La vita perfetta di Renée Knight | Recensione di Deborah

 

Catherine si fa forza, ma le sembra di non farcela. È aggrappata allo smalto freddo del lavandino e solleva la testa per guardarsi alla specchio. Il viso che le restituisce lo sguardo non è lo stesso con il quale si è coricata. Lo ha già visto, quel viso, e sperava di non rivederlo mai più. Si osserva sotto quella nuova luce impietosa e inumidisce l’asciugamano passandoselo sulla bocca, poi se lo preme sugli occhi come se potesse, così, soffocare la paura.

 

Editore: Piemme
Data di uscita: 4 luglio 2017
Pagine: 288
Prezzo: 13.00 €
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Catherine Ravenscroft non sa cosa sia il sonno. Da quando in casa sua è comparso quel libro, l’edizione scalcagnata di un romanzo intitolato “Un perfetto sconosciuto”, non riesce più a fare sonni tranquilli, né a vivere la vita di ogni giorno, la sua vita di film-maker di successo, con la sua bella famiglia composta da un marito innamorato e un figlio ormai grande. Non ci riesce perché quel libro – anche se Catherine non sa chi l’abbia scritto, o come possa essere finito nella nuova casa dove lei e il marito hanno appena traslocato – racconta qualcosa che la riguarda molto da vicino. Qualcosa che soltanto lei sa, e che ha nascosto a tutti, anche a suo marito. Chi è l’autore di quel libro, e come fa a conoscere Catherine e a sapere cosa ha fatto un giorno di tanti anni fa, durante una vacanza al sole della Spagna? E che cosa vuole adesso da lei? Catherine dovrà fare i conti con la paura, e – forse per la prima volta – con la verità. Perché anche le vite che ci sembrano più perfette nascondono dei segreti che possono distruggerle.

 

Le mie vacanze sono ormai finite, quest anno di transizione sono state molto brevi, il mare e la sabbia sotto i piedi restano un piacevole ricordo. Oggi parliamo di un romanzo che mi ha tenuto compagnia sotto l’ombrellone, si tratta di La vita perfetta scritto da Renée Knight.
Questo libro è stato selezionato per me da una persona super speciale, ormai in vacanza abbiamo consolidato la tradizione che lui (non lettore) scelga per me un romanzo, io sono sempre super curiosa della proposta finale. Questa scelta in particolare mi ha subito attirata, sarò stata conquistata dal tuffo nel buio?

 

Si accende una sigaretta, alternando il fumo al vino. Crede che la calmerà, ma non è così. Le dà sui nervi. La rende irrequieta. Vorrebbe punirsi. La sigaretta serve a quello, a una graduale autodistruzione, e così anche il libro. Torna in cucina e lo recupera sotto il quotidiano della domenica, dove lo ha sepolto poco prima, e apre la prima pagina. No, non ci sono indizi di ciò che segue. È gentile. Delicato. Salta fino alla parte più dolorosa. Si smarrisce, sprofonda sotto quel peso. Il peso dell’ingiustizia.

 

Prima di addentrarci tra le pagine del romanzo ci tenevo a condividere un’impressione avuta: non ho trovato molta corrispondenza con il genere di appartenenza. La vita perfetta viene definito un thriller psicologico, ma non mi è parso questo. La storia suscita dubbio e incertezza nel ripercorrere il passato fino a scoprire il segreto dietro di essa, ma già dopo i primi capitoli abbiamo ben chiaro chi sia la figura negativa che crea problemi alla protagonista e le sue intenzioni; ben presto la stessa Catherine Revenscroft scopre chi la tormenta. Non ci sono particolari scoppi di violenza fisica, non ci sono morti; assistiamo con una dosa di suspance alla rievocazione di un segreto del passato che cambiò per sempre la vita della protagonista. Nonostante non definirei questo romanzo un thriller psicologico, ha saputo intrigarmi e tenermi un’ottima compagnia, merito dello stile di scrittura dell’autrice, super appassionante e grande valore aggiunto alla sua storia.

 

Quella telefonata l’ha turbata. Sta trapelando. Si sta diffondendo. Come un’increspatura sulla superficie di un lago. Deve fermarlo prima che possa fare del male serio. Perché ancora non lo ha fatto. L’ha solo spaventata. Ha dimostrato tutto il suo malanimo in quella lunga lettere anonima, e recapitandola a suo figlio ha confermato di voler spargere quel veleno su chiunque le stia intorno.

 

Catherine Revenscroft è una giornalista che si occupa della realizzazione di documentari, il suo ultimo dedicato ai bambini vittime di abusi ha vinto un importante premio. Donna in carriera, moglie amata e madre, la protagonista sembra avere una vita “perfetta”, ma da qualche mese viene tormentata da qualcosa che scava a fondo nel proprio passato. Un libro. Un semplice oggetto che crea svago e piacere può far nascere ansie e profonde paure, tanto più se ti rendi conto di esserne la protagonista, e la storia che viene narrata è un tuo oscuro segreto. Catherine non ha idea di come il romanzo si entrato nella sua nuova casa, e di come l’autore conosca quella vicenda che lei ha fatto di tutto per insabbiare e dimenticare, un fatto accaduto circa vent’anni fa durante una vacanza in Spagna. La protagonista vive in un perpetuo stato di angoscia, si sente minacciata e continuamente sotto tiro da uno sconosciuto; cerca in tutti i modi di procedere con la sua vita ma il segreto si fa di giorno in giorno più pesante. È sempre più tentata di confessare tutto al marito e sgravarsi di questo fardello, ma non riesce a rievocare quei ricordi e neanche a leggere l’epilogo del minaccioso romanzo.

 

La facciata del numero 54 è stata asportata e sostituita da vetro, da gigantesche lastre di vetro, come se qualcuno avesse spalancato a forza le fauci del palazzo e vi avesse incastrato delle pietre tombali per impedirgli di richiuderle. Un edificio che cerca di non soffocare. Un’espressione umiliante per questo prospetto un tempo nobile. Supero il suo orifizio dilatato, mi presento alla giovane donna della portinerie e le porgo una busta con un sorriso.

 

Stephen Brigstock, è un insegnante di inglese in pensione, è una persona anziana e sola, molto rancorosa. Scopriamo presto che si tratta dell’autore del romanzo Un perfetto sconosciuto che sta terrorizzando Catherine. Il signor Brigstock qualche anno fa si è visto portar via la moglie da un cancro, la donna amata con cui ha condiviso l’intera vita. Frugando tra i cassetti della scrivania a casa della moglie si è imbattuto nel manoscritto di Un perfetto sconosciuto ed in una strana serie di fotografie nascoste in una borsa, fotografia di una bella donna sensuali e audaci. Non ci ha messo molto a riconoscere in essere Catherine Revenscroft, ma quello che più lo ha sconvolto è la lettura della bozza del romanzo. Il segreto di Catherine non è più al sicuro, il signor Brigstock è intenzionato a far soffrire e tormentare quella donna di ghiaccio e calcolatrice, come lui e sua moglie hanno sofferto per la prematura morte del loro unico figlio, sente di doverlo alla donna che ama, è sicuro di avere la sua benedizione. In questo modo riscrive il finale del romanzo, aggiungendo per la protagonista una morte violente. Fin dove si saprà spingere per tormentare la protagonista?

 

Vorrebbe chiudere gli occhi e non riaprirli più. Non morire, solo dormire per un tempo lunghissimo. Si trascina di sopra, si distende sul letto e chiude gli occhi. È quasi un sollievo che Robert ora lo sappia; della morte insomma. Ha diritto di conoscere quella parte di verità. Avrebbe dovuto dirgliela prima. Avrebbe dovuto dirgli tutto, ma adesso è troppo stanca per pensare.

 

Stephen Brigstock inizia a rovinare la vita della protagonista rivelando il segreto a suo marito e successivamente al figlio, con il quale ha un rapporto molto precario. Non si limita solo ad allontanarla dai suoi cari, ma distribuisce anche il romanzo ai colleghi di lavoro di Catherine, la donna è completamente isolata ed in balie delle sue paure. La situazione sembra essere disperata quando il figlio ricade nel tunnel della droga e a causa di un overdose si trova ad un passo dalla morte. La stessa morte che ha scampato miracolosamente vent’anni prima durante quella vacanza in Spagna, nei giorni in cui Robert è dovuto rientrare prima a casa per lavoro. Il bambino allora ha rischiato di annegare a bordo del suo canotto gonfiabile, duramente conquistato a fine vacanza, venne trasportato sempre più al largo dal mare grosso, la madre era impietrita sulla battigia ma venne salvato da un giovane, un giovane che conosceva Catherine, il giovane in questione era il figlio dei signori Brigstock, morì salvando il piccolo. La signora Brigstock non riuscì più a riprendersi, avrebbe voluto tanto conoscere il bambino per il quale suo figlio ha dato la vita ma non è stato possibile per via di Catherine; così negli anni ha scritto la sua versione della storia per cercare di esorcizzare il dolore.

 

Dissezione quell’istante senza risparmiarsi niente. Non aveva rischiato la vita per il figlio. Sapeva che sarebbero affogati entrambi se avesse nuotato fino a lui. Aveva sempre avuto paura del mare; non metteva nemmeno la testa sott’acqua. Erano gli uomini che affogavano per salvare i bambini e i cani, non le donne. I padri, non le madri.

 

La vera versione della verità sarà proprio quella contenuta in Un perfetto sconosciuto? Quello che successe fu un vero e proprio crimine sepolto dagli anni nel cuore della protagonista, la realtà non sarà così semplice e rosea come nella finzione, si tratta di una storia di violenza conclusa con un epilogo di redenzione e morte.
La storia in sé mi ha incuriosita e catturata, mi ha colpito molto lo stile di scrittura dell’autrice, spero in futuro di leggere altri suoi romanzi.

 

 

 

 

May the Force be with you!
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