#proiettilidicarta: Il ciclo dei martiri di Franco Mieli

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Oggi facciamo un salto a Roma, tra le sue strade cupe, tinte dallo stile crudo di Franco Mieli che con “Il ciclo dei martiri” ci propone una storia raccapricciante e al tempo stesso affascinante.

Data di uscita: 18 Novembre

Acquistalo subito: Il ciclo dei martiri

Editore: Leone Editore
Collana: Mistéria
Genere: Thriller
Pagine: 288
Prezzo: € 13,90

Roma, 16 maggio 2019. Un giovane seminarista gesuita sta tornando al Collegio germanico ungarico dopo una cena con i suoi genitori. Ma non arriverà mai a destinazione. Il giorno dopo, il suo cadavere viene ritrovato in via San Nicola da Tolentino, insieme a una lastra di marmo con inciso un versetto della Bibbia. È solo il primo anello di una sanguinosa catena, le cui vittime sono tutte connesse al Collegio. Alessandro Di Bortolo, vicequestore della polizia, e Massimo Cerci, maggiore dei carabinieri, chiamati a indagare sul caso, presto scoprono che le scene del crimine riproducono il ciclo del Martirologio, realizzato dal pittore Pomarancio nel XVI secolo dentro la basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio. Inizia così una disperata corsa contro il tempo, per smascherare l’assassino prima che mieta altre vite. Chi è? Perché è ossessionato dal Pomarancio? E qual è la ragione della sua vendetta sui gesuiti del Collegio?

Scenari da brivido. È questo quello che ci offre la capitale dipinta da Franco Mieli che con il suo precedente lavoro aveva già messo in luce il suo caratteristico stile dove la psicologia dei personaggi si fonde alla perfezione con uno scenario da incubo, macchiato di sangue e che lascia ferite indelebili nei suoi personaggi. Sembra infatti che Il lupo e la preda non fosse l’unico romanzo dominato da “fantasmi”, creature che volenti o nolenti finiscono per ancorare chi si trova nel presente in una spirale di sofferenza e violenza. 

Il ciclo dei martiri è più snello del suo predecessore ma non per questo meno cruento, già dal titolo ci trasporta in una dimensione oscura in cui il martirio viene rielaborato più e più volte, sia dal punto di vista artistico come i lavori di Pomarancio che dal punto di vista di una mentalità distorta, ancorato a quel passato che non riesce a dimenticare e che però proietta nel presente un’oscura ombra che influenza tutta la sua vita. Il peso di ciò che ha subito ha lasciato una cicatrice profonda nel suo animo ed è questa che alimenta la sua sete di “giustizia”, tanto sbagliata per tutti noi, quanto giusta nella sua mente distorta ed offuscata.

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Le strade romane vedono protagonisti gli affreschi di Santo Stefano Rotondo e qui mi devo un momento soffermare su un particolare dettaglio. Se avete presente la struttura della basilica immaginate di essere al centro, circondati da nient’altro che le 34 scene del Martirologio, questa inquietante visione sembra quasi catapultarci nella testa dell’omicida, una serie di scene cruente, alcune accuratamente riprodotte all’interno del romanzo che sembrano quasi rievocare il dolore che descrivono. Persino le lastre di pietra che descrivono i vari martiri ricordano i messaggi lasciati dall’assassino, evidenziano la forte connessione di questi omicidi con la storia e con il mondo dell’arte, ma soprattutto il meticoloso studio svolto dall’autore.

Massimo Cerci e Alessandro Di Bortolo si trovano tra le mani un caso alquanto complesso, qualcosa di più profondo e radicato nel tempo che però mette in moto una reazione a catena inaspettata a ritmo del ticchettio dell’orologio che trapana in continuazione e ricorda che il tempo è tiranno, scorre in fretta e quando i due fanno un passo in avanti, l’assassino è sempre più lontano, quasi come se fossero poli simili destinati a non attrarsi mai. Preti e suore del Collegio germanico ungarico continuano a morire in maniera cruenta senza che non via sia un forte indizio se non il collegamento con il Martirologio ed è qui che una sottile sotto trama ben studiata ci porta a fare un passo indietro, a raccogliere quei pezzi apparentemente sfuggiti e dare finalmente un senso alla visione distorta di un feroce criminale.

Il ritmo del romanzo è simile a quel ticchettio che Cerci e Di Bortolo sentono in continuazione, ad ogni diramazione la distanza diventa sempre più importante e mentirei se dicessi che ciò nonostante questa storia nasconde un fascino perverso perché nella crudezza racconta una storia profonda dove il martirio assume una nuova sfumatura, il punto di rottura che riesce finalmente a dipingere una logica nel disegno di chi, purtroppo, ha il coltello dalla parte del manico. Come sempre, Mieli non nasconde il suo tratto cruento, lo accentua e fa di una città intrigante la culla di un male che i due protagonisti non sapevano di dover affrontare. 

Mi domando quanto ancora i rattoppi di Massimo Cerci su quelle cicatrici riusciranno a reggere, quelle cicatrici lasciate dai casi diventano sempre più profonde ed è lì che l’autore nasconde il suo tocco, la sua abilità nel saper tratteggiare con maestria i suoi personaggi. Imprevedibile e cruento, “Il ciclo dei martiri”, si prende il suo tempo per trasportare chi legge in una dimensione oscura e decisamente invitante.

«Era proprio vero: il tuo passato, il luogo in cui hai vissuto, ti resta appiccicato addosso come una gomma americana sulla suola delle scarpe. Puoi allontanarlo, scappare via, ma poi ritorna, prepotente».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Leone Editore per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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