Araldi del vuoto: La Biblioteca di Lovecraft vol. 2 (Edizioni Arcoiris)

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Salutiamo il 2023 con il decimo volume de La biblioteca di Lovecraft, progetto di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti che con Arthur Machen, Ralph Adams Cram, Francis Marion Crawford e Henrietta Dorothy Everett ci propongono quattro racconti da brivido.

Pagine: 136

Acquistalo subito: La biblioteca di Lovecraft vol. 2

Editore: Edizioni Arcoiris
Collana: La Biblioteca di Lovecraft
Curata da: Jacopo Corazza e Gianluca Venditti
Illustrazioni di: Diana D. Gallese
Traduzione: Gianluca Venditti e J.G. Kaufman

Prezzo: € 12,00

La Biblioteca di Lovecraft effettua il decimo giro di boa riprendendo da dove aveva iniziato: come il volume d’esordio, anche il presente ospita quattro racconti di quattro autori diversi, accomunati dalle lodi ricevute da Lovecraft nel suo saggio Supernatural Horror in Literature.

Machen e Crawford, rispettivamente con “La polvere bianca” e “La cuccetta superiore”, ci offrono un mefistofelico body horror ante litteram e uno straniante incubo in alto mare. Per dirla con Lovecraft, una vicenda che “avvicina il culmine assoluto dello spavento e del disgusto” e “una delle più tremende storie dell’orrore di tutta la letteratura”.
Cram ed Everett sono nomi meno noti al pubblico, ma non meno rilevanti. “La valle morta” di Cram fu apprezzato da Lovecraft per il climax creato attorno a un invisibile genius loci nel gelido paesaggio svedese: un orrore “regionale” in nuce non distante dall’orrore “cosmico” che il solitario di Providence elevò a sistema. Più aderente a canoni tradizionali e legati al gotico “La maschera della morte” della Everett, autrice forse già nota a chi legge sotto lo pseudonimo maschile che adottò per gran parte della propria carriera: Theo Douglas.
Quattro racconti in nuova traduzione, con illustrazioni create appositamente dall’oscura mano di Diana Daniela Gallese.

Il decimo volume de La biblioteca di Lovecraft si presenta quasi come una lapide, la copertina del colore della fredda pietra e il suo titolo che ricorda quasi un epitaffio, un vero e proprio simbolo della memoria di un grande autore quale Lovecraft. Attraverso i quattro racconti riscopriamo quelli che erano i gusti letterari dell’autore, gli stessi che lo hanno portato a lodarli e ad assimilarli per arricchire le sue conoscenze.

Il progetto di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti ha creato in un certo senso un luogo fittizio in cui rifugiarsi ed esplorare veramente la mente di H.P. Lovecraft, un viaggio immaginario che ripercorre le tappe della letteratura weird in tutte le sue sfumature, avvicinando così sia i nuovi lettori, sia i vecchi appassionati a qualcosa di nuovo oppure già assaporato in passato.

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Prima di salutare il 2023 parliamo del secondo volume de La biblioteca di Lovecraft che contiene al suo interno i racconti di Arthur Machen, Ralph Adams Cram, Francis Marion Crawford e Henrietta Dorothy Everett, voci potenti e misteriosi che riempiono questa raccolta dei loro sentimenti più inquieti, dei brividi che trasposti su carta sembrano quasi prendere vita, l’orrore e la follia di questi racconti, la loro stranezza riempie l’aria e la testa dei lettori, che riescono a visualizzare perfettamente ciò che leggono, quasi come se fosse davanti a loro. Con la stessa forza di un dipinto queste brevi narrazioni riescono a catapultare chi legge in una dimensione allucinante, qualcosa che solo autori di un certo calibro riescono a rievocare attraverso i loro scritti.

Basti pensare al primo racconto, “La valle morta” di Ralph Adams Cram per rendersi conto che le parole hanno una potenza tale da risvegliare non solo il senso della vista ma anche tutti gli altri, leggendo sembra quasi di ritrovarsi all’interno della foresta, di sentire quell’odore acre che pizzica il naso e sprofonda le gambe impantanate nel fango mentre Nills e il suo compagno di avventure attraversano le colline per raggiungere Hallsberg. Un silenzio perfetto li risucchia, è così pesante da piombare su di loro come un macigno. 

Questo è lo spirito di questa raccolta, racconti così vividi da sembrare quasi reali, vite infestate dallo straordinario che si insinua nell’ordinario, l’inizio del declino vero e proprio, si percepisce l’angoscia così come il desiderio di rivalsa, come nel caso de “La cuccetta superiore” di Francis Marion Crawford, l’ossessione di un passeggero diventa l’incubo di un altro, un modo che però spinge il protagonista ad avvicinarsi al soprannaturale e scoprire che, qualche volta, non si riesce a vincere. Riuscire a sopravvivere è la sola e unica ricompensa se si è fortunati abbastanza.

Anche se dall’aspetto mi ricorda una lapide, il secondo volume della biblioteca di Lovecraft pulsa di una vita tutta sua, incessante come la pioggia d’autunno e avvolgente come un vin brulé d’inverno; questa piccola raccolta infatti è un toccasana per lo spirito e per il corpo, un momento di puro relax per chi è alla ricerca di una lettura intrigante e coinvolgente che sappia strizzare l’occhio sia agli appassionati del genere, sia a coloro che vi si avvicinano per la prima volta.

I quattro racconti sono presentati con le tavole di Diana D. Gallese che ritraggono momenti e personaggi che popolano le varie storie con disegni “fumosi”, quasi evanescenti, macchie d’inchiostro che sembrano perdere il colore per contaminare le pagine con la loro carica espressiva, piccole figure inquietanti che si ritagliano il loro spazio attraverso il nero, in un certo senso sono figure significative che rendono ancora più accattivante i vari racconti proposti.
Che dire, promosso con lode!

«Un silenzio perfetto. L’opprimente silenzio notturno delle foreste profonde; ancora più opprimente, perché sempre, persino nelle più recondite inaccessibili montagne boscose, il mormorio di una moltitudine di piccole vite, risvegliato dall’oscurità, viene ingigantito e intensificato dall’aria immobile e dalle fitte tenebre: ma qui e adesso il silenzio sembrava immune persino al fruscio di una foglia, al movimento di un ramoscello, alla nota di un uccello notturno o di un insetto. Potevo sentire il sangue che mi scorreva nelle vene; e i fili d’erba che si piegavano sotto i nostri piedi, mentre avanzavamo con passi esitanti, rimbombare come alberi abbattuti. E l’aria era stagnante. Morta. L’atmosfera sembrava gravare sul corpo come il peso del mare su un sommozzatore che abbia osato addentrarsi troppo nelle sue terrificanti profondità.» da La valle morta di Ralph Adams Cram

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Edizioni Arcoiris e Jacopo per la copia omaggio.

 

 

 

 

 

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