Old but gold: I cinque semi d’arancio di Arthur Conan Doyle

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Apriamo la settimana in grande stile con uno dei tre cortoromanzi con testo a fronte, I cinque semi d’arancio di Arthur Conan Doyle, pubblicato da Leone Editore con la traduzione di Andrea Cariello.

Pagine: 76

Acquistalo subito: I cinque semi d’arancio

Editore: Leone Editore
Collana: I leoncini
Traduzione: Andrea Cariello

Prezzo: € 6,00
Data di uscita: 26 luglio

Un giovane gentiluomo del Sussex di nome John Openshaw arriva nell’ufficio di Sherlock Holmes con una strana storia. Quando John aveva dodici anni, suo zio Elias lo aveva accolto nella sua tenuta dopo essere tornato dall’America. Tuttavia, c’erano alcune stranezze nella casa; una era che, sebbene John potesse andare ovunque in casa, non aveva mai potuto entrare in una stanza chiusa a chiave contenente i bauli di suo zio. Un’altra particolarità fu che nel marzo del 1883 una busta con il timbro postale di Pondicherry, in India, arrivò per il colonnello con la sola firma “K. K. K.”, e cinque semi d’arancia all’interno.

 

Rispolvero con piacere questa rubrica per parlarvi di una delle indagini con protagonista il detective più famoso di tutti i tempi, Sherlock Holmes, contenuta nella raccolta di racconti “Le avventure di Sherlock Holmes” e pubblicata per la prima volta nel 1892, anche se ogni caso è stato pubblicato singolarmente sullo Strand Magazine con le illustrazioni di Sidney Paget.

L’indagine di cui vi parlo oggi, I cinque semi d’arancio, è invece il terzo racconto che viene pubblicato da Leone Editore nella collana I Leoncini, insieme a La banda maculata e Un caso d’identità, sempre tradotti da Andrea Cariello e di cui vi parlerò molto presto.

Il racconto è stato trasposto al cinema negli anni ’40, alla radio negli anni 90, nell’episodio “Cinque perline arancioni” della serie tv Elementary e nello speciale “L’abominevole sposa” della mini serie Sherlock.

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Per me era ancora qualcosa di inedito, un caso peculiare dove Sherlock dimostra che può fallire, facendosi carico di un peso troppo grande, finendo per danneggiare chi vorrebbe aiutare.

John Openshaw si presenta dal consulente investigativo con una curiosa storia che vede protagonista suo zio Elias, un uomo che degenera dopo l’arrivo di una lettera dall’India contenente cinque semi d’arancio e con su scritto “KKK”.  Da quel momento Elias non è più lo stesso, si trasforma in un uomo ossessionato dalla morte, un uomo che fa testamento prima del tempo per lasciare in eredità la tenuta a suo nipote e nominarlo proprietario di tutti i suoi beni mentre conduce una vita da recluso, sempre intento a bere e con una pistola a portata di mano.

La morte di Elias non ha niente di eclatante, agli occhi di tutti potrebbe sembrare quasi un incidente e se non fosse per un altro aspetto bizzarro nella vita degli Openshaw sarebbe così, tuttavia anche il padre di John ha ricevuto la stessa lettura con le stesse iniziali e un messaggio: “metti i fogli sulla meridiana”, solo che decidendo di ignorare la faccenda ha decretato la sua stessa fine, infatti pochi giorni dopo è stato trovato morto.

È chiaro che ci sia molto di più, lo dimostrano i cinque semi d’arancio e quelle iniziali, le stesse che spronano Sherlock ad accettare il caso, ignaro della piega che avrebbe preso la storia.

“Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti. Holmes era abbattuto e scosso come non l’avevo mai visto.”

La “maledizione” dei semi d’arancio che ha colpito gli Openshaw non accenna a fermarsi, anche John è caduto vittima del tranello ed è anche questo il motivo che lo ha portano fino a Londra nella speranza che le abilità di Sherlock possano fare luce sul mistero ed è così, il detective riesce a penetrare fino in fondo all’enigma e venirne a capo, ma questa volta è il fato a mettergli il bastone fra le ruote e in men che non si dica, ogni collegamento, ogni pista e ogni risposta si trasforma in una storia da trascrivere per Watson, niente più di questo.

È una delle rare volte in cui vediamo la corazza dura da uomo brillante sbriciolarsi, la consapevolezza di non essere invincibile, ma di essere soprattutto e innanzitutto un uomo si abbatte su Sherlock mostrando a noi lettori il suo lato quasi vulnerabile, quello che lo vede protagonista di una corsa frenetica e disperata a caccia dell’uomo e che si conclude con un senso di amarezza in bocca.

 Molti pensano che Sherlock Holmes sia una macchina, circuiti collegati racchiusi dentro una corazza di ragionamenti e complessi meccanismi, ma la verità è che questo racconto mostra il suo lato umano, il suo entusiasmo, la preoccupazione per il suo cliente e la voglia di rivendicarsi per quello che è successo.

Questo è senza dubbio un racconto che gli appassionati di Sherlock non possono farsi sfuggire, una storia breve dove, oltre al caso, Arthur Conan Doyle ci regala qualcosa in più, con un finale amare che lascia quella sensazione di vuoto e allo stesso tempo mi invoglia a passare al prossimo caso, giusto per affogare i miei dispiaceri sulle pagine dei racconti.

 

“Quella strana e assurda storia pareva essersi abattuta su di noi uscita dalla follia degli elementi naturali – come una foglia d’alga in una burrasca – e adesso esserne stata riassorbita.”

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Leone Editore per la copia omaggio.

 

May the Force be with you!
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