BLOGTOUR: I segreti dell’amante del Papa di Alex Connor – Roma

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Proseguiamo con il blogtour dedicato a “I segreti dell’amante del papa” di Alex Connor, uscito ormai da qualche giorno in tutte le librerie e store on-line. Dopo Le letture di Adso continuiamo con una nuova tappa dedicata interamente a Roma.

Data di uscita: 3 Marzo

Acquistalo subito: I segreti dell’amante del papa

Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova Narrativa Newton
Genere: Thriller Storico
Pagine: 352
Prezzo: € 5,99 (E-book) |€ 12,90 (Copertina flessibile)

Negli annali che raccontano la storia della Chiesa, il periodo che va dall’inizio alla metà del X secolo è chiamato saeculum obscurum, ovvero l’era oscura. Un periodo in cui il papato, e con esso tutta Roma, è stato in mano alla potente famiglia dei Tuscolani, e in particolare alle donne che ne facevano parte, che ressero il potere con crudele egoismo e sconfinata dissolutezza. Teodora, moglie del senatore di Roma Teofilatto, e sua figlia Marozia, furono in grado di muovere da sole i fili della curia papale, grazie a un sapiente gioco di seduzioni, inganni e congiure. Marozia, in particolare, a soli quindici anni, fu concubina di papa Sergio III, e da lui ebbe un figlio che in futuro sarebbe anch’esso diventato papa. L’incredibile racconto di come una singola famiglia riuscì a insinuarsi nel cuore stesso del potere romano e a trasformare il Laterano in un nido di lussuria e di congiure.

Roma non esiste più. Il fantasma della sua fama ormai è svanito fra le macerie della sua antica gloria, la capitale del mondo antico, il centro del più grande impero che il mondo avesse mai visto ormai è solo uno sbiadito ricordo. Nell’anno 903 D.C. è questa la triste sorte della nostra capitale, descritta da Alex Connor come un covo di disperati e animali da allevamento, solo pochi contadini e qualche fortunato aristocratico potevano vantarsi di calpestare le strade di quella che fu la Roma dei Cesari, la culla dell’impero che conquistò tutte le terre su cui un uomo avesse mai potuto posare gli occhi.

Roma un tempo ospitava le più grandi menti che il mondo antico poteva vantare, i migliori artisti, i condottieri invincibili, paragonabili solo agli dei che sostennero per secoli la divina aura che circondava tutto ciò che entrava a far parte dell’impero. ma come tutti i sogni, anche i più belli e vividi, anche gli imperatori non possono nulla contro lo scorrere del tempo, il nemico di ogni cosa, ciò che consuma chiunque fino alle ossa e che, non contento, tramuta anche quelle in polvere. A guardarsi attorno, la Roma medioevale sembrava più una riproduzione su larga scala della sua famosa cloaca piuttosto che la città che vide sfilare trionfante Giulio Cesare reduce di innumerevoli conquiste. Nemmeno le sue più grandi opere sembrano ricordare i tempi d’oro, quelli in cui i gladiatori facevano urlare le folle estasiate nella grande arena del Colosseo, gli spalti del circo massimo non riecheggiano più dello sfarzo dei famosi giochi che ospitava. Il grande Foro romano non era più il centro della città, ma solo la testimonianza del passaggio di qualcosa che ormai non era più nemmeno un ricordo.

Lo splendore di cui Roma era andata giustamente orgogliosa non esisteva più, la città ormai distrutta, a malapena riconoscibile. La guerra e le invasioni dei goti e dei longobardi, dei persiani e degli slavi, insieme alla crescente incuria, avevano messo in ginocchio i Cesari imperiali e i loro discendenti. Il senato e i suoi senatori erano un ricordo sbiadito, le opere statuarie abbattute o saccheggiate, e dal 600 d.C. era rimasta in piedi solo la Chiesa cattolica, con il peso dell’intera capitale in rovina a gravare sulle spalle di papa Gregorio. Decimata da conflitti, carestie ed epidemie di peste, la popolazione di quella città straordinaria, che un tempo vantava centotrentamila abitanti, si era ridotta a meno di trentamila anime.

L’intera capitale era ormai svuotata della sua vita, dei suoi abitanti e di tutto ciò che la rendeva la più sfarzosa città del mondo. Alex Connor descrive Roma come un decadente rudere, abitato da ciò che resta di qualche famiglia di contadini che non hanno altro posto dove trovare rifugio, le strade sono la casa del popolo, ridotto alla fame e alla più oscura povertà, soverchiato dall’ignoranza che regna sovrana al posto degli imperatori. A tirare le fila della città in questo scenario di degrado assoluto ci sono poche famiglie nobili, ben lungi dall’essere discendenti dei cesari del passato, una sorta di parassiti che, affamati, cercavano di succhiare via da Roma quella poca forza vitale che le era rimasta, vampiri pronti a regnare sulle ceneri del mondo che fù.

Da quando Costantino aveva trasferito a Costantinopoli la capitale dell’impero romano, ormai era tutto perduto, era ormai rimasta solo la chiesa a cercare di tenere insieme quei quattro muri che formavano Roma, un’impresa ardua soprattutto dopo che carlo Magno aveva fondato il nuovo Sacro Romano Impero, mettendo in crisi il papato e rendendo ancora più difficile la situazione politica della città.

La gloria dell’antica Roma, quando le aste pubbliche si tenevano sui gradini del Pantheon o dei Fori Imperiali, era finita. Ormai tali compravendite, stese di uomini e donne messi in mostra come tagli di carne dal macellaio, erano soltanto squallide, e suo padre disprezzava i prigionieri di guerra che si erano lasciati catturare e non avevano combattuto fino alla morte. Quanto alle donne e ai bambini, in genere le ragazze venivano acquistate dalle nobildonne e portate a lavorare nei loro palazzi attorno a Tuscolo, mentre i maschi venivano mandati nelle fucine, nelle scuderie, nei campi o nei frutteti.

I bambini più ambiti, i primi a finire nelle mani della nobiltà, erano quelli di bell’aspetto. Gli acquirenti non volevano avere tra i piedi mocciosi malformi o sgradevoli alla vista, e i meno fortunati erano destinati ai campi o al calore asfissiante delle fonderie e dei laboratori di ceramica. Gli ammalati venivano affidati alle cure del prete di quella parrocchia, padre Senzi, e accolti nell’orfanotrofio che sorgeva accanto alla chiesa, nella piazza principale, un modesto luogo di culto con due stanzoni provvisti di lettucci di fortuna in grado di ospitare una ventina di orfani. Assistito da due suore, padre Senzi badava ai piccoli e li rimetteva in salute prima di trovare loro un’occupazione. Tuttavia, per molti di loro le prospettive erano meno rosee. Quelli nati prematuri o con qualche deformità vivevano relegati lì, accuditi dalle suore oberate di lavoro, le quali facevano affidamento sul buon cuore delle donne senza figli di Tuscolo, anime pie e volenterose che andavano a fare le veci di madre e si affezionavano a quegli orfani.

Quello che viene dipinto è quindi un ritratto cupo e oscuro di una città che fatica a rialzarsi, anzi che sembra aver perso ogni volontà di lottare contro le avversità che sta attraversando, come una nave alla deriva senza timone, che si lascia trasportare dal mare verso un inesorabile naufragio. Chi poteva ha già abbandonato la nave e chi non può farlo cerca di cannibalizzare le strade della propria casa, facendola sprofondare sempre più nella fitto miasma dei secoli bui del medioevo. Quando si ricorda la vecchia Roma, ormai lo si fa con lo sguardo rivolto verso il cielo stellato, cercando di attingere ad una memoria tramandata solo nei racconti dei propri avi, uno splendore che affonda nella leggenda e che per quanto si possa provare ad immaginare, non si riesce mai a mettere a fuoco sul serio.

In questo macabro scenario si svolgono le vicende narrate nel romanzo di Alex Connor, I segreti dell’amante del Papa, un thriller storico che ci spedisce dritti nelle grinfie oscure del medioevo romano, mettendoci faccia a faccia con tutti gli intrighi di potere che prendevano piede nella carcassa di quella che fu la più grande capitale del mondo antico, un’avventura ricca di dettagli storici e di suspense che promette di tenere col fiato sospeso tutti gli appassionati del genere.

Quella di Roma è senza dubbio una storia che ha lasciato un segno indelebile nel mondo, un piccolo popolo che con la sua determinazione è diventato il più grande impero mai conosciuto e che allo stesso tempo, a causa del suo sfarzo è caduto sotto i colpi della sua stessa opulenza.
In fondo bisogna sempre ricordare che più è forte la luce, tanto è più grande l’ombra che essa stessa proietta.

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disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Newton Compton Editori per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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