#proiettilidicarta: Non era vero di Clare MacKintosh (DeA Planeta Libri)

Proseguiamo la settimana con “Non era vero” di Clare MacKintosh, pubblicato da Dea Planeta Libri con la traduzione di Chiara Brovelli.

Data di uscita: 12 Febbraio

Acquistalo subito: Non era vero

Editore: Dea Planeta Libri
Genere: Thriller
Traduzione:  Chiara Brovelli

Prezzo: € 17,00
Pagine: 480

“Suicidio. Ne sei proprio sicura?”. È un biglietto con queste parole a sconvolgere ancora una volta l’esistenza di Anna, reduce dalla doppia morte, a pochi mesi di distanza, prima del padre e poi della madre. Ma se la polizia non ha mai avuto dubbi nel classificare come suicidio quel duplice volo sulle rocce a picco e le acque agitate di Beachy Head, Anna non sa darsi pace. Il solo a darle ascolto è Murray Mackenzie, agente in pensione che alla cura della moglie malata alterna il servizio come volontario presso la Centrale. All’insaputa dei colleghi, Mackenzie si mette a caccia di indizi in grado di dare sostanza ai dubbi di Anna. Perché non esistono storie senza ambiguità e doppi fondi, né famiglie senza segreti.

A volte i gesti dicono molto di più delle parole, ma è soltanto con il tempo che si è in grado di recepire il messaggio o nella migliore delle ipotesi a vederci chiaro, senza filtri o sentimenti a distorcere la realtà dei fatti. Basta soltanto tenere a bada l’impulsività e lasciare che il tempo chiarisca l’incertezza. Ecco perchè oggi vi parlerò di un romanzo che ha segnato il ritorno di un’autrice già affrontata qui alla stamberga: Non era vero di Clare Mackintosh.

Clare Mackintosh, come ho detto, è un volto familiare. Il suo romanzo “So tutto di te” mi aveva colpita per la storia e anche per il modo con il quale l’autrice è riuscita a dosare la suspense e il mistero, tenendomi incollata alle pagine. Per non parlare del terrificante caso, una matassa difficile da sbrogliare per Kelly Swift e per Zoe Walker, l’incubo che diventa realtà. La Londra di findtheone.com non era mai stata così terrificante come allora, ricca di insidie e per persone inconsapevoli un grave rischio di vedersi privare della propria identità. Questo, misto alle abilità da storyteller della Mackintosh, ha reso ancora più cupa l’atmosfera, appesantendola con l’angoscia provata dalla vittima e allo stesso tempo accelerando il battito del lettore con la disperata indagine di Kelly Swift, che in una corsa contro il tempo cerca di scovare chi si muove dietro le quinte prima che possa colpire ancora.

Questa volta l’autrice si muove dalla parte opposta affondando i suoi artigli in un tema delicato come il suicidio, che si aggroviglia attorno alla gola di Anna Johnson, la protagonista, madre e moglie, che in passato ha detto addio non a una bensì a due persone care, i suoi genitori. Entrambi hanno scelto di togliersi la vita nella stessa maniera, a distanza di tempo, recando ancora più dolore alla loro figlia, che non riesce a capacitarsene e nonostante abbia Mark su cui contare e una figlia, Ella, da crescere, affrontare il lutto le riesce difficile. Ci sono ancora tante domande senza risposta, la rabbia e i sensi di colpa che la affliggono e come se non bastasse, tentare di rivivere la sua perdita la intrappola in un loop di dolore e sofferenza.

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

L’equilibrio di Anna è precario, soprattutto ora che ha una sua famiglia. Il confronto fra ciò che ha perso e ciò che ha guadagnato è continuo, ma a spezzarlo del tutto è l’arrivo di un biglietto nel periodo più magico dell’anno, dai colori sgargianti e dalla scritta scintillante, contenente una domanda: Suicidio. Ne sei proprio sicura?, parole che mettono in dubbio ogni cosa e la riportano di nuovo al ricordo dei genitori, a rivivere la sua vita e cercare di afferrare i segnali che possano in qualche modo trasformare quelle lettere in una spiegazione accettabile, un omicidio piuttosto che un suicidio, anche se entrambe sono pur sempre dolorose e soprattutto non riportano in vita i suoi cari.

Il biglietto ha avuto l’effetto desiderato. Nel loop nel quale era già intrappolata Anna si aggiunge anche la disperata ricerca di un colpevole della morte dei suoi genitori, ossessionandola a tal punto da portarla fino a Murray Mackenzie, un agente in pensione che però non rinuncia a dare una mano in Centrale. Il loro incontro riaccende la miccia del detective nel quale si insinua il dubbio su un caso archiviato come suicidio, il che lo porta ad investigare per conto suo sulla vita dei Johnson e sul misterioso biglietto arrivato alla figlia, trasformando l’indagine in un vero proprio enigma che come al solito Clare Mackintosh è riuscita ad arricchire focalizzandosi oltre che sulla psiche dei personaggi sul caso stesso.

Questo è un romanzo incentrato sul tema del suicidio, visto sia come atto che come perdita, ma non sarebbe stata lei se non avesse aggiunto anche la componente thriller a un argomento già spinoso e delicato come questo, intingendo la sua penna in uno degli inchiostri che preferisco, quello del mistero, alternato da due voci narranti, quella di Anna e di Murray, che in qualche modo riescono a completarsi a vicenda, regalando così un quadro ampio in cui il curioso caso dei Johnson prende vita e si trasforma in una vera e propria caccia agli indizi, dove i segreti sono all’ordine del giorno e possono causare ferite irreversibili.

Non era vero o forse si? Dipende da chi ci crede, da chi ne fa un motto o chi non crede semplicemente in nulla, contrastare la verità o le falsità dipende solo dall’indole di chi deve fare una scelta.

«La morte non mi dona. Mi cade come un cappotto preso in prestito, che scivola dalle spalle e striscia in mezzo alla sporcizia, per terra. Non è della mia misura, ci sto scomoda.»

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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