Review party: La cacciatrice di storie perdute di Sejal Badani

 

Non piango la alla notizia della morte di Ravi. L’uomo che ho conosciuto ha vissuto per mantenere la promessa alla sua amica anni prima. Mi aveva raccontato la storia di Amisha e si era assicurato che la sua memorie venisse onorata. Grazie a lui, mia madre e io ci siamo ritrovate. Mentre le riferivo la storia, abbiamo commemorato insieme l’amore che le ha dato la vita e abbiamo sofferto per la sua perdita.

 

Editore: Newton Compton Editori
Data di uscita: 6 giugno 2019
Pagine: 448
Prezzo: 2.99 € ebook ; 9.90 € cartaceo
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Jaya ha il cuore spezzato. Ha tentato a lungo di avere un bambino, ma dopo la terza gravidanza interrotta sta cominciando a perdere le speranze. Anche il suo matrimonio inizia a sfaldarsi e così, nel disperato tentativo di ritrovare sé stessa, decide di allontanarsi da New York per riavvicinarsi alle sue origini indiane. Non appena Jaya arriva in India viene immediatamente sopraffatta dai colori, dai profumi e dai suoni. Ogni cosa ha un fascino esotico, per lei, e ben presto il desiderio di riscoprire la cultura della sua famiglia prende il sopravvento. Ma ci sono segreti del passato a lungo taciuti che hanno il potere di influire sulle generazioni a venire. E così Jaya viene a conoscenza della storia di sua nonna e di un amore clandestino che è destinato a cambiare per sempre la sua vita. Solo dopo aver scoperto il coraggio e l’inarrestabile spirito di resilienza che hanno caratterizzato le donne della sua famiglia, infatti, Jaya si accorgerà di avere dentro di sé una forza che non avrebbe mai potuto immaginare di possedere.

 

Oggi voliamo in una terra molto lontana, ricca di colori, profumi e spezie, una terra incantata di cui puoi essere il re oppure il nulla: l’India. La cacciatrice di storie perdute, il nuovo romanzo di Sejal Badani, è il protagonista del review party di oggi; siete pronti a salpare per l’oriente?

 

«Conoscevi mia nonna?». È una donna di cui ho sentito parlare di rado.
È morta giovane, quandi ogni volta che veniva menzionata era come essere sovrastati da una minacciosa nuvola scura. Quando i miei zii parlavano di lei, mentre erano in visita, lo facevano sottovoce con pochi dettagli. Sul volto di mia madre calava un velo, e loro cambiavano immediatamente argomento.

 

Jaya è una donna distrutta, lei e suo marito, Patrick, hanno provato per anni ad avere un bamino e coronare il loro sogno di donare la vita diventando genitori. Purtroppo il destino non è stato per niente clemente con loro, Jaya è riuscita a rimanere incinta per tre volte e tutte e tre le gravidanze si sono interrotte bruscamente con un aborto. Il sogno infranto ha iniziato lentamente a portare alla deriva la giovane donna, sentendosi persa ed estranea perfino a sé stessa, percependo con astio quel suo corpo che non è riuscito a trasformarsi in una casa accogliente per i sui figli e ha portato nelle loro vite dolore e morte. La relazione con Patrick si è sfaldata dopo l’ennesimo aborto, ma l’allontanamento è inziato molto prima, quando ad ogni sconfitta Jaya si è chiusa sempre più nel suo bozzolo, senza pensare alla sofferenza del suo compagno. Rimasta sola, Jaya sente che necessita di fare qualcosa per salvare sé stessa, perdersi, ritrovarsi ed imparare finalmente a conoscersi. Per compiere questo arduo cammino dentro di lei ha deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta dei propri antenati e del proprio paese d’origine: l’India.

 

Sottratta ai propri ricordi, Amisha restò a guardare mentre gli ospiti iniziavano la lunga processione verso il luogo della cremazione. Amisha e il suo bambino erano banditi dalla cerimonia: i bramini insegnavano infatti che la morte avrebe potuto traumatizzare il piccolo e fagli desiderare di tornare a casa sua, in cielo.

 

Jaya raggiunge il piccolo villaggio indiano in cui hanno sempre vissuto i suoi nonni e in cui sua madre è cresciuta. Jaya e la madre hanno un rapporto freddo e distaccato, la giovane non si spiega perché durante la sua vita non ha ricevuto affetto e vicinanza dalla donna che le ha donato la vita, sente che ci sono segreti che hanno affondato le proprie radici in profondità nel suolo indiano. Sejal Badani ci dipinge l’India con tutti i suoi colori e profumi, mentre leggevo La cacciatrice di storie perdute mi sembrava quasi si sentire i forti odori di quel paese, percepire tra le pagine il caldo e le spezie. Mi è piacito davvero tantissimo lo stile di scrittura dell’autrice, semplice e fluido, con la sua voce forte e melodiosa la Badani è riuscita ad incollarmi alle sue pagine ed intrappolarmi nel vortice misterioso dei segreti della famiglia della protagonista. I personaggi mi sono piaciuti molto, trovo che siano molto curati e umani; in particolare mi ha colpito la nonna della protagonista, Amisha, e il suo domestico, l’intoccabile Ravi. Le ambientazioni sono narrate abbastanza nei dettagli, l’autrice riesce a trasmetterci molto riguardo l’India: le sue bellezze naturali, i colori, i profumi, la ricchezza e l’estrema povertà, le ingiustizie e l’arretratezza, e infine l’essere felici con il poco che si ha.

 

Il sole è tramontato da un pezzo, raffreddando lievemente l’aria. Ravi si china a grattare Rokie sotto il muso, facendo scricchiolare la colonna vertebrale. Il cane è rimasto ad aspettare paziente mentre il giorno si trasformava in pomeriggio e quindi nel crepuscolo. Io sono stata tutto il tempo sulla panchina di fronte a ravi, ipnotizzata dalla sua storia.

 

Jaya si è trovata ad avere a che fare con un mondo molto diverso da quello a cui apparteneva, dalle comodità di New York alla vita semplice vissuta in un villaggio indiano; eppure ho avuto la sensazione che la protagonista si sia adattata molto velocemente al cambiamento e alle diversità, sottolineando soprattuto le bellezze di questo paese. Jaya con il prezioso aiuto e la narrazione del vecchio Ravi, ha rispolverato giorno per giorno la vita e i segreti di Amisha, scelte e azioni compiute dalla nonna che hanno influito sulla vita e il temperamento della madre, la madre che la ha pregata di non andare in India a rivangare il passato e la implora di tornare a casa. La narrazione della storia è affidata soprattutto alla protagonista e alla nonna Amisha, che ci riporta nel passato per rivivere la propria vita. Amisha è un personaggio meraviglioso, una donna davvero da ammirare, un esempio di amore per la tradizione e voglia di uscire dagli schemi. Amisha non è mai stata la classica donna indiana soddisfatta di donare figli al marito e prendersi cura della casa, ha accettato questo compito ma guardando sempre più in là; in lei brillava un bagliore di ribellione, voglia di imparare e voglia di cambiare; la consapevolezza che per le donne l’India aveva ancora troppo poco da offrire e troppo con cui tarpare le ali. Molto particolare è stato conoscere da vicino Ravi, scelto da Amisha come domestico quando erano ancora molto giovani, la donna ha donato lavoro e rispettabilità ad un ultimo tra gli uomini, un intoccabile.

Il viaggio compiuto dalla protagonista è un percorso tortuoso costituito da discesce ma specialmente salite, è un perdersi tra la selva e ritrovare alla fine della via sé stessa e la luce, è un cammino verso la consapevolezza di poter essere felice nonostante tutto il dolore provato. La cacciatrice di storie perdute è un romanzo davvero bellissimo che scorre veloce e travolge con un’ondata di emozioni.

 

 

 

 

 

Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Newton Compton Editori per la copia omaggio

 

May the Force be with you!
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