A tu per tu con Giorgia Penzo

 

GIORGIA PENZO

autrice di RITRATTO DI DAMA

 

Giorgia è nata a Reggio Emilia, dove vive tuttora. Ama il cinema (dove va almeno una volta a settimana), i giochi di ruolo (avete presente Vampire: The Masquerade e D&D?), la mitologia, l’Art Nouveau, divorare biografie di personaggi storici femminili e scappare a Parigi alla prima occasione. È una ragazza nerd nata nel posto sbagliato, nell’epoca sbagliata e laureata alla facoltà sbagliata. Scrivere è la sua più grande passione.

 

Il romanzo – la trama

Il viaggio di due anime che si amano da sempre e che combattono per incontrarsi, una favola metropolitana dalle atmosfere parigine. Notte di San Lorenzo. Seduta su una panchina di fronte a Notre Dame una ragazza sembra aspettare qualcuno. Guillaume, studente di Storia dell’arte, la nota da lontano. Incrocia il suo sguardo e ha un sussulto: è identica alla famosa Belle Ferronnière ritratta da Leonardo da Vinci. Con una immediata complicità, dal Point Zéro inizia la loro passeggiata attraverso la Ville Lumière. I due parlano di ciò di cui è fatta la vita: arte, fato, desideri, morte. Ma soprattutto d’amore. A un passo dall’alba, la ragazza svela a Guillaume il suo segreto…

Ciao Giorgia,

benvenuta alla Stamberga d’inchiostro! Ti ringrazio per aver accettato di dedicarci un pό di tempo e rispondere alla mie domande, è sempre un piacere poter conoscere un’autrice e il suo romanzo più da vicino.

Grazie a te per l’ospitalità, Deborah! È un vero piacere :)

 

La genesi di Ritratto di dama risale alla mia prima visita a Parigi e al Louvre, quando una coppia di anziani visitatori aveva attirato la mia attenzione nella galleria dei pittori italiani: passeggiavano mano nella mano lungo i corridoi commentando i quadri insieme. Non li dimenticherò mai. Sembravano davvero felici e innamorati. Ricordo di aver pensato che probabilmente stavano insieme da tutta una vita, e che sarebbe stato bellissimo vivere un amore così pieno e duraturo. Quell’immagine è rimasta sopita fino a qualche anno fa, quando sono stata di nuovo al museo. Tutto è tornato a galla e non ho più potuto ignorarlo.

 

Guillaume, assolutamente. Mi rappresenta molto, ed è strano – per una volta – identificarsi nel protagonista maschile. Come lui sono un po’ introversa e con la testa tra le nuvole, combattiva quando serve e debitrice verso l’arte. Come lui, poi, ho il brutto vizio di innamorarmi di persone che non esistono! Fortunatamente nel mio caso sono cotte passeggere.

 

Adoro l’arte, così come visitare i musei e le pinacoteche. Non potrei mai farne a meno.

 

Ho molti quadri preferiti, e quasi tutti sono soggetti femminili. La Belle Ferronnière è uno di questi. Una sola eccezione: il dolcissimo Angiolino musicante di Rosso Fiorentino (Uffizi, Firenze).

 

Ognuno di noi, prima o poi, si invaghisce di qualcuno che non esiste: l’antagonista di un libro, il protagonista di un film o di una serie tv, un personaggio storico le cui gesta ci ispirano. Ma l’amore che Guillaume prova per la ragazza del dipinto di Leonardo è vero, totale e devoto. Non è il risultato di un fuoco momentaneo e va al di là di qualsiasi comprensione. Nella realtà, forse esistono persone piene di questo genere di sentimento, o almeno mi piace pensarlo. Probabilmente però non lo raccontano o non lo fanno vedere. Nel mondo del tutto e subito, l’amore impossibile è una perdita di tempo e la follia di un romanticismo perduto. In fondo siamo tutti un po’ Pelagie.

 

L’arcangelo Uriele del dipinto La Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci. Gli chiederei che cosa nasconde dietro quel sorriso beffardo.

 

Il romanzo è un itinerario ideale: tocca infatti tutti i luoghi che amo di più della capitale francese. Difficile sceglierne uno! Ma il Père-Lachaise, forse, è quello che mi suscita più emozioni. Non è solo un cimitero ma un parco silenzioso, un museo a cielo aperto, un luogo in cui ascoltarsi. Tutti, a mio parere, dovrebbero provare l’esperienza liberatoria di vagare senza meta tra i suoi sentieri.

 

Questo libro è un invito ad andare a Parigi, a scoprire quanto sia magica e incantevole nella sua quotidianità. Sarebbe bellissimo se le persone, girata l’ultima pagina, avessero voglia di tornarci o visitarla per la prima volta. Più di tutto, però, vorrei che Ritratto di dama lasciasse ai lettori quello che ha lasciato a me: il desiderio di non smettere mai di rincorrere i propri sogni, per quanto irrealizzabili sembrino.

 

Più che da un libro questa volta sono stata ispirata da un film in particolare: nel romanzo, infatti, c’è un pizzico di magia che deriva in parte dall’atmosfera onirica che si respira in Midnight in Paris di Woody Allen.

 

Non penso di essere abbastanza autorevole per dare consigli, ma se guardo alla mia personale esperienza ritengo che in questo campo non bisogna avere fretta. Un libro necessita di decantare, di essere riletto e corretto da più occhi e più mani prima di essere dato alle stampe.
In fondo al cuore, però, un consiglio da dare ce l’ho. Fate come Guillaume: per quanto vi sembri irraggiungibile, inseguite il vostro sogno. Sempre.

 

Ho un paio di inediti in cantiere, di genere diverso rispetto Ritratto di dama dal momento che mi piace sperimentare. La scrittura è una necessità. E un’amica, anche se litighiamo spesso.

 

Grazie Giorgia, sei stata gentilissima a rispondere a queste domande, è stato un vero piacere ospitarti nella nostra Stamberga.

 

 

May the Force be with you!