Macchioline: Alfred e la gogna di Jesper Wung-Sung

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Il protagonista di oggi è “Alfred e la gogna” di Jesper Wung-Sung, pubblicato da uovonero nella collana i geodi con la traduzione di Eva Valvo.

Data di uscita: 16 Febbraio

Acquistalo subito: Alfred e la gogna

Editore: uovonero
Collana: i geodi
Traduzione: Eva Valvo
Genere: Libri per bambini e ragazzi
Età: dagli 8 anni

Prezzo: € 16,50
Pagine: 136

Tanto tempo fa, nessuno ricorda più quando né perché, Alfred fu messo alla gogna per lesa maestà. Sopravvissuto a quaranta re, Alfred è sempre lì, bloccato nella gogna, e vive degli ortaggi ammuffiti che la gente si diverte a lanciargli. Alfred è ancora un giovane ragazzo, in preda a una rabbia incontenibile e col corpo tormentato dai dolori. È un campione nel gridare insulti a tutti i passanti e, soprattutto, ai re. Poi un nuovo re sale al trono e una cameriera di nome Rebecca comincia a recarsi da Alfred tutti i giorni, per lavarlo, dargli lezioni di buone maniere e parlargli del mondo al di là della piazza, di luoghi che Alfred ha dimenticato. Una fiaba schietta e grottesca che parla di diversità e inclusione, libertà e passaggio all’età adulta, ma anche del potere salvifico dell’amore.

È arrivato il momento di staccare la spina dal mondo reale e partire per un nuovo viaggio e visto l’ultimo periodo ne avevo proprio bisogno. Questa volta mi sono imbattuta in una lettura diversa dal solito, definita da uovonero “una fiaba grottesca”, sto parlando di “Alfred e la gogna” di Jesper Wung-Sung nella traduzione di Eva Valvo.

È peculiare la stessa storia dell’autore dietro questo romanzo: classe 1971, Jesper Wung-Sung, nasce in Danimarca e porta con orgoglio il cognome del nonno cinese al quale, come ci racconta la biografia stessa, ha dedicato un romanzo. Con “Alfred e la gogna” è stato nominato nella sezione “libri per ragazzi dell’anno” e selezionato da The White Ravens, che ogni anno stipula una lista dei libri per bambini e ragazzi capaci di distinguersi per storia, linguaggio o potenza visiva.

Leggendo questo piccolo romanzo si capisce perfettamente come con un linguaggio che può apparire in un certo senso “crudo” riesca ad arrivare dritto nella mente e nel cuore dei piccoli e grandi lettori: raccontare senza veli la vita di un personaggio detestato da chiunque come Alfred mette in luce un aspetto importante della società odierna, ovvero, quanto un pregiudizio profondamente radicato possa inquinare la libertà di pensiero e la capacità di giudizio.

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Alfred è un uomo di cui si sa poco e niente, a parte che tutti continuano ad odiarlo e sbeffeggiarlo quasi fosse “giusto” farlo. Lo vediamo giorno dopo giorno, Reale dopo Reale, vivere con la gogna addosso come se fosse l’unico “indumento” che deve indossare per rendere la piazza animata, eppure se chiedessero ai passanti che lo deridono da quanto tempo sia iniziato il tutto ci sarebbe sui loro visi sicuramente stupore perché nessuno in ricorda più come sia iniziata la storia di Alfred. Qualcuno dice che si tratti di una punizione per aver risposto male a un regnante, altri cambiano ancora versione, come un telefono senza fili la storia ha perso del tutto il suo senso.

Tra una stagione e l’altra l’unica consapevolezza che abbiamo sono il dolore e la rabbia provati da Alfred, unici meccanismi di difesa in un mondo dove si è deciso che debba essere lui la valvola di sfogo di tutti. Essere un costante bersaglio mette alla prova l’animo di chiunque, nel caso di Alfred però alimenta ancora di più i suoi sentimenti negativi facendoli diventare ossessionanti e ripetitivi, come un suono che rimbomba nella testa ma che in realtà nessuno sta emettendo.

Jesper Wung-Sung, quindi, non sceglie la dolcezza nelle sue parole, mette in mostra un personaggio percepito dagli occhi di tutti come qualcosa di negativo, marcio e al limite della società, emarginato da tutti, o quasi, perché c’è ancora qualcuno che si dimostra gentile anche con chi come lui viene reputato uno scarto. Due personaggi emergono tra i tanti, Rebecca e l’ultimo e giovane re, infatti, sono la prova evidente che con la gentilezza e la pazienza si è in grado di abbattere qualsiasi muro.

L’insegnamento che si trae da questo libro è qualcosa che dovrebbero imparare tutti, non solo i più piccoli, ma anche gli adulti, coloro che ci governano e chi ricopre posizioni importanti, non tanto perché il pregiudizio di cattivo, dato che è un elemento imprescindibile del nostro istinto animale, ma in quanto esseri umani e intelligenti dobbiamo diventare capaci di separare una stupida sensazione o un preconcetto da quello che è una persona o un argomento, solo così si arriverà forse un giorno ad avere un reale cambiamento nel mondo.

Questo è un libro per bambini e ragazzi che fa riflettere sulla potenza delle parole e dei gesti, che mostra come talvolta è talmente radicato il pregiudizio da venire tramandato di generazione in generazione infettando la mente, appannando la vista di coloro che ascoltano una storia, che si fanno l’idea sbagliata perché filtrata attraverso le parole di chi non prova altro che odio, al posto di muovere un passo avanti e tendere la mano verso chi ha bisogno.

«In città dormono tutti tranquilli, io invece ho male dappertutto, pensò. Che strano che nessuno possa sentire anche solo un pochino dei miei dolori. Forse è per questo che al mondo fatichiamo tanto da essere buoni gli uni con gli altri».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di uovonero per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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