Foxcatcher – Una storia americana | Recensione di Sandy

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L’allenatore è un padre, l’allenatore é un mentore, l’allenatore ha un gran potere sulla vita degli atleti.

 

Dettagli:

 

  • Titolo originale: Foxcatcher
  • Anno: 2014
  • Data di uscita: 12 marzo 2015
  • Durata: 134 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Regia: Bennett Miller

Interpreti e personaggi:

  •     Steve Carell: John Eleuthère du Pont
  •     Channing Tatum: Mark Schultz
  •     Mark Ruffalo: Dave Schultz
  •     Sienna Miller: Nancy Schultz
  •     Anthony Michael Hall: Jack
  •     Vanessa Redgrave: Jean du Pont
  •     Guy Boyd: Henry Beck
  •     Brett Rice: Fred Cole
  •     Samara Lee: Danielle Schultz
  •     Jackson Frazer: Alexander Schultz

Trama:

Ispirato a fatti realmente accaduti, FOXCATCHER – Una storia americana racconta la fosca e affascinante storia dell’improbabile e sostanzialmente tragico rapporto tra un eccentrico miliardario e due campioni di lotta libera. Quando il lottatore medaglia d’oro alle Olimpiadi Mark Schultz viene invitato dal facoltoso erede John du Pont a trasferirsi nella residenza di famiglia per aiutarlo a formare una squadra da allenare in vista dei giochi olimpici di Seul del 1988 nella sua nuova struttura sportiva all’avanguardia, Schultz coglie al volo l’opportunità, sperando di potersi concentrare sul suo allenamento e di riuscire finalmente ad uscire dall’ombra del suo venerato fratello, Dave. Mosso da oscure esigenze, nel sostenere le ambizioni all’oro olimpico di Schultz e nella possibilità di “allenare” un gruppo di lottatori di fama mondiale, du Pont intravede l’opportunità di conquistare finalmente il rispetto dei suoi pari e, soprattutto, di sua madre che disdegna ogni sua scelta. Lusingato dalle attenzioni che du Pont gli riserva e incantato dall’opulenza del suo mondo, Mark inizia a considerare il suo benefattore come una figura paterna e a dipendere sempre di più dalla sua approvazione. Benché inizialmente si mostri comprensivo e lo incoraggi, du Pont cambia atteggiamento dando segni di instabilità mentale e spingendo Mark ad adottare uno stile di vita insano che rischia di compromettere il suo allenamento.

Recensione:

Facendo zapping in televisione il mio occhio si è posato su qualcosa mai visto prima d’ora: Foxcatcher. Ignara di trama, cast e nomination agli Oscar, sono rimasta affascinata da questa tragica vicenda impressa nella storia americana. Questa è una storia che tratta di uno sport antichissimo, ovvero, la lotta greco-romana, che con il passare dei secoli è stata tramandata da una generazione all’altra sino a ritagliarsi una sua fetta propria fra le discipline olimpiche.

Nel film questo sport viene ritratto come una disciplina in cui abilità ed esperienza valgono più della forza fisica; si tratta di un mondo che può essere facilmente distrutto dalla cocaina e dalla ossessione di un filantropo. L’introverso miliardario du Pont sceglie proprio questo sport come mezzo per portare a termine la sua rivalsa personale nei confronti della madre, che lo ha sempre disprezzato e trattato come un bambino. In questo ruolo Steve Carrell ha dato il meglio di sè, quasi irriconoscibile rispetto ai suoi ruoli di solito più ironici, ma talmente profondo da riuscire a trasmettere allo spettatore la stessa inquietudine che probabilmente provava anche il miliardario.
A dargli man forte Channing Tatum e Mark Ruffalo, anche loro molto bravi nel interpretare i loro rispettivi ruoli. Si può dire che questo film sia la perfetta testimonianza di come interessi e odio possano corrompere non solo una competizione importante come le olimpiadi, ma anche lo stesso animo umano, portando un atleta come Mark Schultz all’autodistruzione.

Uno dei temi più importanti trattati nella pellicola, a mio parere, è proprio quello dell’assunzione delle droghe in relazione allo sport. Mark è stato ritratto come un burattino nelle mani di un bambino viziato e troppo cresciuto, che lo utilizzava come feticcio per riempire il vuoto lasciato da tutti i suoi fallimenti a livello personale. Un chiaro esempio di come la superbia possa condurre alla distruzione. Mark voleva essere il migliore per questo seguiva ogni direttiva di du Pont (persino assumendo sostanze illecite), mentre du Pont nel tentativo di sfuggire alla sua apatia fa di tutto per autocelebrarsi distruggendo chi ha intorno. Il suo unico scopo è sempre stato quello di essere amato, di lasciare un’impronta, qualcosa da tramandare alle generazioni future, che lo avrebbero ricordato come un grande. Un grande allenatore, un grande uomo, un grande amico. Esaltato da questa sua ricerca di amore inizia a percepire Dave Schultz come un grosso ostacolo, non riuscendo ad accaparrarsi la sua ammirazione e decide quindi di disfarsi di lui in maniera definitiva. Questo porterà alla morte di un grande pilastro della lotta libera qual era Dave Schultz.

 

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