Un libro per due: Belladonna di Adalyn Grace (Rizzoli)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Per Un libro per due io e Sara di Bookspedia abbiamo scelto le tetre atmosfere del romanzo di Adalyn Grace, “Belladonna”, pubblicato da Rizzoli e tradotto da Roberto Serrai. Siete pronti ad entrare a Thorn Grove?

Data di uscita: 23 Gennaio

Acquistalo subito: Belladonna

Editore: Rizzoli
Genere: Young Adult
Età: dai 14 anni
Traduzione: Roberto Serrai

Prezzo: € 18,00
Pagine: 432

Signa ha diciannove anni e da che ricordi tutte le persone che le sono state accanto sono morte. Rimasta orfana ancora bambina, è stata allevata da una serie di tutori tutti interessati più alla sua ricchezza che al suo bene, e tutti defunti prima di poter mettere le mani sulla sua eredità. Gli unici parenti che le sono rimasti sono gli Hawthornes, un’eccentrica famiglia che vive nella cupa ma ricchissima villa di Thorn Grove. Signa non ci mette molto a scoprire i segreti che gli Hawthornes celano tra le mura della tenuta: mentre il padre piange la defunta moglie organizzando feste sfrenate, il figlio maggiore lotta per mantenere alta la reputazione di una famiglia ormai in declino. Il tutto nascondendo al mondo la figlia minore, affetta da una misteriosa malattia. Quando lo spirito inquieto della donna scomparsa appare a Signa sostenendo di essere stata avvelenata e che l’assassino è ancora tra loro, la ragazza si rende conto che la famiglia è in grave pericolo. Per scoprire l’identità dell’assassino Signa ha una sola possibilità: allearsi con qualcuno di tanto pericoloso quanto affascinante che è sempre stato al suo fianco, tessendo con lei un legame potente e irresistibile che nessuno avrebbe mai creduto possibile…

Mi è capitato molte volte di pensare alle nature morte, quelle dei dipinti, quelle delle foto. Spesso e volentieri gli artisti utilizzano frutta secca, appassita, rami e ramoscelli ma ogni volta che guardo uno di questi lavori mi sembra quasi di immaginare una stanza con una luce calda che piano piano si rabbuia, la frutta che poco a poco inizia a seccare, a raggrinzire, tutta l’atmosfera si fa sempre più tetra finché ciò che si vede nel dipinto non è altro che lo stadio iniziale di un lento processo di decadimento, è come immaginare di vedere vicino quell’immagine il futuro di ciò che è stato ritratto, un futuro di morte, oscurità e di ineluttabilità.

La belladonna, in effetti, rappresenta un po’ questo, una pianta che resiste al freddo, che si abbracciare dal freddo, velenosa al punto giusto da difendersi da chiunque tenti di cibarsene, un vero e proprio simulacro naturale della morte per decadimento. Pensando a questa pianta mi vengono in mente i dissennatori di Harry Potter e anche la storia narrata li richiama nella mia mente perché Adalyn Grace con la sua penna è riuscita a rendere l’ombra della morte non soltanto una sfumatura di colore all’interno di questo dipinto narrativo, ma l’ha resa protagonista e regina indiscussa della sua storia.

La protagonista, Signa Farrow, ha sempre avuto uno stretto legame con la morte, che fosse quella di altri o la “sua” ha sempre sentito il suo gelido abbraccio avvolgerla come fosse sua madre, spingendola persino a cercarla pur di poter parlare con essa. Un po’ come Odino che si è impiccato per nove giorni e nove notti ad uno dei rami di Yggdrasill per poter conoscere il proprio destino così la giovane protagonista ingoia la belladonna senza indugio, pur di riuscire ad ottenere le risposte che cerca dalla presenza più familiare che le è rimasta: la Morte stessa.

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L’unica certezza nella vita degli essere umani, in fondo, è la morte. La consapevolezza di dover morire è ciò che spinge gli esseri umani a vivere appieno la vita, a cercare di lasciare un segno, a fare grandi cose o semplicemente sfruttare il tempo nella miglior maniera possibile. Ma questo non vale per Signa, lei la morte la abbraccia, lei la cerca, fa quello che nessun essere vivente dovrebbe mai fare, risale controcorrente il fiume del suo istinto di sopravvivenza alla ricerca di una forsennata sete di conoscenza, ma a differenza di Odino lei non ricerca una conoscenza universale, vuole solo conoscere meglio se stessa.

Persino quando è costretta a trasferirsi a Thorn Grove la sua vita non cambia, la morte la segue sempre come fosse la sua ombra, gli spiriti infestano la sua vita e un po’ succedeva per i pirati “i morti non parlano” con i comuni mortali, ma con lei sciolgono la lingua. L’esistenza di questa ragazza ricorda un po’ Ichigo di Bleach per andare a fare il suo dovere di sostituto shinigami è costretto a spingersi oltre, allo stesso Signa deve fare un passo avanti verso la morte per riuscire ad ottenere la sua udienza. In un’ambiente sfarzoso e cupo allo stesso tempo la storia di Signa prende vita e gli eventi che la vedranno protagonista la porteranno a scoprire di più sulla sua condizione e su ciò che affligge la sua famiglia.

Con uno stile accattivante e teatrale Adalyn Grace imbastisce una storia fantasiosa, a tratti gotica, a tratti soprannaturale e misteriosa. Ogni elemento è soppesato nella giusta per far sì che l’orrore e l’introspezione restino al centro dell’attenzione ma che allo stesso tempo lascino anche permeare quella strana sensazione di indolenza da parte della protagonista verso ciò che tutti temono, pur di raggiungere i suoi scopi la sua Signa è disposta a tutto e nonostante il suo obiettivo sia quello di aiutare sua cugina Blythe e se stessa ad uscire da questo mortale gioco di ruolo allo stesso tempo la sfida a cui si sottopone la rende quasi insolente nei confronti di Morte, come a poter dire che è lei a fare le domande, mettendosi un po’ nella posizione di chi comanda, senza rendersi conto di piegare alla sua volontà l’unica entità cosmica che sopravviverà persino alla fine dell’universo, perché sarà lei stessa a porvi fine.

In questa particolare danza macabra Signa si ritrova a vestire i panni dell’investigatore paranormale che mette sotto torchio la Morte per scoprire chi ha ucciso sua zia, ma nel farlo inizierà a giocare un’ardua partita a scacchi con la morte, un interrogatorio che la porterà a far luce sulle sue origini e sul perché la sua vita sia così strana.

La Belladonna è una pianta capace di attirare il più ignaro degli animali con le sue piccole e appetitose bacche verso una morte lenta e dolorosa, ma per una ragazza pronta a tutto non è altro che la cornetta del telefono per parlare con l’aldilà.

Se cercate una lettura accattivante Belladonna potrebbe fare al caso vostro, non perdetevi anche la recensione di Sara sul suo blog, Bookspedia!

«Un passo alla volta, costrinse i piedi intirizziti ad avvicinarsi a quel pianto che le faceva accapponare la pelle e tremare le ossa. Più intenso diventava, più la natura intorno avvizziva. Il muschio su un acero si seccò, diventando marrone scuro, mentre le foglie cadute appassivano e si spargevano ovunque per una ventata improvvisa. Era come se la terra stessa volesse avvisarla di ciò che aveva di fronte e dirle che avrebbe fatto meglio a tornare indietro.»

 

 

 

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Rizzoli per la copia omaggio.

 

 

 

 

May the Force be with you!
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