Un libro per due: Le sette morti di Evelyn Hardcastle di Stuart Turton

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Io e la mia partner in crime, Sara di Bookspedia, non potevamo scegliere romanzo migliore per il nostro “Un libro per due”. Infatti oggi parliamo de “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Turton, pubblicato da Neri Pozza e tradotto da Federica Oddera.

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Editore: Neri Pozza Editore
Traduzione: Federica Oddera
Genere: Giallo

Prezzo: € 18,00
Pagine: 448

Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle. Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino. Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio.
Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House. Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa. Morta, per un colpo di pistola al ventre.
Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa. 

Solitamente io e Sara scegliamo di parlare di un romanzo letto insieme di sabato, ma a causa di impegni l’appuntamento si è spostato ad oggi, una domenica soleggiata, in perfetto contrasto con l’atmosfera che si respira all’interno del romanzo protagonista per “Un libro per due”, che già dalla trama è riuscito a catturare la nostra attenzione e se aggiungiamo a questo una cover strepitosa come quella firmata da Giuseppe Quattrocchi in arte @gatsby_books il danno è fatto, non abbiamo aspettato molto per farlo nostro.

Questo era probabilmente uno dei libri più attesi di quest’anno, un titolo suggestivo, esordio di un giornalista freelance inglese, Stuart Turton, che con “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” è riuscito a fare del mistero il perno su cui fare leva per costruire un giallo affascinante e intricato, dalla storia che sembra quasi un rompicapo, un gioco crudele dentro il quale all’inizio ho faticato a comprendere il meccanismo. A differenza degli altri romanzi questo parte da un semplice presupposto, quello di confondere il lettore per farlo immedesimare nella situazione che si sta vivendo in quel momento, ovvero quella di seguire un uomo confuso che si è ritrovato a vivere i panni di un personaggio già prestabilito, ma del quale ignorava l’esistenza, almeno fino a quando non  è entrato tra le mura della sfarzosa residenza di Blackheath House.

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Ed è in quello stato di confusione iniziale che poco a poco si comincia a capire che Blackheath House non è altro che una scacchiera dove una mente malata sta giocando la più devastante delle partite, quella in cui è in palio la vita dei giocatori, che giorno dopo giorno si ritrovano a vestire i panni di altri personaggi, ognuno con la propria storia e caratterizzati in modo da essere riconoscibili, ma questi dettagli agli occhi confusi del protagonista sfuggono, solo quando riesce a comprendere come funziona il gioco che anche il lettore riesce ad entrare nella logica del romanzo e scoprire un mistero sempre più fitto di cui Evelyn Hardcastle è la pedina fondamentale, quella che viene sacrificata ogni sera alla stessa ora e di cui bisogna cercare di svelare l’assassino.

Questa non è un’impresa facile, ma il premio in palio è la libertà e di conseguenza l’unica speranza che muove i partecipanti. La stessa giornata si ripete per otto volte con otto possibili incarnazioni il che rende sottile il filo tra la follia e la voglia di proseguire questo macabro gioco, dove ogni pedina può avvicinarsi o allontanarsi dalla soluzione dell’enigma. In questo senso gli aiuti che possono essere forniti ai partecipanti da altri giocatori possono essere una vera manna dal cielo oppure rivelarsi dei tranelli. Quindi non solo abbiamo tra le mani un mistero difficile da risolvere ma c’è un “timer” che segna la durata vitale di chi partecipa, il laché che non vede l’ora di mettere fine alla partita di tutti i partecipanti.

Stuart Turton è riuscito a sorprendermi. Parliamo di un romanzo di 500 pagine, con uno stile descrittivo e che deve riuscire a mantenere alto l’interesse di chi legge, quindi anche se all’inizio ho faticato ad entrare nel meccanismo della storia, lo scoprire poco a poco la storia e la sua complessità mi ha permesso di proseguire la lettura senza troppi problemi, sempre più incuriosita di sapere come sarebbe andata a finire. Mi ha ricordato un po’ quanto ami giocare a Cluedo aggiungendo quel brivido tipico del thriller, in questo senso posso dire che l’autore è riuscito a combinare magnificamente il giallo con la sua sfumatura più tetra. 

Questa è una lettura che per gli appassionati del genere è una chicca da non lasciarsi sfuggire, che va assaporata poco a poco, apprezzando ogni singolo dettaglio che non fa altro che arricchire una storia intricata, complessa e che si è rivelata essere un’esperienza pari a una escape room, un brutto sogno ad occhi aperti dal quale si cerca di svegliarsi in continuazione con scarsi risultati. Detto questo, dietro il velo di mistero si nasconde una storia vecchia come il mondo, una storia di vendetta, avidità e drammi familiari che ha fatto scoppiare quella magica bolla in cui Stuart Turton mi aveva rinchiusa, che mi ha portata alla realtà, ad apprezzare l’enigma da lui costruito e a godere dell’intricato intreccio che rappresenta il grande gioco di ruoli messo in scena per questo delitto.

“Le sette morti di Evelyn Hardcastle” sono un circolo vizioso, qualcosa che si ripete all’infinito per prolungare quella sensazione di impotenza e allo stesso tempo esasperare con la paura di fallire ancora, ancora e ancora. 

“Evelyn aveva ragione, la verità non è sempre benevola, ma nessuno dovrebbe scoprire il proprio vero io in questo modo, come un uomo che brancola nelle tenebre e s’imbatte in una casa abbandonata”.

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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