Slumberland di Paul Beatty | Recensione di Sandy

“L’unica cosa che la difesa preventiva previene è la vittoria.”

IL ROMANZO

Prezzo: € 18,50

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Berlino, 1989. DJ Darky è nero, viene da Los Angeles e ha un sogno: trovare Charles Stone, in arte Schwa, mitico musicista dell’avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto beat. Il Muro cadrà a breve e una nuova città lo aspetta, sterminata e pullulante di vita: va scovato il suo cuore pulsante, ne va colto il battito, va fatto proprio. Un’arteria tra tutte gli balza agli occhi, indicando la meta: un locale in cui si fa musica, lo Slumberland bar, dove si fa assumere come jukebox sommelier. In quei pochi, fumosi metri quadrati di impiantito sporco e ritmo perfetto, si apre così una nuova stagione di ascolto: un’educazione acustica, politica e sessuale che via via annette territori inediti, nuovi gusti musicali, nuove memorie fonografiche. Nel frattempo, come un caldo giro di basso che s’insinua lungo le strade vivaci della città, DJ Darky passa da un letto tedesco all’altro mentre affila le armi di un’ironia argomentativa che non ammette limiti: sulla negritudine in quegli anni in America e in Europa, sulle relazioni tra uomini neri e donne bianche, sulla musica jazz e techno, sulla condizione dei tedeschi dell’Est dopo l’unificazione e quella degli afroamericani dopo le battaglie per i diritti civili. Paul Beatty, una delle voci più pungenti d’America, ci regala un irresistibile sound letterario, un graffiante ritratto delle contraddizioni di quegli anni, ma soprattutto un atto d’amore per la musica, a suo vedere l’unica cifra con cui è possibile misurare la realtà e la vita.

Let’s talk about “Slumberland”

“Le anime tormentate dei nostri morti ora sono libere di esprimere ciò che sono in realtà, oltre quella patina da primitivi moderni.”

Oggi parliamo di un romanzo particolare, partorito dalla mente geniale di Paul Beatty, autore de “Lo schiavista” e vincitore del prestigioso premio “Man Booker Prize” nel 2016. Questo suo secondo romanzo non è solo lun inno alla vita ma anche alla musica stessa, in quanto ricerca di suono, che può anche essere interpretata come il bisogno di trovare un posto, nel mondo.

1988. Ferguson W. Sowell, detto anche DJ Darky, è un famigerato DJ californiano dall’orecchio sopraffino. Ha il ritmo nel sangue e il suo orecchio assoluto gli ha permesso di ideare un beat che definirei quasi perfetto. Perchè quasi? È come se nella sequenza mancasse qualcosa. Tum tum clap! Tum tum clap! Tum tum… e poi? Quel qualcosa per lui è Charles Stone, in arte Schwa, musicista che incarna l’anima della musica jazz e il solo a poter riempire quella lacuna. Per questo motivo il nostro protagonista intrapprende un viaggio a suo rischio e pericolo che lo porterà a Berlino, alla ricerca dell’uomo dietro al mito. 

“Col passare del tempo i rumori più sottili e fragili del mio passato cominciarono a dominarmi i pensieri.”

La città di Berlino si rivela essere una curiosa scoperta. Non è fredda come se l’aspettava, come un luogo dove la gente vive con i paraocchi, bensì un luogo carico di vita e colori, ma soprattutto ricca di fascino. È qualcosa di nuovo, sente già le idee balenargli nella testa e la musica scorrere nelle sue vene. La città tedesca può essere a tutti gli effetti la sua nuova musa e lui è pronto a lasciarsi ispirare da essa, da ciò che ha da offrire. Per questo si reca allo Slumberland, un locale dove la musica regna sovrana. Diventa un jukebox sommelier. L’idea di questa figura gli è venuta dopo aver sentito una canzone al Sunny Glens. Lui di musica sa il fatto suo ed è a conoscenza che i suoi consigli possono rivoluzionare la mentalità tedesca. Comincia così la sua nuova avventura alla scoperta di Berlino tra musica, locali e incontri interessanti, ma anche di storia, come la caduta del Muro della città, che viene vissuto non solo come cambiamento sociale radicale ma anche culturale e musicale.

“L’inevitabile scontro tra il puritanesimo americano e il pragmatismo tedesco. Avrei dovuto saperlo fin dall’inizio che non poteva funzionare.”

“Slumberland” è un romanzo che si legge a tempo di jazz, tra un assolo e l’altro, che raggiunge l’apice attraverso le riflessioni del protagonista. È proprio lui la voce narrante dell’intera storia, attraverso i suoi occhi conosciamo le vicende di un personaggio fuori posto in quanto straniero, di colore e musicista. Paul Beatty con il suo stile pungente riesce a far emergere la personalità frizzante di DJ Darky, arrivando dritto al cuore del lettore. Un po’ come la musica, il protagonista è imprevedibile e sopra le righe, senza peli sulla lingua quando critica lo sfondo e le persone che lo popolano. Le sue riflessioni sono chiaramente quelle di una persona che sta cercando di ambientarsi in un luogo del tutto nuovo ed è quindi alle prese con i problemi di uno straniero. Il non sentirsi a suo agio in un luogo che ormai dovrebbe essere casa sua è una cosa che comprendo, in quanto anche a me manca profondamente la mia terra. In qualche modo Darky cerca di sopravvivere, adattarsi, ma non è mai facile. Passare da un posto all’altro significa anche adeguarsi alle regole del luogo dove si sta andando e si rischia spesso di perdere la propria identità. Con intensità l’autore ci dimostra che non è solo questione di colore della pelle, anche se ha la sua fetta di importanza, ma di ritagliarsi uno spazio in questo nuovo mondo.

Vi lascio con la playlist creata da Fazi Editore così che anche voi possiate entrare nel mondo di Slumberland.

Note sull’autore – Paul Beatty:

È nato nel 1962 a Los Angeles. Ha studiato Scrittura creativa al Brooklyn College e Psicologia alla Boston University. È autore di quattro romanzi e curatore di un’antologia, Hokum: An Anthology of African-American Humour. Con Lo schiavista, pubblicato da Fazi Editore, ha vinto il Man Booker Prize 2016: il primo americano nella storia a vincere il prestigioso premio. Vive a New York.

 

May the Force be with you!
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