Tea Time: La cieca di Sorrento di Francesco Mastriani

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Oggi parliamo de “La cieca di Sorrento, il romanzo d’appendice ottocentesco di Francesco Mastriani, riportato nelle librerie da Scrittura & Scritture sotto una nuova e gradita veste.

Data di uscita: 9 Dicembre

Acquistalo subito: La cieca di Sorrento

Editore: Scrittura & Scritture 
Collana: Voci
Genere: Romanzo di ambientazione storica
Pagine: 352
Prezzo: € 16,50

1840. Nelle sale di anatomia dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, Gaetano Pisani, studente di medicina, si improvvisa professore di fronte al corpo di sua sorella Caterina, morta di tubercolosi.
Ai presenti racconta una storia di povertà e malattia che gli fa conquistare la stima di tutti.
Il giovane, determinato a diventare un noto e ricercato medico, porta su di sé la vergogna e l’infamia per la morte di suo padre Nunzio, impiccato per furto e assassinio, e cerca in tutti i modi un riscatto sociale e morale.
Ma il destino gli scompiglia le carte: l’incontro con Beatrice, una giovane e bellissima donna divenuta sfortunatamente cieca, lo mette di fronte a una nuova verità e il suo piano di riscatto si tramuta in vendetta.
Un intricato romanzo a tinte gialle e fosche ma allo stesso tempo ricco di suggestioni sentimentali. Tra i più noti della produzione di Francesco Mastriani, scrittore definito da Croce “il più notabile romanziere del genere”.

Da qualche parte è già l’ora del tè e non c’è compagno migliore di un libro per gustarselo come si deve. Oggi con un tè aromatizzato all’arancia con uno spruzzo di cannella parliamo de “La cieca di Sorrento” di Francesco Mastriani, pubblicato da Scrittura & Scritture nella sua collana Voci Riscoperte. 

Stampato per la prima volta nel 1852, il romanzo fu pubblicato a puntate sul settimanale d’informazione fondato da Leo Longanesi, “Omnibus”, e posso dirvi che questa sua caratteristica, ovvero di essere frammentato affinché il lettore rimanesse con il fiato sospeso prima di leggere la prossima parte la si percepisce, non si riesce a fare meno di volerne di più. Dal romanzo sono stati tratti diversi adattamenti cinematografici e teatrali che hanno contribuito a mantenere alto il fascino che ha suscitato e che spero continui a suscitare anche nei nuovi lettori del Mastriani.

La versione delle Voci Riscoperte di Scrittura & Scritture risulta, come ci raccontano le editrici, “svecchiata” rispetto all’edizione del 1856, ma non per questo stravolta nella sua essenza, infatti nonostante lo svecchiamento si riesce ad apprezzare lo stile del Mastriani. Come tutti gli altri volumi della collana non si finisce mai di amare le proposte presenti al suo interno, si percepisce la passione e la dedizione delle editrici nel regalare a noi lettori qualcosa di unico, che ha bisogno di essere “riscoperto” affinché continui a vivere.

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La cieca di Sorrento per me è stato un viaggio grandioso, la scoperta di un autore capace di coinvolgere il lettore in una storia che va espandendosi, non solo a livello territoriale ma anche narrativo, partendo da quello che potrebbe essere un uomo come tanti altri, allontanato e giudicato dalla società per il suo aspetto deforme: Gaetano Pisani. Eppure Pisani è un brillante medico capace di andare oltre le convenzioni sociali e gli studi dell’epoca, un personaggio in continua evoluzione ed involuzione per quanto riguarda la morale, infatti, lo vediamo progredire nei suoi studi guidato dalla sete di conoscenza, motore potente capace di portarlo ovunque dal momento che sembra essere sempre un passo avanti agli altri.

Gaetano Pisani porta sulle sue spalle le colpe di suo padre, che è stato accusato e punito per un crimine gravissimo, ma per eventi che possiamo definire fortuiti si ritrova ad uscire dalla sua misera situazione, spingendosi sempre di più verso l’oscurità al punto da doversi reinventare, a fuggire dal suo luogo natale per diventare quello che ha sempre voluto: un medico rinomato, rispettato e arricchito. Più tocca l’apice della fama e più il suo cuore si trasforma in una prigione invalicabile. Mosso solo dal suo tornaconto personale, Gaetano Pisani, si dimostra essere un personaggio privo di ogni morale quando si tratta di empatizzare con chi ha di fronte. 

Dall’altra parte abbiamo Beatrice, la figlia del marchese Rionero, la cieca di Sorrento, divenuta tale per un terribile evento accaduto quando era ancora neonata. Lei è una vera e propria sfida per Pisani, per il suo tempo si è sempre rivelato in grado di pensare fuori dagli schemi. Beatrice, però, non è come le sue altre pazienti, lei non rifiuta la sua condizione, anzi è sempre sul punto di volersi abbandonare una volta per tutte alle fredde braccia del Tristo Mietitore. 

La vita della figlia del marchese è avvolta dalle ombre sin quando era in fasce. Perdere sua madre in così tenera età ha significato per lei privarsi di una parte fondamentale della sua esistenza, è questo anche il motivo per il quale il marchese la protegge, senza Beatrice l’ultima parte di sé ancora viva finirebbe per sbriciolarsi. E così la nostra storia entra nel vivo. Gaetano Pisani entra in scena credendo di avere la situazione sotto controllo, abbassando per un momento la guardia, abbandonandosi così ad un sentimento nuovo: l’amore. Innamorarsi della cieca di Sorrento annienta del tutto le sue difese al punto di abbandonarsi del tutto al nuovo sentimento.

Questa è una storia a tinte gialle, fatta di luci ed ombre, con continui colpi di scena in grado di mantenere vivo l’interesse del lettore, che parte dopo parte ne vorrebbe ancora. Mastriani è un maestro nel raccontare la società ottocentesca, gli alti e i bassi, l’animo umano e ogni sua sfumatura in una narrazione spessa. È un viaggio vero e proprio tra Londra e Sorrento, la storia di una vendetta che va lentamente attuandosi e si scontra con il più nobile dei sentimenti, con l’onore e la perdita.

«Una nuova vita stava per aprirsi a Beatrice, una esistenza diremo quasi completa, poiché quella precedente non era stata che un’ombra, un fantasma oscuro di vita, una notte visitata da placidi ma melanconici sogni. Un avvenire colorato succedeva a un passato monotono e sepolcrale; la gioia, l’ilarità, tenevano dietro alla tristezza, all’immobilità; l’anima e la vita, insomma, succedevano alla materia e alla morte».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Scrittura & Scritture per la copia omaggio.

 

 

 

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