Close-Up #38: “Villa Rosmunda” e “Apnea” di Diego Salvadori

Questa volta è arrivato il momento di avvicinare la lente d’ingrandimento sui lavori di Diego Salvadori, “Villa Rosmunda” e “Apnea”, che vi presento qui in questo articolo con un piccolo estratto e un booktrailer.

Data di uscita: 23 Giugno

Acquistalo subito: Villa Rosmunda

Editore: Self Publishing
Genere: Thriller
Pagine: 183
Prezzo: € 0,99 | € 7,99

Novembre 2016. La quiete stantia di un paesino di provincia viene sconvolta da un susseguirsi di eventi nefasti, lungo una scia di morti a cui nessuno riesce a dare una spiegazione. Sarà allora che tre giovani uomini decideranno di addentrarsi nelle viscere di un antico e spaventoso mistero, dove la Fine sembrerà un sollievo rispetto all’Inferno che si prospetta all’orizzonte.
Tra fantasia e Storia, archeologia e suspense, “Villa Rosmunda” è un viaggio oltre lo spazio e il tempo: il resoconto di una realtà che cede, collassa e non lascia alcuna via di scampo.

Data di uscita: 9 Gennaio 2017

Acquistalo subito: Apnea

Editore: Self Publishing
Genere: Thriller/ Romanzo di formazione
Pagine: 125
Prezzo: € 0,99 | € 10,99

Quella tra Guido e Lisa è un’amicizia autentica, dove i segreti non hanno ragione di esistere e la sincerità è il solo e unico imperativo. Eppure, da un po’ di tempo a questa parte, gli occhi di Lisa sono velati da una profonda tristezza, da un’angoscia che ogni notte la tiene sveglia e le fa vivere un’esistenza senza respiro. In apnea. Toccherà a Guido, allora, scavare nella sua anima e in quello che resta di lei, tra i segreti e le violenze che si nascondono sotto l’ipocrisia della vita di tutti i giorni. “Apnea” è risveglio, ritorno al mondo. La consapevolezza estrema e improvvisa di sentirsi finalmente vivi.

L’oscurità era totale. Se non fosse stato per il gelo, Guido si sarebbe creduto ancora nel letto: sentiva la testa pesante, la bocca impastata, un dolore lancinante alla schiena. L’unica cosa viva era il buio. Provò ad alzarsi e arrancò qualche passo, ma si accorse di avere i piedi fermi, bloccati. Coi polpastrelli riconobbe il metallo, le rugginose maglie di una catena, stretta così forte che gli segava la pelle. Il suo sguardo continuava a vagare: fuori era ancora notte, lo intuiva dal nero oltre le grate della finestra, mentre il terreno umido, quasi sudato, gli ricordò un posto adibito all’allevamento, forse una stalla. Puzzava di muffa, di chiuso, e anche la sua felpa, l’unico indumento rimasto addosso, era satura di quell’odore.
Liquida, l’assalì la paura. Batteva i denti come sassi su una lavagna. Prigioniero, sì, intrappolato. Qualcuno lo teneva là dentro e le supposizioni presero a inseguirsi nella sua testa, mentre lo sguardo attraversava in linea retta e obliqua quel perimetro oscuro, che tuttavia gli appariva sempre più vasto.

Fu allora che l’aria prese a spostarsi e un profumo ‘buono’ gli arrivò alle narici: note agrumate di Fahrenheit che ricomponevano la figura di un’ombra, pronta a acquistare man mano fisionomia, una sinistra corporeità. Poi un rumore, uno schiocco lontano: la guancia destra ricevette uno sputo.

La voce era netta, decisa, a tratti suadente, la riconobbe da subito in quegli ordini perentori.

(Cap. VIII, p. 46)

Due thriller da portarsi sotto l’ombrellone!

 

 

May the Force be with you!
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