Release Day: Grande Madre Acqua di Živko Čingo

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“La Madre Acqua che rimbombava tra i corridoi dell’orfanotrofio angoscioso, sì proprio quel nostro orfanotrofio angoscioso, quella nostra vita disgraziata diveniva di colpo una vita felice, un’altra vita. Nulla ci poteva fermare. Era come se un uccello morto fosse ritornato a vivere nel petto di ogni bambino.”

Pagine: 192

Acquistalo subito: Grande Madre Acqua

Editore: Casa Sirio
Collana: Sciamani
Traduzione: Carolina Crespi e Jessica Puliero

Data di uscita: 3 Maggio
Prezzo: € 15,00

Lem e Keïten sono orfani, due cani erranti nella Jugoslavia di Tito. Raccattati dalla strada, vivono in un ex manicomio adibito a orfanotrofio, circondati da un muro altissimo che impedisce ai loro sogni di farsi largo nel mondo reale.

Quando i pidocchi invadono la Chiarezza, Lem e Keïten sono scortati sulla riva di un lago e tosati come bestie per arginare l’epidemia. La Grande Madre Acqua li osserva inerme, sola responsabile della loro disgrazia e insieme unica fonte di speranza.

Nell’orfanotrofio vige un clima di terrore. La compagna Olivera Srezoska e il Piccolo Padre tengono le redini di un serrato controllo. L’arte e la risata sono le uniche armi con cui è possibile bucare il muro e sentire ancora il mormorio della Grande Madre Acqua.

“Assomigliavamo piuttosto a degli uccelli in gabbia ai quali per dispetto erano state tagliate le ali. Che io sia maledetto, non potevamo nemmeno camminare, figuriamoci volare via.”

Source: Pinterest

Sempre oggi un altro protagonista arriva in libreria, si tratta del romanzo “Grande Madre Acqua” di Živko Čingo, pubblicato da CasaSirio nella loro collana Sciamani.

Questo è un romanzo che mi ha spiazzata, e lo dico per davvero. Dopo aver finito di leggere questo libro sono rimasta per qualche minuto stesa sul letto, riflettendo su ciò che avevo appena letto, un libro che porta con sé un dolore troppo grande per essere contenuto in una sola storia.

I protagonisti di Čingo si muovono nella Jugoslavia di Tito, un posto nel quale i bambini non sono liberi di fare nulla, nemmeno di essere felici. In un clima sterile, dove un crudele dittatore impone la sua legge di sangue su chiunque la pensi diversamente da lui, il tempo sembra quasi fermarsi. Lo stesso Lem, il protagonista, afferma che lui e gli altri orfani sono bambini vecchi, consumati dal tempo che non scorre e divorati da una meta irraggiungibile, una speranza così flebile da spezzarsi al solo pensiero.

La Grande Madre Acqua sussurra parole gentili ai suoi figli, spingendoli a cercare il mare, la loro libertà, che sembra però sfuggire dinnanzi al muro enorme che separa l’orfanotrofio dal mondo esterno. In questa bolla temporale non c’è spazio per i sogni, né per le aspirazioni o per le iniziative, in un mondo governato dalla violenza l’unico modo per fuggire è arrampicarsi su una montagna infinita nella speranza di raggiungere la vetta dalla quale il sole sorge ogni mattina.

“Non sapevamo che cosa fare della nostra testa mutilata, delle nostre braccia rotte, di noi stessi. Nessuno riconosceva nessuno. Era come se ci incontrassimo per la prima volta in questo luogo maledetto.”

Source: Pinterest

Vedendo i personaggi prigionieri di questa gabbia dalle sbarre di cemento armato non ho potuto non pensare alla fortuna che abbiamo noi oggi. Nell’epoca in cui viviamo è facile dare un giudizio su qualcosa, sputare sentenze e parlare liberamente, ma nel mondo racchiuso nella bolla non è così facile: se si esprime un giudizio la lingua viene mozzata, se si fa un’obbiezione si digiuna, se si esprime un parere c’è l’isolamento e ogni parola, persino la più semplice, ha un peso immenso nella bocca di chi la pronuncia.

Oggi sui social network è facile attaccarsi a vicenda, insultarsi e diffamare qualcuno, ma se ciò fosse accaduto all’interno dell’orfanotrofio, il mal capitato di turno avrebbe anche potuto perdere la vita. Chi detiene il potere, infatti, decide cosa si può dire e cosa no. Sembra quasi ironico, ma lo stesso Sacha Baron Cohen ha espresso in maniera molto più frivola il medesimo concetto, quando nel film “Il dittatore” ha sostituito con una parola diverse altre, creando un’enorme confusione nella popolazione che non riusciva più a capire se una cosa era giusta o sbagliata. Ovviamente in quel caso si trattava di un’espediente comico volto ad intrattenere criticando ciò che è sbagliato in una dittatura.

Nel caso dell’orfanotrofio le parole non vengono sostituite ma semplicemente soppresse, come se all’improvviso ci fosse qualcosa come una forza invisibile che ci tappa la gola, impedendoci di dire ciò che abbiamo necessità di dichiarare. Anche quando gli animi più ribelli, come Keïten, provano a navigare controcorrente e spingersi oltre i limiti, il tentativo viene soffocato dalle minacce e dalla violenza.

Questa è la prima volta che mi cimento in una lettura di tale carico emotivo e culturale, qualcosa che mi spinge a pormi davvero delle domande e stimola la curiosità per capire fino a che punto si sono spinti i personaggi per liberarsi delle loro catene, per sapere se sono riusciti per davvero a scalare la montagna su cui sorge il sole e spiccare il volo oppure no.

CasaSirio propone una lettura suggestiva, profonda e capace di evocare inquietudine in chi legge, ma non una sensazione lasciata a sé stessa, bensì qualcosa che spinge a riflettere e a rivalutare le proprie convinzioni.

Source: Pinterest

Sono fermamente convinta che questo genere di romanzi debba aprire la strada a tutti coloro che hanno il coraggio di affrontare una verità scomoda e dolorosa, che ferisce nel profondo dello spirito.

Lo stile di Živko Čingo è unico, evocativo e in un certo modo, crudo, mantenendo però quel pizzico di fantasia che spinge il mito e la natura a scontrarsi con la crudeltà umana, che fin dagli albori della nostra specie ci ha contraddistinti da tutti gli altri esseri viventi.

Solo noi esseri umani siamo capaci di uccidere e far soffrire perché lo vogliamo e non perché dobbiamo. Siamo l’animale più pericoloso al mondo, il nostro passaggio ha fatto estinguere centinaia e centinaia di specie animali, e come se non bastasse negli ultimi due secoli abbiamo anche iniziato a trucidarci a vicenda per il semplice e puro gusto di farlo, perché diciamolo chiaramente un soldato non combatte mai per il petrolio o per i diamanti, ma lo fa perché odia tutte le altre forme di vita al di fuori di sé stesso.

“La Grande Madre Acqua” scorre dentro di noi come un fiume che scava il suo letto nella montagna creando poco a poco valli e canyon, pronti ad essere riempiti da un vuoto tanto crudo quanto devastante.

 

 

May the Force be with you!
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