Il coniglio bianco di Nino Treusch | Recensione di Sandy

Ben presto inizia a sospettare che nella sua nuova azienda molti abbiano qualcosa da nascondere e lo vogliano usare come pedina di una scacchiera in cui non è possibile prevedere la mossa successiva.

IL ROMANZO

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«Conosco il vero motivo della chiusura del centro.
Ci ho messo anni per capirlo. Notti di lavoro.
Ma alla fine ci sono riuscito».
«Lo so» disse calmo Jan.
«Moriranno tutti».

Jan ha trentasette anni, una moglie bella e intelligente, due figli di cui va fiero e la carriera apparentemente perfetta del dirigente strapagato. Ma quando, un po’ per noia e un po’ per ambizione, accetta l’offerta di lavoro di un colosso internazionale della telefonia mobile, non immagina di aver messo a repentaglio tutto ciò che gli è caro.
Quello dei cellulari è un settore in fortissima espansione, eppure il primo incarico di Jan prevede lo smantellamento della sede di Bangalore, la Silicon Valley indiana. Ben presto, Jan inizia a sospettare che nella sua azienda siano in molti ad avere qualcosa da nascondere. E a volerlo usare come semplice pedina in un gioco molto più grande e cattivo di lui. Scritto da un vero insider, da anni top manager nel settore delle telecomunicazioni, Il coniglio bianco è un thriller ad alto tasso di adrenalina che ci mette di fronte a scomode verità. In grado di cambiare per sempre il nostro rapporto con lo smartphone, feticcio indiscusso dei tempi in cui viviamo.

Let’s talk about “Il coniglio bianco”

“Troppo tardi. una torcia umana, le braccia rivolte al cielo, si gettò nell’abisso.”

Quando la tecnologia è al centro di un romanzo o di un film trovo sempre interessante come gli autori sviluppino la storia, rendendola a loro modo colorita o nel peggiore dei casi, tetra e spingendo così il lettore a riflettere. Oggi quindi vi presento questo thriller particolare, che ingrana lento, ma è quella lentezza con la quale procede a renderlo intrigante. Nino Treusch si prende il tempo necessario per metterci in guardia sulle nuove tecnologie, in particolare gli smartphone, sempre più “indispensabili” nella nostra vita di tutti i giorni.

Jan Tes è un banchiere di trentasette anni, padre di famiglia e marito devoto. È una persona come tante che vorrebbe qualcosa in più, un’opportunità per poter mettersi alla prova e dimostrare di che pasta è fatto. Non disdegna il suo lavoro, in quello che fa è uno dei più bravi e per questo motivo decide che è ora di fare un cambiamento e per questo motivo accetta l’impiego come manager presso una grossa azienda di telefonia mobile. Non ha neanche il tempo di ambientarsi che parte già in azione, spostandosi da una città all’altra per faver il lavoro “sporco”, quasi come se fosse un burattino al quale far fare qualsiasi cosa e all’inizio è così, è costretto a seguire gli ordini, anche se significa lasciare impiegati senza lavoro.

“Non era nulla di tutto ciò. Era terribile.”

La situazione prende una svolta decisamente drastica quando arriva in India, pronto a fare una strage di oltre duecento dipendenti per smantellare una sede satellite dell’azienda per la quale lavora. Jan comincia ad avere dei sospetti che ci sia qualcosa che non quadri e saranno questi dubbi a portarlo ad indagare, spingendosi oltre e a suo rischio è pericolo. Proprio come “The ghostwriter” anche ne “Il coniglio bianco” la storia narrata non è altro che un flashback dello stesso Jan, tagliato fuori dall’azienda per essersi spinto oltre. Qualunque cosa abbia scoperto gli è costato la vita e la stessa cosa vale per tutte quelle persone che hanno cercato di togliere il velo e scorgere la verità.

Julia, sua moglie, non ci sta ad essere all’oscuro di tutto e per questo motivo mette le carte in tavola, spingendo il predatore a rivelare il mandante dell’omicidio di suo marito mentre il suo amico, Andreas, ha paura di quello che possa succedere e di quel computer rubato da Jan, nascosto ora da lui in un posto “sicuro”. Nessun posto è sicuro quando si tratta di una grossa azienda che ha gli occhi ovunque ed è pronta a stirpare ogni erbaccia pur di far vedere che il loro giardino è sempre più verde. Sia la famiglia di Julia sia quella di Andreas è controllata, ogni minuscolo spostamento e ogni messaggio scambiato è potenzialmente pericoloso. Comunicare non è più facile, non dopo i segreti scoperti dal migliore amico di Jan, che rivelano quanto ci sia in ballo.

“Una speranza cui Andreas dedicò un brindisi solitario, finendo in un sorso il contenuto del suo bicchiere.”

I telefoni sono nocivi per il cervello, diversi studi hanno dimostrato come le frequenze emesse possano alla lunga avere effetti cancerogeni eppure, nel mercato attuale, uno smartphone è un bene prezioso nel quale investire e per questo motivo le aziende non si curano di questo dettaglio, celandosi dietro a modelli ultra tecnologici che possano attirare la nostra attenzione.

Una persona quindi potrebbe fare la differenza? Per Nino Treusch potrebbe, anche se non significa eliminare il male, una voce fuori dal coro aiuta a sensibilizzare le persone sul problema.

Come ho detto è un thriller che ha bisogno del suo tempo, quindi ingrana lentamente per permettere al lettore di assimilare le nozioni brillantemente descritte e che allo stesso tempo istruiscono sull’uso che uno fa del cellulare, ma allo stesso momento rivela anche quello che accade dietro le quinte e chi muove i fili. È un romanzo che mi ha decisamente sorpresa, in quanto non mi aspettavo di venire risucchiata dalla storia, tanto da non lasciarlo neanche per un momento.    

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