Music Monday: Orochi di Kazuo Umezz

Il protagonista del primo music monday dell’anno è  “Orochi Vol. 1di Kazuo Umezz tradotto da Ernesto Cellie e Chieko Toba e pubblicato da Edizioni Star Comics nella loro collana dedicata al mangaka, ovvero la Umezz Collection.

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Residui dell’anno precedente sembrano essersi aggrappati con forza e non mollano. A volte, andare avanti e far finta di niente, non è così facile come si pensa e un po’ questo mi ha riportato alla memoria il primo volume di Orochi di cui non avevo ancora parlato qui sul blog. Kazuo Umezz mi aveva abituata alla sua unicità ma con Orochi quella tinta nera si fa più spessa, volente o nolente leggendo questa piccola raccolta si finisce per entrare in una dimensione di follia ed orrore che raggiungono il suo apice soltanto quando si entra nel cuore di situazioni e frammenti di vita vissuta apparentemente dimenticata.

Tavole di un nero soffocante ci portano a percorrere i passi di Orochi, una misteriosa donna che richiama il nome di una creatura della mitologia giapponese. Yamata no Orochi, infatti, era un gigantesco drago dalle otto teste, un flagello per gli abitanti della regione di Izumo. Come descritto dal Kojiki furono l’astuzia di Susanoo e il suo amore per Kushinadahime a determinare la sconfitta della bestia. 

In Orochi l’unico mostro da sconfiggere è se stessi. Lo dimostra il primo racconto, “Sorelle”, una maledizione di famiglia che porta due sorelle, Rumi ed Emi, a distruggersi a vicenda in un viavai di colpi di scena e frammenti di follia che raggiungono l’apice soltanto quando non vi è più nulla se non l’amara consapevolezza di una bugia divenuta tragedia. Le vediamo sbriciolarsi poco a poco sotto agli occhi vigili di Orochi che non può nulla per contrastare l’avversità di un epilogo forse già scritto dal principio. Non resta altro che un involucro vuoto in una casa fin troppo grande dove Sorelle riesce a dare il suo meglio grazie alla mano esperta di Umezz, al suo tratto peculiare e alle espressioni sofferenti di chi decide di dipingere.

Dall’altra parte abbiamo “Ossa”, un travagliato viaggio nella vita di Chie, dove non ci viene risparmiato il minimo particolare. L’esistenza di Chie prende vita dinnanzi ai nostri occhi, la vediamo percorrere un sentiero tortuoso fino a quando non incontra la sua anima gemella, è lì che sembra fermarsi il moto di agonia che da sempre l’ha afflitta eppure alla morte di suo marito la ruota ricomincia a girare e in breve tempo come l’avevamo lasciata così la ritroviamo: consumata dallo stesso male di vivere che l’ha portata ad incrociare la strada del suo defunto marito. L’intervento di Orochi qui mette in moto qualcosa di imprevedibile, un conto in sospeso che Chie deve pagare per mettere fine alla sua sofferenza, al senso di colpa che la continua ad affliggere e che ora è diventato più concreto.

Orochi in sostanza è un antipasto completo di un’opera che non vedo l’ora di proseguire e che dimostra la bravura di un mangaka che mi aveva già incuriosito con Io sono shingo, un mago nel raccontare storie macabre e nell’imprimerle sulla carta. Consigliato a tutti gli appassionati delle storie dell’orrore ma anche a chi vorrebbe approcciarsene.

 

“Caro mio, perché odi le ossa? Sono bellissime! A essere orrende sono le carni che le ricoprono”.

Alla prossima!

 

 

disclaimer: si ringrazia Edizioni Star Comics per la copia omaggio

 

 

 

 

May the Force be with you!
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