Un libro per due: Una famiglia quasi normale di Mattias Edvardsson

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Questo sabato io e Sara di Bookspedia torniamo per il nostro “Un libro per due” per parlare di un nuovo thriller, il romanzo di Mattias Edvardsson,  “Una famiglia quasi normale”, pubblicato da Rizzoli e tradotto da S. K. Milton Knowles.

Data di uscita: 16 Aprile

Acquistalo subito: Una famiglia quasi normale

Editore: Rizzoli
Collana: Rizzoli Narrativa
Traduzione: S. K. Milton Knowles

Pagine: 516
Prezzo: € 19,50

Eccola Stella Sandell, diciannove anni, disamorata di Lund e della Svezia, impegnata a progettare un lungo viaggio in Asia, abituata per noia a sedurre, capace di sarcasmo immediato verso un modello di carriera e di vita borghese che suo padre, pastore della Chiesa di Svezia, e sua madre, esperto avvocato, sognerebbero per lei. Poi una sera nel solito locale, con davanti la solita pinta di birra, un uomo entra dalla porta d’ingresso. La prima a vederlo è Amina. Ma non si pensi a una storia di gelosia e manipolazione; a un thriller, piuttosto, che incide la nostra sensibilità. Un thriller senza effetti speciali, forte di un’assonanza – per la situazione che descrive – a Pastorale americana di Philip Roth, anche questo con una famiglia al suo centro: un padre, una madre, la loro figlia Stella, avvinghiati in una storia gialla imprevedibile e conturbante. Strato dopo strato i personaggi del libro vengono impregnati di un’inquietudine aliena: un padre la cui vocazione religiosa manca di un mattone, una madre che orienta la realtà con geniale disinvoltura, un uomo d’affari imperscrutabile, la sua ex amante bruciata da un’ossessione, e poi Stella e Amina, inseparabili, rivelazioni di questo romanzo e di quello che la vita ci può riservare, a volte, nella sua brutalità.

E poi arrivano giornate come questa in cui finalmente ho una tastiera decente con la quale poter scrivere, silenziosa abbastanza per non disturbare nessuno. Posso digitare velocemente senza dovermi vergognare per il rumore eccessivo che provoco quando scrivo. Ma non è di certo la tastiera ad essere protagonista oggi bensì una lettura condivisa e che lettura, qualcosa di inaspettato, che mi ha catapultata in una storia surreale, dove è la famiglia a fare da padrona e con lei i rapporti tra genitori e figli, così come la fede.

Si intitola “Una famiglia quasi normale” di Matthias Edvarsson, un romanzo sbarcato in libreria il 16 aprile per RIzzoli con una trama intrigante, una scelta che devo dire si è rivelata azzeccata e che nonostante le sue dimensioni, parliamo di più di 500 pagine, riesce a scorrere con facilità, permettendo alle tre voci narranti: padre, figlia e madre di raccontare una storia familiare unica nel suo genere, ovvero quello di una famiglia svedese in frantumi, divisa tra fede e orrore, un incubo che inghiotte ogni membro in una spirale di angoscia, rendendo questo thriller psicologico più accattivante rispetto ad altri del suo genere.

La prima cosa che ho notato è il numero dei narratori, il tre. Scelta audace e un richiamo evidente alla santissima trinità. Per tutta la durata del romanzo sono loro, i Sandell, la nostra guida, gli unici in grado di raccontare a noi lettori la loro storia vista da diverse angolazioni: quella di Adam, il padre credente e premuroso, di Stella, la figlia adolescente ribelle e infine di Ulrika, la madre risoluta disposta a tutto per proteggere la sua famiglia, anche se questo significa dover mentire.

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Per la famiglia si farebbe di tutto ed è su questo che Edvarsson basa il suo romanzo, trasformando i Sandell nel perfetto capro espiatorio per mettere in atto il suo esperimento, dove non è importante andare a caccia di assassini bensì comprendere i meccanismi che entrano in moto quando è la loro figlia Stella ad essere in pericolo, accusata dell’omicidio del figlio di uno dei membri più influenti del panorama giudiziario, Christopher Olsen, evento che segna la vita di tutti loro, portandoli a mutare lungo il racconto, a diventare la migliore immagine distorta di se stessi.

Questo infatti è uno di quei libri che riescono a bucare la dimensione di carta. I personaggi risultano realistici per la loro convincente caratterizzazione e sullo sfondo c’è una storia brutale, la realtà dei fatti, dove il potere riesce a soffocare qualsiasi cosa e non c’è verso di fermare la violenza sulle donne. L’accusa di omicidio apre il vaso di Pandora, porta dei genitori a fare di tutto pur di salvare la loro creatura, nata dall’amore di entrambi, ma in un momento in cui i due non erano ancora sicuri del loro futuro.

Ed è così che una storia familiare prende vita, senza fretta e con il tempo necessario affinché i volti raffigurati in quella foto mostrino il loro vero aspetto a cui Edvarsson dedica tutta l’attenzione possibile, scattando un fotogramma vivido e che in qualche modo risulta dinamico, infatti i personaggi non risultano piatti, ma mutano lungo la storia, mostrando il loro percorso, quello che li ha portati a diventare l’immaginare che si forma una volta arrivati alla fine.

Mi ha rapita dall’inizio alla fine per il suo stile evocativo e allo stesso tempo semplice, che riesce a mettere sul piatto della bilancia orrori ed emozioni in maniera così spontanea, lasciando che sia chi legge a seguire il flusso di pensieri dei suoi personaggi, andare oltre la storia già nota e comprendere il perchè delle loro scelte. C’è giusto e sbagliato quando si ha a che fare con i Sandell, ma anche l’ipotesi che in una situazione del genere fare di tutto per la propria famiglia è una cosa normale, nasce spontanea, il che porta anche a tenere conto dei sentimenti. Ragionare a mente lucida è impossibile, così come immaginare un mondo in cui le cose vanno come dovrebbero andare e la giustizia è in grado di fare il suo lavoro.

Una famiglia quasi normale è uno specchio infranto, una superficie perfetta che si frammenta e mostra il lato distorto dei volti riflessi su di esso.

“Eravamo una famiglia del tutto normale. Non eravamo noi a dover stare lì seduti. Eppure c’eravamo.”

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Rizzoli per la copia omaggio.

 

 

 

 

May the Force be with you!
Precedente #proiettilidicarta: L'ultimo ballo di Mary Higgins Clark (Sperling & Kupfer) Successivo Review Party: L’Isola degli Eterni di Monica Iemi (Leone Editore)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.