Whiplash | Recensione

 

 

 

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 Whiplash (2014)

“- Voglio essere un grande.
– E non lo sei?
– Voglio essere uno dei grandi.
– E io ti impedirei di diventarlo?
– Si!”

Dettagli:

  • Titolo originale: Whiplash
  • Anno: 2014
  • Data di uscita: 12 febbraio 2015
  • Durata: 105 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Regia: Damien Chazelle

Interpreti e personaggi:

  • Miles Teller: Andrew Neiman
  • J. K. Simmons: Terence Fletcher
  • Melissa Benoist: Nicole
  • Austin Stowell: Ryan Connelly
  • Paul Reiser: Jim Neiman
  • Nate Lang: Carl Tanner
  • Chris Mulkey: zio Frank
  • Jayson Blair: Travis

Trama:

Andrew, diciannove anni, sogna di diventare uno dei migliori batteristi di jazz della sua generazione. Ma la concorrenza è spietata al conservatorio di Manhattan dove si esercita con accanimento. Il ragazzo ha come obiettivo anche quello di entrare in una delle orchestre del conservatorio, diretta dall’inflessibile e feroce professore Terence Fletcher. Quando infine riesce nel suo intento, Andrew si lancia, sotto la sua guida, alla ricerca dell’eccellenza.

Recensione:

L’ambizione del protagonista, Andrew Neiman, è al dir poco ordinaria. Molti giovani a malapena riescono a capire dove vogliono arrivare ma lui ha le idee ben chiare. Il suo sogno, quello di diventare il più grande batterista di jazz al mondo, è destinato a trasformarsi in uno dei suoi peggiori incubi e come accade spesso in questi ultimi, nel suo caso, ha il volto del Professore Terence Fletcher. La concorrenza è feroce al conservatorio Shaffer di Manhattan, dove per aspirare a un posto da sostituto bisogna impegnarsi quanto un batterista professionista. Fletcher rappresenta un faro nella notte nella vita di coloro che vogliono arrivare al top, ma che prezzo ha la vetta del successo? Questo è uno dei quesiti che lo spettatore continuerà a porsi in questa scalation frenetica dai ritmi intensi e serrati, dove non c’è spazio per respirare.
È questo che rende Whiplash un film realistico. Per raggiungere il proprio obiettivo, il protagonista deve sudare e fare le ore piccole, anche a rischio di non sentirsi più le dita. Lui era la batteria devono diventare un corpo solo in armonia. È una lotta continua contro il tempo e sé stessi, fatta di umiliazioni pubbliche da parte del professore e di ritmi ben scanditi, dove l’unica preoccupazione è essere all’altezza del compito. Ogni strumento musicale deve spiccare nell’orchestra di Fletcher, al minimo sbaglio, si rischia di vedere il proprio sogno ridotto in frantumi. Andrew questo lo ha capito eppure, credendo di potercela fare, si è buttato a capofitto in questa folle avventura, rinunciando persino all’amore. La carriera ha un prezzo, il professore è crudo, senza peli sulla lingua. Se è necessario frantuma la psiche dei suoi stessi studenti pur di avere l’eccellenza. Ha infatti scelto solo i migliori, il top del top del conservatorio. Andrew è tra questi, ma quello che non sa, almeno all’inizio, è che la linea tra il restare e andarsene è sottile. Per questo, appena vede di aver fatto dei progressi il suo ego si gonfia, esplodendo letteralmente in piccoli pezzi, quando la realtà gli viene sbattuta in faccia e al suo posto, alla batteria, c’è il più insulso dei batteristi. Deve impegnarsi per raggiungere i tempi giusti e seguire il ritmo. Una lotta continua per tenersi stretto il posto, che non è mai stato suo. E se lo guadagna, anche se le dita sono a pezzi e i palmi aperti. Entra a far parte dell’orchestra e farà di tutto per non deludere l’insegnante.

È giusto rischiare la propria vita per l’apprezzamento di un professore a cui non interessa altro che mantenere la propria reputazione?

Per quanto la risposta sia palese, per il giovane aspirante batterista sembrerebbe l’opposto. Nonostante abbia avuto un’incidente stradale, pur di raggiungere il concorso al quale lo Shaffer è iscritto, non gli interessa se ha una lieve commozione cerebrale, l’importante è presentarsi ed esibirsi. Show must go on. Sfortunatamente lo spettacolo è un vero disastro e Andrew si ritrova privato del suo posto. Vedersi sfumare tutto per quello per cui ha lavorato lo manda letteralmente in frantumi. Miles Teller, l’attore protagonista, in questo ha fatto centro. È riuscito a rendere Andrew credibile e anche J.K. Simmons, la sua è stata un’interpretazione magistrale. Fletcher mi ha messo letteralmente i brividi.

Pur essendo questo un film sulla musica è incentrato sugli aspetti negativi che questa ne consegue, nel caso di Andrew, il suo sogno, lo ha portato a spersonalizzarsi tanto da diventare qualcosa che nemmeno lui riconosce. Ho amato ogni singola nota del film, la colonna sonora è fantastica e quello che mi ha convinta, tanto da renderlo uno dei miei preferiti, è la fantastica interpretazione di entrambi gli attori. Hanno portato sul grande schermo una storia complessa, che pur lasciando spazio a molti dubbi, perfora la testa tanto da farla scoppiare. La batteria, la vera protagonista, diventa la personificazione di molte cose e non è solo il mezzo per produrre suoni. Ossessione, sacrificio, talento. Divora tutto senza rendere conto a nessuno. Lo consiglio vivamente a chi, come me, piacciono i film un po’ scarni che non lasciano spazio alle illusioni.

May the Force be with you!
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