Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare. Apprendi dagli audaci, dai forti, da chi non accetta compromessi, da chi vivrà malgrado tutto. Alzati e guarda il sole nelle mattine e respira la luce dell’alba. Tu sei la parte della forza della tua vita. Adesso svegliati, combatti, cammina, deciditi e trionferai nella vita; Non pensare mai al destino, perché il destino è il pretesto dei falliti.
(Pablo Neruda)
Editore: Macchione
Data di uscita: 2017
Prezzo: 20.00 €
Ghiaccio, sangue, bellezza e miseria. Pietro è un giovane ragazzo cresciuto tra Bedero Valcuvia e Ganna. Una vita allegra e spensierata fino allo scoppio della Grande Guerra, l’arrivo dei soldati in Valganna e in Valcuvia, la chiamata alle armi del padre e il suo arruolamento volontario tra gli operai addetti alla costruzione di una linea difensiva fortificata. Spostatosi il fronte di guerra sul confine orientale, Pietro e gli altri operai vengono trasferiti. Lì sul Grappa, Pietro si ammala gravemente e, in preda a una forte febbre, ricorda i giorni di duro lavoro sul Monte Piambello dove si era imbattuto prima nella piccola chiesetta di Campobella e poi negli occhi profondi e azzurri di una giovane ragazza, innamorandosi perdutamente di entrambe. I ricordi di Pietro si accavallano tra il duro lavoro alle trincee, qualche fugace visita alla chiesetta e gli incontri furtivi con la giovane che, discendente del costruttore di quel piccolo monumento, gli racconta tutto quello che sa sulla chiesa e sulla sua storia.
Prima di cominciare vorrei ringraziare La Stamberga d’Inchiostro per questa fantastica possibilità! E’ davvero un onore per me potermi presentare e farvi conoscere il mio romanzo… che spero vi piacerà!!
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Come è nata l’idea di Il canto del ghiaccio?
Ero alla ricerca di spunti per un nuovo racconto, il che per me significa scartabellare in vecchi e polverosi archivi nella speranza di imbattermi in un evento particolare o sconosciuto. Ma avevo da poco pubblicato un altro romanzo e, non potendo certo pretendere di trovare subito l’ispirazione per uno nuovo, decisi di dare tempo al tempo.
…una mattina però, in giro per motivi di lavoro, passai davanti alla piccola chiesetta di Campobella di Valganna e fu un vero e proprio colpo di fulmine. Spesso chiuso, quel giorno intravidi il portone aperto, parcheggiai e mi ci intrufolai… quasi un segno del destino!
Conoscevo già il piccolo monumento, ma solo in parte la sua storia, così iniziai a documentarmi. Quel che trovai fu davvero poco… e per questo mi convinsi fosse la storia giusta da raccontare. Una tale bellezza non poteva più restare muta!
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C’è un episodio che le si è delineato prima degli altri?
Questa è una domanda difficile a cui rispondere. Raccontando il romanzo, come accennato, la storia della costruzione, avvenuta verso la fine del ‘600, di un piccolo monumento, tutto è ovviamente cominciato da lì. Ma, come dicevo, quel che si conosce e che ho trovato a riguardo, è proprio poco, il che mi ha portato a dover trovare un escamotage che mi permettesse di narrare quella vicenda. E il trucco è stato ambientare il tutto a inizio ‘900, belle époque e Grande Guerra, e quella prima parte quindi, in questa nuova ottica, è stata completamente rivista e modificata.
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Che rapporto ha con i luoghi in cui è ambientato il romanzo?
Sono i luoghi in cui sono cresciuto. Che amo e che vorrei, magari anche grazie ai miei romanzi, riacquisissero il giusto ruolo che dovrebbero avere. Oggi infatti, a discapito di un passato decisamente più glorioso, perlomeno nelle aspettative, sembrano un po’ abbandonati a sé stessi. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto ad ambientare il racconto a inizio ‘900. Anni in cui, grazie ai cosiddetti villeggianti, perlopiù milanesi, le tranquille valli varesine, e la stessa Varese, erano invase e piene di turisti. Ville, Grandi Alberghi, funicolari, trenini, campi da golf… oggi solo un lontano ricordo.
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A quale dei suoi personaggi è più legato?
Per poterli descrivere mi sono profondamente innamorato di praticamente tutti i personaggi, per questo mi è impossibile sceglierne uno in particolare. In ognuno di loro potrei infatti trovare un aspetto in cui mi identifico alla perfezione, ma dovrei svelare troppi particolari… meglio lasciare un po’ di sorpresa al lettore!
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C’è qualche curiosità che non ha scritto nel romanzo e vuoi condividere con i lettori?
Tantissime. Ma probabilmente le userò per nuovi racconti, quindi… silenzio stampa!!
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Quale messaggio vorrebbe arrivasse a chi legge il libro?
E’ una storia “minore”, se così vogliamo chiamarla. Ambientata in minuscoli borghi dell’alto varesotto e animata da personaggi semplici e comuni. Ma anche dalle piccole storie c’è tanto da imparare, e anche queste, il più delle volte nel più totale silenzio, lasciano un segno indelebile.
Forse è proprio questo il messaggio che mi piacerebbe uscisse allo scoperto: un’idea, anche semplice, se perseguita può cambiare la storia.
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Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Non ne ho la più pallida idea! Il bello del genere che ho scelto è proprio la sorpresa. Mi spiego meglio: ovviamente so che scriverò un romanzo storico e che questa volta mi piacerebbe avventurarmi sul thriller, so che probabilmente sarà ambientato nelle valli del varesotto perché quelli sono gli archivi che bazzico e le storie che conosco. Ma non so assolutamente cosa stuzzicherà la mia curiosità, quale “strano” documento mi salterà sotto gli occhi o quale particolare aneddoto mi racconterà un simpatico e pensieroso vecchietto dalle guance rosse seduto al tavolino di un bar…
In bocca al lupo!