Old but gold: L’Imbustatorie. Fogli d’autore #4 – Incubo (ABEditore)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Se potessi dare un tema alla mia giornata sarebbe proprio questo: l’incubo, filo conduttore che lega i cinque fogli d’autore di ABEditore, la mia lettura attuale e l’angosciante sogno che ho fatto ieri e di cui non ricordo nulla se non l’orribile sensazione che c’è qualcosa che non quadra.

4 buste, 4 temi, 5 racconti in ogni bustina.

Visita il sito: L’imbustastorie – Fogli d’autore

Editore: ABeditore
Collana: L’Imbustatorie
Traduzione: Francesca Felici, Annarita Tranfici, Antonella Castello

La nuova serie di imbustastorie comprende 4 buste tematiche, ognuna delle quali avrà al suo interno 4 o 5 storie, tutte appartenenti a scrittori celebri (ci sono Dickens, Stevenson, Kafka, Woolf, …). Anche questi racconti sono tradotti dai professionisti della “Bottega dei Traduttori”. Ogni foglio vestirà la caratteristica grafica di ABEditore, con la carta effetto “invecchiato” che conferisce al progetto la tipica peculiarità un po’ vintage.

Suonerà bizzarro ma io detesto non ricordare cosa sogno, soprattutto quando si parla di incubi, frammenti di immagini ora sfocate che mi lasciano una terribile sensazione allo stomaco, impedendomi di vivere in tranquillità la giornata, ma riportandomi a ciò che ho perso e non riesco a rimembrare, fardello che mi ossessiona da questa mattina ed è sulla scia di ciò che sento che oggi vi parlo dell’ultima bustina di ABEditore, contenente cinque brevi racconti di autori differenti e che hanno in comune una sola cosa: l’incubo.

Quando penso all’incubo immagino l’orrore, la paura e l’impossibilità di sfuggire a un triste destino, qualcosa di orribile che almeno all’apparenza sembra divenire reale: per l’appunto un brutto sogno. A volte capita che l’incubo si insinui nella vita di tutti giorni, quando gli occhi sono ben aperti e la nostra mente è vigile, ma forse è proprio questo stato di allerta a rendere più facile ai cattivi pensieri di prendere possesso della mente e del corpo, facendoci precipitare in uno stato di inquietudine ed angoscia, le stesse sensazioni che cinque scrittori hanno distillato in questi fogli.

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Dopo averli letti tutti posso dire con tutta onestà che Marcel Schwob è quello che è riuscito a dare al tema qualcosa di più, a racchiudere tutto l’orrore dell’incubo dentro a “Le imbalsamatrici”, ma mentirei se dicessi che anche Charles Dickens non ci sia riuscito, il suo “Capitan Omicidio” è forse il racconto che ho preferito tra i tanti, la trasposizione di un brutto sogno ad occhi aperti in cui il cannibalismo è una componente essenziale per descrivere il macabro e renderlo vivido.

Virginia Woolf arriva con il suo stile magnetico e accattivante a raccontarci di storie di fantasmi ne “La casa infestata”, mentre Jean Cocteau fa della sintesi la sua arma più potente e ne “Il gesto della Morte” racconta di un destino già scritto, un fato al quale non si può sfuggire e ciliegina sulla torta, Howard Phillips Lovecraft che in “Azathoth” regala all’incubo un’aspetto folle e visionario, descrivendo immagini che possono risultare incomprensibili inizialmente, ma che poco a poco si trasformano in qualcosa di molto simile alla nostra realtà, un futuro tetro fatto di palazzi grigi e altissimi, dove l’aria e il cielo vengono soffocati dal nulla che li circonda.

E dopo la magia, il doppio e il sogno il mio percorso si conclude con l’incubo, un tema che viene analizzato da diversi punti di vista e con diverse interpretazioni, ma c’è qualcosa che lega tutte e cinque le storie: la morte e nel caso di Lovecraft, l’immaginazione, una costante in grado di aprire porte inimmaginabili e condurre l’uomo verso nuove realtà.

Senza ombra di dubbio è un viaggio che ho apprezzato perchè mi ha portata a rivalutare alcuni scrittori e nel caso di Marcel Schwob a voler approfondire il discorso, mentre altre volte ha semplicemente accentuato il mio amore verso altri che già conoscevo. Sono sottili i fogli d’autore ma impregnati di qualcosa di magico, il fascino di vecchie storie che tornano ad essere nuove, il gusto della riscoperta o della novità di qualcosa che non si conosceva senza rinunciare a uno stile vintage che sembra catapultarci un po’ nell’epoca di quei racconti.

Se da una parte mettere un punto finale al percorso mi rattrista, dall’altro lato penso che ci sono ancora fogli che non ho letto e che non vedo l’ora di recuperare per ripartire da zero, più arricchita, ma curiosa di quello che mi riserverà la strada che sceglierò di percorrere. Uno dei più grandi motivi per cui vale la pena prendere in mano queste bustine è semplicemente per aprire quella porta che un po’ si teme, la (ri)scoperta di qualcosa di unico che resiste ai granelli che continuano a riempire la clessidra della vita.

Qual è il vero volto dell’incubo? A Dickens, Schwob, Woolf, Cocteau e Lovecraft spetta il compito di rispondere a questa domanda.

«Caro Capitan Omicidio, come vuoi che sia il pasticcio? egli rispondeva, «Un pasticcio di carne.» Al che la sua deliziosa sposa diceva: «Caro Capitan Omicidio, non vedo la carne.» Il Capitano replicava in tono di burla, «Guarda nello specchio.» Lei guardava nello specchio, ma continuava a non vedere la carne, ed era a questo punto che il Capitano scoppiava in una fragorosa risata e, corrugando all’improvviso la fronte e sguainando la spada, le ordinava di tirare la sfoglia.

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di ABeditore per la copia omaggio.

 

May the Force be with you!
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