A tu per tu con Elide Ceragioli

Elide Ceragioli, medico neuropsichiatra-infantile, nata a Massa nel 1954, vive alle porte di Firenze. Felicemente sposata dal 1982, ha due figli: Andrea e Chiara. Occupa il tempo libero in attività di volontariato. Ha già pubblicato i romanzi La libertà delle foglie morte e Il falco e il falcone, oltre alla raccolta I colori dell’albero e altri racconti. Collabora con articoli e pubblicazioni a periodici quali “Missioni OMI” e “Toscana Oggi”. Sul sito www.qumran2.net è presente con una “Via Crucis” e diverse pubblicazioni di narrativa e saggistica. La sua prima uscita in libreria risale agli anni ‘70 con Cristiana a modo mio. Con SensoInverso ha pubblicato: Le tentazioni dell’ispettore Dallolio, Non sai mai chi puoi incontrare, La libertà delle foglie morte, Mele marce per la squadra e Fuori dalla tela del ragno.

IL ROMANZO

Prezzo: € 16,00 | Pagine: 180

Acquistalo subito: Non sai mai chi puoi incontrare

In una torrida e afosa estate fiorentina sei ispettori, accomunati dalla professione ma tanto diversi tra loro da essere lo specchio delle più eterogenee componenti della società italiana contemporanea, convergono a Firenze dai confini della penisola, per partecipare a un corso di aggiornamento. Ben presto il periodo di formazione si trasforma in concreta attività investigativa per l’apparire nella realtà toscana di un nuovo mostro.
Le capacità professionali degli ispettori saranno messe a dura prova da una serie di delitti firmati con l’evirazione delle vittime, e i valori umani di ognuno diventano il collante più vero per tener la squadra unita.
L’intrecciarsi del lavoro con i problemi della vita quotidiana, della professionalità con l’umanità, della vita con l’azione, del sentimento con il dovere, trasformerà sei individui in un gruppo: LA SQUADRA.

Diamo il benvenuto all’autrice e la ringrazio per il tempo a me dedicato, senza ulteriori indugi lasciamo a lei la parola per spiegarci meglio la persona dietro al romanzo.

Come nasce l’idea di «Non sai mai chi puoi incontrare»?

Dopo tanti racconti di genere ed ambientazione diversi, mi sono cimentata con due romanzi storici: “La libertà delle foglie morte” (Berlino, 1935, leggi razziali) e “Il falco e il falcone”, (Medio Evo, Ruggero da Flor, templari, bacino mediterraneo, secolo XIII). Lavori che mi hanno dato tante soddisfazioni, ma molto impegnativi, soprattutto per la ricerca e la documentazione necessarie. Sicuramente impegnativi, in particolare il secondo, anche per il lettore.

Volevo offrire ai miei lettori qualcosa di piacevole, interessante e positivo, ma che fosse meno impegnativo per me nella ricerca documentale e accessibile ad un pubblico ampio. Da divoratrice di gialli ho pensato che un romanzo giallo fosse la proposta giusta. Ero giovane all’epoca del “mostro di Firenze”; all’epoca avevano ipotizzato di costituire una super-squadra per indagare sui delitti del mostro, ma nella realtà è rimasta solo un’idea… allora ho deciso che “La Squadra” la inventavo io. In “Non sai mai chi puoi incontrare” la squadra si forma, proprio a Firenze e compie la sua prima grande indagine. Continuerà ad operare nei tre romanzi successivi.

C’è un personaggio in cui ti rispecchi?

Ogni personaggio dei miei scritti è, in qualche modo, qualcuno che ho realmente incontrato, anche se poi la mia fantasia lo proporrà al lettore rispecchiando quello che sento in quella situazione.

Sicuramente nei miei personaggi c’è molto di me, della mia esperienza di donna, moglie, mamma e medico psicoterapeuta, ma non penso di rispecchiarmi in uno in particolare. Per molti personaggi dei miei libri, invece, mi sono ispirata a persone che conosco. Per esempio, tra i componenti della squadra c’è Gabriella, una mia carissima amica e per l’ispettore piemontese Carlo Dallolio (per i colleghi Dalloliorompicoglionicarlo) mi sono riferita a mio marito.

Qual è il messaggio che volevi trasmettere con “Non sai chi puoi incontrare”? Pensi che questo messaggio sia riuscito ad arrivare a destinazione?

Ci sono dei valori in cui credo profondamente e che penso debbano essere promossi, proposti e diffusi. Ho letto tanti libri in cui spesso, anche in modo gratuito e strumentale, vengono inseriti messaggi negativi. Io credo nell’affermazione dostoevskijana «La bellezza salverà il mondo»; nei miei libri propongo questo: il male, i cattivi, la morte, la violenza ci sono, ma il bene alla fine prevale, la bellezza illumina, i buoni vincono.

Dai riscontri che ho avuto finora, molti dei miei lettori hanno colto questo messaggio e, quel che più conta, lo hanno apprezzato e condiviso.

È sempre stato il tuo sogno diventare scrittrice?

Ho cominciato a leggere a 4 anni e a 24 ho pubblicato il mio primo libro. Poi le vicende della vita mi hanno portata non riprendere la penna in mano per diversi anni, ma la voglia di esprimermi raccontando è sempre stata parte di me. L’essere scrittrice per me non è tanto la realizzazione di un sogno, quanto piuttosto essere ma stessa.

Cosa è realmente importante quando si pubblica un libro?

Penso che chi scrive lo faccia perché ha qualcosa da offrire, da dire, da comunicare. Questo non può concretizzarsi se non avendo un “pubblico” che riceve questa offerta: avere dei lettori.

Ovviamente i lettori vanno raggiunti, coinvolti e interessati: questa è la parte più difficile che necessita dell’aiuto di chi ha in mano il mercato dei libri (editori e librerie). Purtroppo anche in questo campo prevalgono gli interessi economici e quindi non sempre viene proposto e promosso quello che veramente vale, ma piuttosto quello che rende.

Se fossi un libro quale saresti?

Se fossi un libro vorrei essere uno dei miei… in particolare quello che non ho ancora scritto, perché in ogni libro c’è un pezzetto di me e l’ultimo darebbe una mia foto aggiornata.

Se non fosse possibile vorrei essere «Il nome della rosa». C’è una bella scrittura, ricchezza di vocabolario, un pizzico di mistero da indagare, una certa dose di spiritualità e infine una quota sostanziosa di errori e alzi la mano chi si sente perfetto!

Consigliami un libro.

La modestia non è una delle mie virtù principali e penso che sia anche giusto credere in se stessi, quindi ti consiglierei di leggere uno dei miei libri. Ai gialli mi sembri già interessata: ti propongo il mio primo romanzo “La libertà delle foglie morte” (la nascita delle leggi razziali a Berlino vissuta da un gruppo di liceali e vista con i loro occhi) e l’ultimo: “L’uomo che parlava alle pietre”, ambientato all’età della pietra, illustrato e carico di umanità.

Progetti futuri?

Nell’immediato la pubblicazione di un romanzo che ho terminato da pochi giorni. Sono tornata nel Medio Evo spostandomi in Germania nel secolo XII e ho scritto una storia dai tratti gialli, ma con protagonista Ildegarda di Bingen ed i personaggi che le stavano attorno all’epoca.

Ora l’idea è di tornare al giallo, riprendendo quel che restava di LA SQUADRA e cominciare un nuovo ciclo con personaggi vecchi e nuovi.

Una domanda che rivolgo spesso. Hai qualche consiglio per chi vuole diventare scrittore?

Non farsi illusioni. Se uno scrive per passione, per divertimento, perché gli piace… può avere delle piccole, ma belle, soddisfazioni. Se uno pretende di sfondare, di diventar famoso, di vendere migliaia di copie rischia grandi delusioni.

La nostra intervista finisce qui, vi esorto a seguire l’autrice sulla sua pagina facebook: I Gialli di Elide – La Squadra. Alla prossima!

 

May the Force be with you!
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