#BtiliReadingChallenge: Gli ultimi giorni di Smokey Nelson di C. Mavrikakis

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Per la #BtiliReadingChallenge di questo mese il protagonista è un romanzo di un’autrice donna della casa editrice del mese, ovvero Keller Editore. Io ho scelto di leggere “Gli ultimi giorni di Smokey Nelson” di Catherine Mavrikakis, una lettura forte che ha attirato la mia attenzione e che è stata tradotta da Silvia Turato.

Data di uscita: 29 febbraio 2016

Acquistalo subito: Gli ultimi giorni di Smokey Nelson

Editore: Keller Editore
Collana: Passi
Traduzione: Silvia Turato
Pagine: 288

Prezzo: € 16,50

1989. Una famiglia è massacrata nella stanza di un albergo di Atlanta. Smokey Nelson, l’assassino, viene condannato alla pena capitale. Passa vent’anni nel braccio della morte in attesa dell’esecuzione della sentenza. Molte cose sono accadute dopo la sua carcerazione: guerre, altri crimini, la devastazione provocata dall’uragano Katrina e, a parte un nome su un documento dell’amministrazione penitenziaria, Smokey Nelson non significa più nulla per nessuno. Eppure ci sono persone che non hanno dimenticato. Quattro personaggi – attorno ai quali Catherine Mavrikakis costruisce un romanzo polifonico con un incalzante e perfetto gioco a incastro – che non solo non hanno dimenticato ma hanno fatto del nome di Nelson una vera e propria ossessione.

Mi sono accorta di non aver affrontato solo una lettura per la #BtiliReadingChallenge, iniziativa creata da @misstortellino e @booktubeitaindie_, bensì due. La prima è stata “La profezia dei Gonzaga” di Tiziana Silvestrin, edita da Scrittura & Scritture, mentre la seconda invece fa parte del catalogo della casa editrice del mese, Keller Editore e si intitola  “Gli ultimi giorni di Smokey Nelson” di Catherine Mavrikakis.

Prima di questo mese non avevo mai letto nulla di Keller Editore per cui spulciando il catalogo sono rimasta colpita da questo romanzo, dal titolo suggestivo e dalla trama stuzzicante, una storia cruda il cui sviluppo mi ha sorpresa perchè non mi aspettavo che un espediente narrativo del genere, come l’esecuzione di Smokey Nelson, potesse generare un così potente romanzo corale il cui punto di forza risiede nelle varie voci presenti all’interno dell’opera che descrivono una nazione come l’America con una vividezza tale da risultare reale.

Catherine Mavrikakis è riuscita a comprimere gli Stati Uniti di una post tragedia del 1989, come il massacro di una famiglia da parte di Smokey Nelson, in un romanzo di meno di 300 pagine, dove non seguiamo lo sviluppo dell’assassinio in sè, ma ciò che è venuto dopo, le conseguenze del suo atto in una nazione in cui anche Katrina ha mietuto le sue vittime, creando una profonda ferita nel tessuto americano che ha generato malessere e sconforto, ma è solo a seconda di chi prende la parola che ho potuto comprendere la vera entità dei danni di un fenomeno così distruttivo, sia esso una strage naturale che una tragedia causata dall’uomo.

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Sono passati quasi vent’anni da quel fatidico giorno in cui una famiglia è stata brutalmente assassinata scatenando il panico generale ed è come se quel particolare momento della storia avesse creato un sottile legame tra alcune persone e l’artefice dell’omicidio, una sorta di filo invisibile che lega tutti loro in un indissolubile intreccio. Li vediamo uno a uno, Sidney Blanchard, Pearl Watanabe e Ray Ryan che alla vigilia dell’esecuzione di Smokey Nelson rivivono il passato della tragedia a loro modo, chi tirando le somme e chi cercando di dimenticare, ma l’orrore è ancora vivido negli occhi di chi ha sfiorato o ha potuto avvicinarsi alla brutalità di Nelson.

Per Sidney è un fatto personale, essendo stato al centro di tutti i sospetti sa benissimo cosa si prova a sentirsi colpevole di una simile atrocità pur non essendolo e vedere finalmente il colpevole sul patibolo rievoca in lui tutto ciò che non ha potuto fare nella vita perchè la sua esistenza è sempre stata un fallimento su tutti i fronti, la stessa esistenza che sarebbe potuta finire in quello stesso modo solo per un errore e l’ottuso razzismo dell’americano medio degli anni ottanta. Ciò nonostante per Sidney come per Smokey la fine è vicina, in maniera differente, ma vicina.

Dall’altra parte abbiamo Pearl Watanabe, madre di Tamara, una donna il cui vero errore è stato credere nel sogno americano e dopo essersi trasferita ad Atlanta rendersi conto che non esiste e che si tratta di un miraggio, lo stesso che ha portato Nelson a commettere l’omicidio nell’hotel dove lavorava lei. È ancora visibile infatti l’orrore che ha dovuto scoprire quel giorno, trasformandola nella donna che è oggi, taciturna e spenta, talmente spaventata da non riuscire a sopravvivere in quel loop orribile in cui è intrappolata e che l’ha portata ad uccidersi.

E infine c’è Ray Ryan, servo di Dio, forse quello che più ha aspettato questo momento sin dall’inizio, un uomo che si è visto rovinare la propria vita da quella tragedia e che ha cercato di interpretarla come se fosse un segno divino, un cenno celeste in contrasto con quella che è la logica divina, ovvero di avere un creatore misericordioso. La sua è stata una vita vissuta quasi completamente in funzione di un unico momento, ovvero l’esecuzione di Nelson, un’attesa straziante e una lotta contro il tempo, che vede il suo apice con la morte dell’assassino e subito dopo con  la sua.

Il filo che unisce tutti questi personaggi è la morte, ma prima ancora di questo tutte queste persone condividono lo luogo, una nazione ricca di culture differenti che purtroppo spesso sono in contrasto fra loro e ce lo dimostra l’autrice anche nel modo stesso in cui rappresenta i tre personaggi, la cura con la quale ha scelto il linguaggio e il background storico, un modo per permettere a chi legge di  capire subito da dove provengono e ciò che hanno vissuto. 

Sono tre personaggi sopra i quali incombe il fantasma di Smokey Nelson, ma è il modo in cui questa presenza ha giocato un ruolo chiave nella vita di ognuno di loro che mi ha permesso di vedere il quadro dipinto da Catherine Mavrikakis, un’immagine devastante dalle sfumature cupe, che si nasconde dietro l’illusione che vada tutto bene anche quando non è così.

È una lettura insolita per me che sono abituata a vedere l’altra parte dell’orrore, quella del momento in cui viene commesso o il momento successivo di chi cerca risposte, ma mai le conseguenze di un arresto e di ciò che ha significato per le persone che in qualche modo si ritrovano ad esserne legate perciò sotto questo punto di vista questo romanzo mi ha sorpresa, lasciandomi allo stesso tempo quel senso di amarezza, la consapevolezza che è proprio in letture come queste che si cela una verità che cerchiamo di non vedere o di dimenticare, ma che quando ci si ritrova ad esserne colpiti diventa angosciante come lo è stato per i personaggi presentati nell’opera.

“Gli ultimi giorni di Smokey Nelson” sono quelli che scandiscono le vite di molte persone, trasformandole in un’attesa ossessiva del momento in cui questo dannato orologio cesserà di ticchetare.

“Tutta quella storia aveva strappato la madre alla figlia e Smokey Nelson era stato ingiustamente condannato per l’omicidio di quattro persone, mentre ne aveva uccise almeno cinque o sei. Quella tremenda distanza che si era stabilita nel 1989 tra lei e sua madre, Mara la riviveva ora nei suoi bambini.”

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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