BLOGTOUR: L’anno che è passato di Amanda Reynolds – Recensione

Benvenuti alla terza tappa del blogtour dedicata al romanzo “L’anno che è passato” di Amanda Reynolds, edito Corbaccio.
Pronti ad immergervi nella storia?

IL ROMANZO

Acquistalo subito: L’anno che è passato

Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
Prezzo: € 16,90

Pagine: 324

Quando Jo si risveglia in fondo alle scale di casa e vede suo marito chino su di lei, non ha memoria di quel che è successo. Per fortuna non si è fatta nulla di grave, ma la caduta le ha provocato  un’amnesia che copre gli ultimi dodici mesi. Jo comincia con fatica a mettere insieme i tasselli della propria vita, ma i ricordi sono confusi e il marito e i figli non sono di aiuto. Tutti sembrano volerle nascondere qualcosa. E in effetti, a mano a mano che Jo si riappropria di brandelli del suo passato recente, quel che vede la sorprende, la inquieta, la disturba, perché non collima con l’immagine serena di una donna appagata dalla vita famigliare, con un marito affettuoso, due figli ormai grandi e responsabili, una bella villa in campagna. Cosa è successo durante l’ultimo anno? Perché dai recessi della sua memoria emergono volti sconosciuti, situazioni inconsuete, sensazioni di pericolo incombente? Perché si sente così sospettosa di tutti, degli amici, dei figli, del marito… persino di se stessa?
Nel romanzo d’esordio L’anno che è passato, Amanda Reynolds mette la sua scrittura raffinata e incalzante al servizio di una protagonista costretta dagli eventi a svelare l’orrore che può nascondersi dietro la facciata di una vita «normale».

COPERTINE A CONFRONTO

Let’s talk about “Close to me”

“Il bisogno di dormire è travolgente ma il dolore mi tiene sveglia, in una lucidità solo del pensiero e non delle parole.”

Esiste davvero la famiglia perfetta? Un nucleo solido e unito dove la comunicazione è alla base di tutto e non ci sono segreti o menzogne. Per Amanda Reynolds la famiglia perfetta non esiste, è solo un miraggio distante causato da un’allucinazione alla quale si vuole credere. Dove c’è più luce, dopotutto, l’ombra è più marcata ed è su questo contrasto di luci e ombre che sviluppa una storia incredibilmente ingarbugliata, ma che lentamente si snoda, permettendo di mettere in ordine i tasselli del puzzle e guardare finalmente il quadro completo. Un’immagine che di certo non lascia indifferenti, ma che presenta un quadro critico di una famiglia frammentata e distrutta dalle menzogne che la animano.

Joanne è una madre, una moglie e un’amica fidata. A causa di un’incidente perde la memoria, cancellando un intero anno di vita dalla sua mente e non un anno qualsiasi, bensì quello più burrascoso della sua esistenza. Il suo ultimo ricordo è quello di suo figlio Fin in partenza per l’università, un frammento ormai vissuto e che è il suo unico appiglio per ritrovare ciò che ha perso. Suo marito, Rob, cerca in tutti i modi di aiutarla, darle man forte. Sembra così affranto per la condizione attuale di sua moglie da non volerla lasciare da sola neanche un minuto eppure Jo avverte che c’è qualcosa che non quadra. È come se la sua vita ora fosse una recita e lei si sia soltanto godendo la performance di ottimi attori, la sua famiglia, sempre più bravi a mascherare ogni singolo dettaglio andato perduto.  

“Tuttavia l’anno che è passato ha avuto luogo davvero, e non può essere cambiato.”

Immagini e suoni si fondono per dare vita a ricordi confusi nella mente di Jo, che ora segue soltanto la guida del marito e cerca di prestare quanta più attenzione possibile, ma nonostante cerchi d’impegnarsi a ricordare, la sua vita ancora le sfugge. La sua diventa una caccia all’ anno di vita svanito nel nulla, un periodo terribile e che la sua memoria cerca di reprimere, ciò nonostante a risentirne è la sua sanità mentale. Jo è sempre più confusa e spaventata.

La sua vita non è più la stessa. È come se tra le pieghe del tempo avesse smarrito anche sé stessa e questo la porta a chiedersi di che cosa abbia paura suo marito. Sente che sta provando in tutti i modi ad impedirle di riaffiorare ciò che è accaduto, un anno imprevedibile dove ogni cosa è andato per il verso storto e nonostante provasse a cercare l’aspetto positivo è finita per annegare nelle sue stesse convinzioni. Allo stesso tempo è come se fosse tornata indietro nel tempo all’esatto momento in cui è caduta e ha dimenticato tutto ciò che aveva appreso della sua famiglia, seppellendo le verità sotto allo zerbino.

In questo clima di angoscia cerca di ritrovare sé stessa, avventurandosi verso un tortuoso e lungo viaggio alla ricerca di ciò che è andato perso e che sa di dover ritrovare ad ogni costo. Per quanto la verità faccia male è intenta a riavere anche questo frammento della sua identità, a insaputa di suo marito e cercando di strappare informazioni ai figli, sempre più evasivi, ma che finiscono per tradirsi con le loro stesse parole. È Sash, infatti, la primogenita, quella che più riesce a portare Jo verso la verità, lanciando qualche amo che permette alla sua memoria di riaffiorare, mostrandole qualche frammento, seppur confuso, di momenti “importanti” da dove continuare la sua ricerca.

La ricerca di Jo si alterna a capitoli del passato, dove si apprendono aspetti della sua vita completamente diversi e inaspettati da quelli del suo presente. Quando la storia non è narrata da lei la realtà viene distorta dalle bugie di coloro che tentano di ostacolare la sua ricerca, facendo emergere il loro lato egoista che pur di mantenere la protagonista all’oscuro di tutto sono capaci di continuare a mentire, creando nuove e macchinose bugie.

“È come se avessimo rotto qualcosa e, pur dicendoci che riusciremo a rimetterne insieme i pezzi, forse è già troppo tardi.”

“L’anno che è passato” è un romanzo contorto che distorce la verità, nascondendola dietro a un velo, visibile agli occhi di tutti tranne che a quelli di Jo. Amanda Reynolds riesce a dipingere il quadro di una famiglia tutto fuorchè perfetta, mostrando gli aspetti oscuri che si celano dietro a una maschera fin troppo pesante da indossare, dove cominciano a intravedersi crepe, sempre più profonde dalle quali traspare poco a poco la verità.   

Con una prosa accattivante e la scelta di uno stile diretto, senza esclusioni di colpi, mostra quanto spesso la fiducia, anche in una situazione critica, possa rendere ciechi. Ciò nonostante il nostro cervello è una macchina incredibile, ancora prima di accorgercene, elabora le situazioni mandando input in continua trasformazione pur di aiutarci ad uscire da un vicolo cieco. Jo soffriva di amnesia, ma questo non l’ha fermata, lentamente la sua mente è riuscita a ricostruire ciò che era venuto a mancare, mostrando la famiglia che tanto amava per quello che era e non per ciò che appariva.    

Siamo giunti alla fine.
Non vi resta che procurarvi una copia di “L’anno che è passato”.
Vi lascio il calendario con le prossime tappe del blogtour!
Non lasciatevene scappare neanche una!

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