A spasso con Daisy | Recensione di Deborah

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A SPASSO CON DAISY

 

Hoke…tu sei il mio migliore amico. (Daisy)

Dice che le cose stanno cambiando, ma non sono cambiate mica tanto! (Hoke)

Se non hanno emendato la costituzione senza farmelo sapere, ho ancora i miei diritti!  (Daisy)

 

Titolo originale: Driving Miss Daisy

Anno: 1989

Durata: 99 minuti

Genere: commedia, drammatico

Regia: Bruce Beresford

 

Trama:

Ad Atlanta nel 1948, Daisy Werthan, un’anziana vedova ebrea, vive agiatamente, attiva e intraprendente, ma intrattabile, a causa di fissazioni e pregiudizi che sono diventati parte del suo temperamento stizzoso e indipendente. Un uomo perde il controllo della propria auto, che finisce sfasciata in un groviglio di cespugli del parco, lasciando Daisy miracolosamente illesa. Perchè non abbia più a correre rischi, il figlio Boolie decide di assegnarle, a proprie spese, un autista. Viene scelto un cinquantenne di colore, Hoke Colburn, messo opportunamente sull’avviso da Boolie, perchè si prepari a incassare senza reagire i prevedibili malumori e le inesauribili bizzarrie della vecchia signora. Hoke ha bisogno di quel lavoro per sopravvivere: quindi si affianca senza obiezioni alla governante, pure di colore, Idella, la tuttofare di Daisy, nel sopportare con una massiccia dose di pazienza – non scevra da qualche guizzo d’ironia – l’incontentabile padrona, che lo rifiuta e cerca continuamente pretesti per liberarsi di lui. Il tempo, l’incredibile capacità di sopportazione di Hoke, e la morte improvvisa di Idella, finiscono con smorzare gli spigoli più taglienti di Daisy nei confronti del fedele autista, che non disdegna – ora che la bisbetica vecchia è completamente sola – d’improvvisarsi giardiniere, cuoco, cameriere e tuttofare. Ormai novantaquattrenne, miss Daisy entra in uno stato confusionale e crede di essere tornata indietro nel tempo e di essere di nuovo a scuola ad insegnare: Hoke, che non l’ha mai abbandonata, le tiene compagnia, la imbocca, ascolta i suoi vaneggiamenti. Per Daisy ora Hoke è il suo migliore amico.

 

Recensione:

Questo giovedì parliamo un film davvero carinissimo, frizzante, ironico, divertente e geniale, nonostante sia vincitore dell’Oscar come miglior film nel lontano 1990. È un film che ho adorato tantissimo, pur essendo molto simpatico e divertente ha trattato tematiche molto importanti come: l’amicizia, il diventare anziani, l’essere non più totalmente indipendenti, i pregiudizi verso le persone di colore. La protagonista è un’arzilla vecchietta di nome Daisy, la donna è anziana e vedova ma comunque indipendente, vive nell’agio ed è servita da una signora di colore. Un girono avrà un incidente con la sua auto mentre lei era alla guida, tanto che finì in retro nel giardino dei vicini. Fu in quel momento che il figlio di Daisy si accorse che la madre non era più in grado di essere automunita, costituiva un pericolo per sé e per glia altri, per questo decise di ingaggiare a proprie spese un’autista di colore, Hoke. Daisy farà molta fatica ad accettare questa sua nuova situazione, il non essere più completamente indipendente a causa della propria età; riverserà questo suo malcontento nei confronti del suo autista. La donna è una persona molto austera, rigida e anche un pό fredda, cercherà in tutti i modi di ostacolare il lavoro di Hoke. Più e più volte Daisy affermerà di non avere pregiudizi verso le persone di colore, ma il suo comportamento nei confronti dell’autista racconterà ben altro. A questo proposito non so proprio decidere se credere alla vecchietta e quindi che i suoi dubbi siano frutto solo del malcontento verso la propria mancanza improvvisa di indipendenza e proprio per questa mancanza è stato chiamato Hoke e Daisy lo percepisce in modo negativo; oppure come era normale in quell’epoca i pregiudizi risultavano ancora radicati nella società. Comunque, Daisy arriverà a fidarsi e apprezzare la presenza dell’autista in casa prioria; inoltre Hoke le proporrà sempre di svolgere le più svariate mansioni non unicamente la sola per cui è stato assunto. Dasy e Hoke saranno sempre più uniti e affiatati tanto a che diventeranno grandi amici, nonostante la donna non si sia mai sbilanciata più di tanto per mostrare i suoi sentimenti e le sue emozioni, anzi più volte tenta maldestramente di nascondere gesti benevoli verso di lui. Secondo me il momento più bello ma anche più triste del film è stato quando Daisy, ormai ricoverata in un ospizio a causa della perdita di lucidità, abbia detto ad un anziano Hoke che lui è stato ed era il suo migliore amico. Mi sono commossa di fronte a questo, in parte perché ho sempre sperato che gli mostrasse il suo affetto senza vergognarsi ed in parte perché questo suo aprirsi è stato causato più che altro dalla demenza senile. Siamo di fronte a personaggi davvero simpatici, ben costruiti, unici insomma. È un film che stra consiglio a tutti!

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