Showtime: On the line. Every day. – 9-1-1 (Fox)

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È da un po’ che non parliamo di serie tv, il mese scorso sono riuscita a vedere poco e niente, ma ora mi è tornata la voglia di telefilm e dunque eccomi qui a parlarvi di una delle mie ultime “scoperte” televisive: 9-1-1.

Anche questa volta il mio sarà un discorso generico sulla serie e dal momento che non mi piacciono gli spoiler non andrò nel dettaglio delle puntate, ma mi concentrerò sugli elementi che ho apprezzato.

Ideata dai geni di Glee, American Horror Story, American Crime Story, Feud (per citarne alcune), Ryan Murphy e Brad Falchuk, questo procedural drama segue da vicino le vicende di Abby Clark, centralinista al call center del 911, Bobby Nash, capo dei pompieri e Athena Grant, poliziotta.

La prima stagione è stata trasmessa a gennaio di quest’anno negli Stati Uniti ed è stata già rinnovata per una seconda, un mese dopo è arrivata in Italia e devo dirvelo, mi ha piacevolmente stupita. Il cast vede la presenza di due volti noti già visti in AHS, Angela Bassett e Connie Britton, due attrici che sono riuscite, come sempre, a rendere i loro personaggi incredibili.

Tutto parte da una chiamata al 911, unico numero al quale rivolgersi in caso di emergenza e da quel momento, polizia, vigili del fuoco e ambulanze si ritrovano in prima linea per prestare soccorso ai cittadini in difficoltà. La voce dietro al telefono è quella di Abby Clark, centralinista che nella vita di tutti giorni assiste in maniera attiva, seppur a distanza, tutti coloro che hanno bisogno di un aiuto immediato.

Dietro le quinte però si nasconde una persona fragile, la cui vita ruota attorno a sua madre, affetta da alzheimer e che poco a poco sta scomparendo, ciò nonostante Abby si aggrappa ancora alla sua lucidità o a quello che ne resta, anche se questo significa non riuscire a vivere più la propria vita, ma restare sospesa in una sorta di limbo che la allontana dalle possibilità che ci sono là fuori.

D’altra parte abbiamo Bobby Nash, capo dei vigili del fuoco, un uomo con un passato travagliato che cerca di coordinare al meglio la sua squadra per riuscire a salvare tutte le vite in pericolo che attendono soccorso, ma quello che agli occhi di tutto risulta essere un eroe si mostra agli occhi dei telespettatori come qualcuno che sta lentamente annegando nel suo dolore e che vorrebbe chiedere aiuto, ma non ci riesce. Impigliato nel diario che nessuno può toccare, Bobby si rifugia nel lavoro.

Insieme a lui ci sono Buck ed Hen, due personaggi opposti. Uno è ancora immaturo e non si rende conto del valore che ha il suo lavoro, mentre l’altra è ancora scossa dalla sua vita privata, instabile e fragile. Entrambi però capiscono quanto sia importante avere qualcuno al proprio fianco che conosce bene le difficoltà di chi lavora in questo settore.

Assieme a loro c’è anche Chimney, un altro paramedico che lavora in coppia con Henrietta e assiste i protagonisti nello svolgimento dei loro compiti, prestando la propria esperienza affinchè possano portare a termine il salvataggio.

Ultima, ma non per importanza, c’è Athena Grant, una poliziotta che aiuta queste due squadre nei loro interventi, soprattutto quando c’è bisogno di un supporto armato. I casi che affronta sono veramente brutali, come quelli di tutti fra l’altro, tuttavia è brava nel suo lavoro e riesce sempre a portare a termine ogni incarico. La vita di Athena come quella di tutti gli altri non è facile, la sua famiglia si sta poco a poco frammentando a causa del marito e del suo coming out improvviso.

Pur appartenendo a settori diversi questi professionisti collaborano insieme per garantire la sicurezza dei cittadini di Los Angeles, i quali spesso non collaborano e non sempre si riesce a portare a termine un incarico come si vorrebbe. Tutti quanti hanno salvato molte vite ma ne hanno perse altrettante ed è questo che li rende consapevoli dei rischi e pericoli che ogni chiamata porta con sé.

Col tempo si è creato un rapporto duraturo fra i membri delle squadre, qualcosa che li lega nel bene e nel male, fra un intervento e un altro, forse quel qualcosa è la responsabilità che ognuno di loro prova nei confronti delle vite che non riesce a salvare, quel dolore che è difficile lasciarsi alle spalle una volta finito il turno.

È questo uno degli aspetti che più ho apprezzato della serie, il fatto che per una volta non si sottolineasse soltanto la parte eroica di questi personaggi ma si mostrasse anche il loro lato umano, immaturo e perché no, complicato, che li tiene insieme e che permette loro di crescere.

Per farla breve, 9-1-1 è una serie intensa e carica di adrenalina che esplora fino in fondo ciò che vuol dire indossare una divisa, che sia quella di un centralino, da poliziotto o perché no quella di un pompiere, tutti ornamenti che ci ricordano che non tutte le persone riescono a fare il loro lavoro lasciandosi le atrocità dietro le spalle, ma che a volte per farlo hanno bisogno di un’armatura che si chiama uniforme.

“Se c’è una cosa che ho imparato nelle ultime 24 ore è che la famiglia è l’unica cosa che conta”. – Evan Buckley

May the Force be with you!
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