Il capanno del pastore di Tim Winton

Tim Winton nasce il 4 agosto del 1960 a Perth. A dieci anni annuncia ai genitori che non ha nessuna intenzione di fare il poliziotto come suo padre e che, invece, il suo mestiere sarà scrivere. A ventuno, quando ancora frequenta l’università, pubblica il libro che lo rende immediatamente famoso al pubblico australiano: An Open Swimmer. Da lì in poi si dedica alla scrittura a tempo pieno e nel giro di una ventina d’anni pubblica più di quindici titoli tra romanzi, raccolte di racconti e libri per bambini, modellando uno stile che fin dall’esordio si scopre assolutamente personale. In passato, Fazi Editore ha pubblicato Quell’occhio, il cielo, Nel buio dell’inverno, I cavalieri, Cloudstreet, Dirt Music, La svolta e, nel 2017, Il nido. Autore pluripremiato, è stato due volte finalista al Booker Prize e vincitore di ben quattro Miles Franklin Literary Award per il miglior romanzo australiano. Grazie a Il capanno del pastore ha vinto il Voss Literary Prize. Vive con la moglie e i tre figli in Australia Occidentale.

 

Editore: Fazi Editore
Data di uscita: 21 novembre 2023
Pagine: 276
Prezzo: 18.50 €

Il quindicenne australiano Jaxie Clackton ha avuto una vita difficile: rimasto orfano di madre, abita con il padre alcolizzato e violento. Quando il padre muore in un incidente domestico, il ragazzo teme di essere accusato di omicidio e decide di fuggire. Scappando finalmente dalle botte, dall’ubriachezza e dai soprusi, come sua madre non è mai riuscita a fare, ha in mente di raggiungere Lee, la fidanzatina che gli è stata portata via. Nella speranza di procurarsi prima o poi una macchina, Jaxie parte a piedi con una borraccia, un fucile, un binocolo e poco altro. Per evitare l’autostrada e la polizia, si addentra nelle distese semidesertiche in cerca di qualche albero sotto cui ripararsi. Nel giro di poco, la sua diventa una lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più ostili del pianeta. Sopravvivere da solo, in quelle terre aspre, non è cosa facile. Ma per fortuna non è solo: ormai allo stremo delle forze, s’imbatte nel capanno di un vecchio. È un prete di nome Fintan MacGillis, esiliato in quella zona in seguito a qualche misteriosa trasgressione. Dopo varie esitazioni e diffidenze, Jaxie accetta l’invito dell’uomo a mangiare, bere e lavarsi; non è certo di potersi fidare, ma da lui presto dipenderà la sua vita. Ha così inizio la loro convivenza, governata da una regola ben precisa: non parlare del passato, non chiedere all’altro quali segreti si porta dentro.

 

Il capanno del pastore di Tim Winton è un romanzo crudo, un viaggio brutale che attraversa i territori inospitali dell’Australia e le emozioni umane. Nonostante questo libro ha tutti gli elementi che amo ritrovare nella letteratura americana, purtroppo è stata una lettura che non mi ha convinta a pieno.

Ci troviamo nell’Australia agreste; quello che mi è piaciuto molto di questo romanzo sono state le ambientazioni, ho amato trovarmi in un territorio impervio e inospitale, un territorio arido, selvaggio e arso tutto il giorno dal sole. L’ambientazione è fondamentale in questa narrazione, Tim Winton è stato magistrale e poetico nella sua descrizione, ha reso vivo questo elemento del romanzo regalandoci vere e proprie cartoline di carta e inchiostro. Amo particolarmente quando le storie sono settate in luoghi così difficili, luoghi nei quali l’uomo può solo sopravvivere ed è la natura la sola che detta ogni legge.

Ho apprezzato abbastanza lo stile di scrittura dell’autore, come anticipato mi sono piaciute le descrizioni delle ambientazioni e il suo linguaggio crudo e immediato; non mi ha fatto impazzire invece la mancanza di dialoghi e l’utilizzo del flusso di coscienza, sono elementi con i quali ho davvero difficoltà ad andare d’accordo.

La storia in sé è coinvolgente anche se non è riuscita a catturarmi, interessante ricostruire l’infanzia del giovane protagonista, Jaxie Clackton, che ha conosciuto unicamente una vita difficile fatta di soprusi, violenza e perdita. Jaxie è un ragazzino ferito e provato, in passato ha sopportato le pene dell’inferno e vede nell’incidente che ha portato il padre alla morte una possibilità per ricominciare. Personalmente non ho provato molta empatia nei confronti del protagonista, il non provare emozioni credo sia il fattore principale che non mi ha fatto avvicinare molto al romanzo; tra l’altro alcune dinamiche delle storia mi hanno ricordato Ruggine americana, un romanzo che per gli stessi motivi non mi ha convinta.

Il mio primo approccio con Tim Winton è stato un po’ difficile, dato che il suo stile di scrittura non mi è dispiaciuto sto pensando di recuperare almeno un altro suo titolo.

 

 

 

 

 

 

 

Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Fazi Editore per la copia omaggio

 

 

May the Force be with you!
Precedente Amarsi di Elizabeth Jane Howard | Recensione di Deborah Successivo #proiettilidicarta: I Know What I Saw di Imran Mahmood

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.