BLOGTOUR: La galleria degli enigmi di Laura Marx Fitzgerald – Recensione

Benvenuti alla terza tappa del blogtour dedicata al romanzo “La galleria degli enigmi” di Laura Marx Fitzgerald, uscito il 16 marzo per Fabbri Editori.

IL ROMANZO

Prezzo: € 15,90

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Una casa dai mille segreti, una collezione di quadri parlanti, e una ragazzina pronta a tutto per risolvere il mistero.
Dodici anni, un’immaginazione fervidissima e una cronica incapacità di tenere a freno la lingua: non c’è da sorprendersi che Martha, dopo l’ennesima provocazione, venga espulsa dalla rigida scuola di suore che frequenta, e finisca a fare l’aiuto-sguattera nella casa del ricco miliardario per cui lavora sua madre. Siamo a New York, nel 1928, e agli occhi di una dodicenne l’abitazione di Mr. Sewell sembra quasi un castello delle fiabe, con tanto di principessa prigioniera nella torre. Sì, perché la moglie di Mr. Sewell, Rose, da anni vive reclusa in soffitta, dove nessuno può salire nemmeno per portarle i pasti, spediti nella sua camera con un montavivande. Gli altri domestici sostengono che sia pazza, ma Martha, a cui la fantasia non manca, comincia a pensare che dietro i quadri che la donna chiede continuamente di portare su e giù dalla sua galleria privata si celi un codice: e se la scelta dei dipinti non fosse casuale, bensì un ingegnoso metodo per trasmettere un messaggio di aiuto? Come presto scoprirà, in quella casa piena di segreti niente è come sembra, e nessuno è chi sostiene di essere. Riuscirà Martha a risolvere il mistero che lega tra loro i dipinti e a portare alla luce la verità seppellita in soffitta insieme a Rose?

Let’s talk about “The Gallery”

“Ogni primavera è come se Rose mi mandasse dei segnali in codice Morse con la fioritura e l’appassimento: Vieni da me.”

Maggio 2016. Martha O’Doyle viene intervistata dal New York Jodel per la rubrica dedicata alla storia degli abitanti longevi, coloro che sono, a tutti gli effetti, una fetta di storia importante della società. Sono trascorsi trent’anni dall’ultima volta che Martha ha aperto bocca, operata per un cancro alla laringe, non riesce più a parlare e l’intervistratice pare quasi in imbarazzo e non sa come comportarsi.

L’intervista riguarda la vita di Martha e un disastro avvenuto il 26 marzo del 1929, nel luogo dove lavorava. Stando all’articolo che Jolene (la giornalista) le mostra, una bomba avrebbe ucciso i suoi datori di lavoro, J. Archer Sewel, magnate della stampa, e sua moglie Rose Pritchard in Sewel, la loro la collezione d’arte inestimabile è andata distrutta. Si sospetta sia la moglie di Sewel ad aver stroncato la sua vita e quella del marito. La chiacchierata tra le due non va a buon fine, data l’età e la condizione di Martha, la donna finisce per addormentarsi.

Una settimana più tardi compie cent’anni e per l’occasione Jolene le regala il giornale con l’articolo a lei dedicato e solo in quel momento realizza che potrebbe essere la sua l’ultima chance per raccontare la sua storia, così si fa portare un computer da uno dei volontari per l’assistenza agli anziani.

Quella giovane reporter aveva ragione. Probabile che questo sia il mio ultimo spettacolo privamerile, l’ultimo messaggio di Rose, l’ultima occasione di raccontare la mia storia.

Settembre 1928. La vita della giovanissima Martha O’Doyle non è facile. Suo padre è sempre via per lavoro, tocca perciò a sua madre prendersi cura della famiglia e la dodicenne aiuta in casa, prendendosi cura dei suoi fratelli. Questo le porta via molto tempo, non riesce mai a studiare e a scuola dunque è sempre impreparata. Il suo carattere schietto non le permette di tenere a freno la lingua tagliente e puntualmente finisce per rispondere a tono a chiunque abbia davanti, compresa la sua insegnante. 

La sua storia comincia a farsi movimentata quando sua madre le trova un posto come lavapiatti nella casa in cui lavora. I suoi datori di lavoro sono due figure importanti della società newyorchese dell’epoca, lo si capisce dalle descrizioni della casa e dal pensiero del signor Sewel, uomo potente che non si fa scrupoli a scendere a compromessi o usare vie traverse per ottenere ciò che vuole. Sua moglie, invece, vive reclusa in soffitta con la sua collezione di quadri.

Rose Pritchard. La signora Rose era una cossidetta “arricchita”, o meglio, lo era suo padre. Il signor Pritchard ha fatto fortuna con le miniere di carbone in West Virginia e ci ha costruito una ferrovia. Con quel denaro si è comprato una casa a New York e un posto nell’alta società. […] Rose godeva di tutti i privilegi di questo mondo, eppure non gliene importava un fico secco Era sempre a caccia di guai.

Martha è incuriosita dalla figura di Rose, donna misteriosa che percepisce attraverso il montavivande che sale e scende. Le sembra la solita donna viziata, capricciosa e dall’insolita voglia di restare reclusa, evitando il contatto con tutti e tutto, eccetto i suoi quadri. Questi saranno i protagonisti indiscussi che porteranno la ragazzina a ricredersi su molte cose. Per la sua età la piccola è sveglia, è difficile che i dettagli le sfuggano e quando passa da “lavapiatti” a “domestica” la storia si ribalta. Pulire il piano dove si trova anche la galleria privata della signora Pritchard in Sewel, la aiuta a farsi un’idea della situazione. Rimane basita dal numero di dipinti che possiede la donna e cominciando a curiosare e scopre un dettaglio che prima le era sfuggito. 

“Il viso magro e affilato era incorniciato da un’aureola di capelli radi e stopposi, sparsi sulla pila di cuscini dietro la testa. Appena mi vide strinse gli occhi e mi scrutò a lungo. Quando incontrai il suo sguardo, una mano sbucò da sotto le lenzuola per grattarsi una gancia, rossa e infiammata per un brutto sfogo.”

Come se i quadri le stessero parlando, Martha O’Doyle, comincerà un lungo viaggio, grazie anche ad Alphonse, valletto di casa Sewel, alla ricerca della soluzione del bizzarro caso. La chiave risiede nel melograno, ritratto in molti dipinti, sinonimo di vita e morte. Le storie e i miti raffigurati nei dipinti preziosi della signora Sewel non sono altro che messaggi criptati che Rose usa per gridare aiuto. È attraverso questo codice misterioso che Martha comprende che la signora non è pazza, come poi l’hanno definita molti giornali, bensì prigioniera di un terribile “boia”, che non vede l’ora di vederla esalare il suo ultimo respiro per potersi appropriare di tutti i suoi beni e disfarsene a suo piacere.

Laura Marx Fitzgerald è un’autrice geniale. Servendosi di un “sciocco” pretesto descrive la realtà degli anni venti e quello che era a tutti gli effetti un calderone multiculturale newyorchese, dove chi aveva potere e quindi influenza poteva dettare legge. Il signor Sewel è uno di questi, uomo dalla mentalità maschilista, non ha mai nascosto di sostenere Hoover alle future elezioni e da quello che racconta, il candidato ne uscità vincitore proprio grazie al suo potere. Questa però è solo una piccola sfumatura racchiusa dentro il romanzo. Attraverso Martha narrerà la realtà dura e cruda dei meno agiati, la loro condizione e l’assenza di un posto delle donne nella società, nonostante abbiano avuto il diritto di voto. Diritto di voto non equivale a diritto di parola, stando al pensiero del signor Sewel. Il ruolo della donna a margine della società è abilmente narrato attraverso le parole dei personaggi e dagli occhi di Martha stessa, che diventa a tutti gli effetti la nostra bussola nel suo lungo viaggio nel viale dei ricordi.

L’autrice è un’abile cantastorie e lo si nota subito. Servendosi dei suoi personaggi è stata capace di istruire il lettore non solo sull’arte, ma anche sulla letteratura e la politica.

Nel mondo da lei creato trova spazio per tutto, anche per raccontare la storia di Sacco e Vanzetti con i quali racconta la dura vita degli immigrati e i pregiudizi nei loro confronti. Il quadro dipinto dall’autrice vibra di storia e cultura, circondato dal mistero di una collezione pregiata di quadri, che non sono altro, come ho già detto, un pretesto per regalare una storia indimenticabile e per nulla scontata. Una storia narrata da un personaggio longevo che ricalca quanto sia importante conoscere la verità sui fatti piuttosto che una bugia stampata in prima pagina.

Potete trovare i quadri “prestati” a Rose sul sito dell’autrice, insieme a molte curiosità sugli anni venti. Per questa tappa è tutto. Non perdetevi le altre!

 

 

Note sull’autrice – Laura Marx Fitzgerald:

Laura Marx Fitzgerald ha lavorato per anni come copywriter. Per quanto amasse leggere fin da bambina, non avrebbe mai pensato di diventare una scrittrice, fino a che la storia dell’Incredibile caso dell’uovo e del Raffaello perduto (Fabbri, 2015) non ha bussato alla sua porta.

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