Let’s talk about: Champion di Christophe Léon (CameloZampa)

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Torna domani in libreria Christophe Léon con un nuovo romanzo, si tratta di Champion, pubblicato per noi da CameloZampa e tradotto da Sara Saorin. Ho avuto il piacere di leggere il romanzo in anteprima e devo dirlo, accidenti, merita assolutamente la nostra attenzione.

24 Maggio

Acquistalo subito: Champion

Editore: CameloZampa
Collana: Le Spore
Traduzione: Sara Saorin

Prezzo: € 13,90
Pagine: 128

Brandon, una giovane promessa sportiva, sparisce misteriosamente mentre sta andando a un allenamento.
Cinque ragazzi potrebbero essere testimoni preziosi, ma ognuno ha un motivo per non contribuire alle indagini.
Sei adolescenti devono prendere una decisione nello stesso momento. Tutti fanno la scelta sbagliata.
Tutti tranne uno.

Christophe Léon, nato ad Algeri nel 1959, diplomato alle Belle Arti di Marsiglia, nelle sue molte vite è stato tennista professionista, imprenditore, artista e pittore. Dal 2002 scrive romanzi in cui affronta temi sociali e ambientalisti, destinati soprattutto agli adolescenti, ai quali dedica un’intensa attività di divulgazione nelle scuole di tutta Europa. Camelozampa l’ha fatto conoscere per la prima volta ai lettori italiani con Granpa’, cui è seguito La ballata di Jordan e Lucie. Per Sinnos sono apparsi Reato di fuga, vincitore del Premio Andersen, e Spazio Aperto.

 

Con il cervello ingolfato di endorfine, finisci per non sentire più niente. Il dolore è anestetizzato. Lo stress compromesso. L’eccitazione vinta. Potresti fare il giro della Terra senza mai fermarti. Non sei più Brandon, l’appassionato di techno e heavy metal, ma un burattino.

Una delle letture più coinvolgenti di maggio è senza dubbio “Champion” di Christophe Léon, romanzo che ho divorato in brevissimo tempo per la scelta dell’autore su come parlare di una tematica difficile rendendola accessibile a tutti e allo stesso tempo permettendo al lettore di riflettere sulle scelte che uno compie nella vita.

Source: Nicole Wilson

Quante volte è capitato che per non deludere un genitore o qualcuno che credeva in noi abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, caricandoci di troppe responsabilità e finendo per esplodere come fuochi d’artificio.

L’autore attraverso la storia di Brandon sottolinea la pressione che un ragazzo così giovane deve subire per non deludere i suoi genitori e il suo allenatore che cercano a tutti i costi di trasformarlo in una macchina olimpionica, l’ennesima promessa dello sport che sicuramente potrà fruttargli in futuro. Ed è qui che il racconto diventa agghiacciante, sapere che pur di raggiungere la gloria qualcuno sia disposto a somministrare sostanze e stupefacenti ad un ragazzo. Pur di tenere il suo stato fisico e mentale al top, i genitori e il suo allenatore rendono Brandon una bomba ad orologeria, farcita di steroidi, pronta ad esplodere per disintegrare qualsiasi record.

Brandon – Terminator diventa a tutti gli effetti una macchina da combattimento, sempre pronto a tagliare il traguardo e migliorarsi. All’inizio diventare più forte non gli dispiace, sapete come funziona con le novità, sentirsi appagati e apprezzati fa bene all’ego, ma più si va avanti e più cominciano ad essere evidenti i primi segni della fatica.

Io sono la prima ad appoggiare chi vuole raggiungere il massimo, la vetta, ciò che non mi hai entusiasmato è prendere le scorciatoie sbagliate e soprattutto che siano i genitori stessi a incoraggiare questo tipo di atteggiamento. La gloria così come la vittoria non sono un male, raggiungere una meta può aiutare una persona a tirare fuori il meglio di sé e dargli la sicurezza necessaria per poter andare avanti, diventano invece un male quando si trasformano in un’ossessione, portando a considerare metodi sbagliati e di conseguenza a dissociarsi dalla vita, dalle opportunità che essa offre.

Il tuo allenatore ti prometteva mari e monti a condizione che tu accettassi di fare quello che andava fatto. Questo aiutino con cui ti scocciava, iniettandoti ogni il veleno delle promesse per imunizzarti contro la ribellione della ragione.

Source: Pinterest

Il nostro sipario si apre con Brandon intento a camminare con la musica alta nelle orecchie e il pensiero che la sua vita ormai ha raggiunto un punto di non ritorno. Ora deve scegliere. Se molla cade in basso e se continua rischia di bruciarsi, e mentre questi pensieri lo attanagliano un Hummer sfreccia ad alta velocità dirigendosi verso di lui.

Prima che il veicolo facesse la sua comparsa Lauryanne è stata l’ultima persona ad averlo visto sano e salvo con la testa fra le nuvole e le cuffie nelle orecchie. Sfortunatamente qualcosa di inaspettato accade: il ragazzo che tutti ammirano, la promessa dello sport, viene dato per disperso e tutti coloro che lo conoscono o che hanno anche semplicemente sfiorato la sua vita vengono interrogati, permettendo al lettore di ricostruire ciò che gli è successo prima della scomparsa.

Vediamo Abigail, la ragazza innamorata dell’atleta, disperata perché non ha più notizie di Brandon, così come i due viaggiatori dentro l’auto, Louella e Luc, uccisi dal dubbio di aver commesso qualcosa di grave e infine David, colui che ha trovato il telefono della vittima e al posto di consegnarlo nelle mani della giustizia ha ben pensato di tenerselo perché non ne mai avuto uno ed è incuriosito dall’iphone in sé.

Tutti loro rappresentano dei probabili testimoni che nel momento di confessare decidono di mantenere il silenzio, chi per salvaguardarsi e chi per paura di risultare colpevole agli occhi della legge.

Source: badawyArt

È affascinante passare da un personaggio all’altro e vedere come la storia cambia a seconda di quale sia il punto di vista, permettendo a noi di conoscere meglio sia Brandon, sia il suo rapporto con tutte quelle persone.

C’è da dire che l’autore riesce a rendere piacevole la lettura nonostante di piacevole non ci sia nulla, se estrapoliamo la tematica che tratta ci rendiamo conto che è qualcosa di reale, di cui non si parla molto, ma che all’ombra dei grandi eventi c’è sempre.

Il viaggio in cui ci avventuriamo è carico di tensione, rabbia e sfiducia, le stesse sensazioni che provava il protagonista quando si è trovato dinnanzi alla macchina che veniva contro di lui. In quel momento ogni cosa è apparsa chiaramente, la sua vita gli è passata davanti agli occhi, così come si dice che succeda quando si sta per morire. Alla fine dei conti essere un atleta gli è costato la sua giovinezza, mentre gli altri ragazzi della sua età erano impegnati a divertirsi e costruire poco a poco il loro futuro, lui non faceva altro che accelerare senza mai fermarsi fino a quando non si è “schiantato” contro la realtà, ciò che stava facendo era sbagliato.

Questo è un romanzo intenso, che mi ha tenuta incollata alle pagine e per davvero, una storia carica di forza. I pensieri dello stesso Brandon penetrano nel cervello, martellando chi legge per far passare il messaggio, che una volta arrivato fino in fondo diventa chiaro.

Se calcolate che è di soltanto 124 pagine ci si rende conto che l’autore non ha bisogno di gonfiare il suo racconto per abbellirlo, è già perfetto così com’è, mirando dritto al nocciolo della questione.

“Champion” è un’aspra critica al mondo sportivo, la dimostrazione che a furia di tirare la corda a un certo punto si spezza e per citare il grande Gilderoy Allock, nell’unica cosa giusta che ha detto: “La fama è un’amica volubile, Harry: la celebrità se ne viene e la celebrità se ne va, non dimenticarlo!

“Ma sotto questo aspetto rilassato, tu non eri tranquillo, Brandon: stomaco contratto, reni doloranti, gola secca. Avresti voluto essere da qualche altra parte, che ti lasciassero godere la tua giovinezza senza buttarti in un mondo di adulti per il quale non eri ancora pronto.”

 

 

May the Force be with you!
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