Si prosegue con il blogtour dedicato al romanzo di Paolo Regina, “Morte di un antiquario“, pubblicato da SEM Libri. In questo percorso a tappe abbiamo visto grazie a Valentina la vittima, poi Chiara ci ha parlato dell’antiquariato e infine Sara ci ha descritto il capitano De Nittis, oggi invece io vi parlo dell’indagine.
Acquistalo subito: Morte di un antiquario
Editore: SEM Libri
Genere: Giallo
Data di uscita: 10 Maggio
Prezzo: € 16,00
«Signor Montanari, sono De Nittis, della Finanza. Come eravamo d’accordo, sono tornato: avrei la necessità di consultare alcuni registri, se non le dispia…»
Disse queste parole senza che un filo di voce gli uscisse dalla gola, come se di colpo qualcuno avesse girato a zero la manopola del volume: il vecchio penzolava dal soffitto, impiccato.
Quando si tratta di un mistero da risolvere sono sempre in prima linea ed è per questo motivo che il genere giallo è uno dei miei preferiti. Paolo Regina per me si è rivelato una piacevole scoperta, un autore da tenere sicuramente d’occhio e del quale non vedo l’ora di leggere altri lavori futuri.
Il protagonista di questo blogtour già dal titolo suggerisce al lettore il tema centrale del romanzo, ovvero la morte di un antiquario, ed è per questo motivo che un punto di vista diverso dal solito, come quello di un finanziere, rende la storia peculiare.
Devo ammettere che lo stile di Regina è riuscita a coinvolgermi, senza rendermene conto avevo già divorato gran parte del libro ed è stata dura lasciar andare i personaggi una volta arrivata all’ultima pagina. Quella di De Nittis mi auguro sia la prima di una lunghissima serie di indagini.
Ci troviamo a Ferrara, la “città delle biciclette”, famosa per i suoi monumenti ma anche per l’antica e prestigiosa università. In questo luogo dal fascino rinascimentale il capitano Gaetano De Nittis ritrova il cadavere di Uber Montanari, antiquario. È quasi ironico come durante un giro di routine il capitano De Nittis si sia imbattuto nel cadavere di Montanari, proprio quel giorno in cui si trovava lì per controllare i registri. La scena che gli si presenta davanti è desolante e chiara: l’antiquario ha scelto di togliersi la vita, ma sarà davvero così?
«Attorno al collo di Uber Montanari, uno di quei cordoni, con tanto di nappa amaranto, che spesso adornano i tendaggi nelle case delle famiglie abbienti. Era stato fatto passare su un grosso gancio infisso nel soffitto. L’altro capo era assicurato alle gambe di un pesantissimo armadio, colmo di cianfrusaglie, proveniente da chissà quale sagrestia. Il morto indossava la stessa giacca grigio fumo a righe sottili, un po’ lisa ai gomiti, del giorno prima. E anche lo stesso gilet di lana beige, ma non portava la cravatta. I pantaloni, sporchi di terriccio sulle ginocchia, avevano perso la piega ed erano macchiati lungo le gambe. Ai piedi, delle scarpe di pelle nera, infangate, al posto delle strane babbucce di feltro che calzava durante la verifica. Sotto il corpo penzolante, un piccolo sgabello di legno, rovesciato.»
Agli occhi del capitano il suicidio di Montanari è sospetto. Per prima cosa non c’è nessun biglietto di addio e come se non bastasse la scena del crimine presenta qualche irregolarità e questo gli porta a domandarsi quale sia il motivo che spinge un uomo come Uber Montanari a suicidarsi?
Ed è da questa domanda che la nostra indagine prende vita. Stando ai fatti la vittima è sempre stata un tipo rispettabile, non risultano debiti con nessuna delle banche e come se non bastasse nessun uomo nutriva rancore nei suoi confronti e allora com’è possibile?
Sapete quando si suol dire che bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto, lo stesso discorso vale anche per la verità. La verità è come una clausola scritta a caratteri talmente minuscoli da risultare invisibile, questo perché non c’è bisogno che tutti la conoscano, l’importante è mantenere le apparenze.
C’è una verità diversa da quella che appare quando si tratta di Uber Montanari, un tipo di verità scomoda, a lungo nascosta e mascherata, ma che al momento opportuno è riuscita a risucchiare il più abile dei bugiardi.
Cercare di tracciare una linea temporale è il primo passo per ripercorrere gli ultimi istanti del defunto, per questo motivo De Nittis comincia a interrogare le persone del luogo, ma nessuno sembra essere disposto a collaborare. Purtroppo dietro il titolo di finanziere c’è ancora chi nutre dei pregiudizi nei confronti dello stesso De Nittis, il quale pur impegnandosi di venire a capo dell’enigma deve lottare con l’ostinazione dei cittadini.
Ferrara ci viene svelata attraverso i suoi pregi e difetti, in particolari questi ultimi accentuati da un delitto che apparentemente non trova soluzione. Il ritrovamento del cadavere di Montanari apre uno spiraglio a qualcosa a cui lo stesso De Nittis non era pronto, qualcosa che porta a galla una serie di nodi difficili da sciogliere ma che grazie alla sua tenacia trovano finalmente il modo di essere sciolti.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
«De Nittis si guardò intorno alla ricerca di un biglietto: un suicida lascia sempre, o quasi, un messaggio. Un addio a qualcuno, o un vaffanculo al mondo. Invece non c’era niente.»