mai fine a se stessa, ingloba il soprannaturale, scavando sempre più a fondo, quasi come se alla fine del baratro ci fosse ancora un livello dove è possibile far emergere il tetro con una teatralità degna di nota.

Ogni racconto aggiunge una sfumatura diversa allo stile di Zagat, alla sua capacità di narrare la vita oltre la morte, di straripare oltre i limiti del possibile, a volte in maniera cruenta ed estrema, altre volte quasi come se fosse un velo che cade sul lettore, mostrando la realtà appannata che risulta accattivante perché si vorrebbe continuare a vivere tra le sue parole, a scoprire poco a poco cosa si cela dall’altra parte. Ed è strano come sia naturale immaginare la foschia farsi largo tra le pagine, pur essendo così meticoloso nel raccontare di luoghi, personaggi e situazioni in continua evoluzione.

Ogni racconto affronta lo stesso tema ma da un punto di vista totalmente diverso, in uno la morte tormenta i vivi, in un altro la morte diventa metamorfosi, in un altro ancora un monito, un avvertimento per tutti coloro che decidono di avventurarsi sul lugubre camino dei senza vita. In ogni caso l’autore riesce a descrivere lo stesso tema in maniera intrigante, facendo sì che in ogni sua versione la morte sia non solo protagonista ma anche pretesto per i suoi personaggi per indagare su fenomeni non comuni, per tornare a scavare ancora una volta su tracce all’apparenza perdute.

La morte brutale, la morte violenta lasciano il posto allo stupore di una seconda vita, una nuova occasione non di migliorare ciò che si ha avuto ma di soffrire ancora, di vivere dentro a un limbo fatto di stanze infinite tutte uguali, un labirinto senza sbocchi che “uccide” tanto il corpo quanto la mente dei suoi personaggi e dei suoi lettori, lasciandoli a perdersi nei meandri di questi oscuri sotterranei. La logica sparisce, lascia lo spazio alla pura follia, all’insensatezza e all’istinto, alla brutalità folle che si scontra con un mondo razionale: tutto ciò che ne scaturisce è Zagat.

«L’oscurità era come un’invisibile marea viscosa, che aggrappandosi alle sue membra le ostruiva i movimenti».

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Edizioni Arcoiris e Jacopo Corazza per la copia omaggio.

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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