Oltre Mare di Libri #3: Intervista a Matthew Tobin Anderson

Finalmente posso condividere con voi la nostra chiacchierata con M.T. Anderson riguardo il suo libro “Paesaggio con mano invisibile“, pubblicato da Rizzoli.

Pagine: 149

Acquistalo subito: Paesaggio con mano invisibile

Editore: Rizzoli
Collana: Narrativa Ragazzi
Traduzione: Bérénice Capatti

Genere: Young Adult, Science Fiction
Data di uscita: 6 Marzo
Prezzo: € 16,00

Ci sono sistemi ben più sottili ed efficaci della forza per piegare un popolo alla schiavitù. Lo sanno bene i vuvv, che al loro atterraggio non hanno spianato sui terrestri fucili e cannoni, anzi, hanno distribuito gratuitamente meraviglie: farmaci che tutto curano, fonti di energia inesauribili, cibi perfetti che in un batter di ciglia debellano la fame nel mondo. Prodotti rivoluzionari e irresistibili, insomma… di cui loro possiedono il monopolio, e di cui, ovviamente, si precipitano a fissare il prezzo. I vuvv non sono soldati, insomma, ma affaristi, e il loro arrivo stravolge l’economia, brucia milioni di posti di lavoro, mette la Terra in ginocchio. Ad Adam, 17 anni, non resta che inventarsi un lavoro, qualsiasi cosa pur di portare a casa quello stipendio che i genitori non riescono più a racimolare. La soluzione più felice mette insieme piacere e dovere, perché i vuvv mostrano una sciocca ossessione per il mondo patinato del passato, e così Adam e la sua ragazza Chloe iniziano a registrare i loro appuntamenti in posticcio stile anni Cinquanta per poi rivenderli agli invasori su un canale pay-per-view. Tutto funziona a meraviglia, fino a quando nell’idillio d’amore si spalancano crepe sempre più profonde, e Adam si ritrova costretto a chiedersi a quanto è disposto a rinunciare di se stesso pur di accontentare i vuuv..

In occasione di Mare di Libri, grazie a Rizzoli, io e Carlo abbiamo avuto la possibilità di incontrare anche M.T. Anderson, autore del romanzo “Landscape with invisible hand” (Paesaggio con mano invisibile), libro che mi è piaciuto tantissimo e che non vedevo l’ora di avere fra le mani, infatti è stato il regalo di compleanno perfetto.

La prima domanda che io ho avuto modo di rivolgere all’autore era proprio riguardo alla nascita del romanzo, me lo ricordo benissimo come se fosse ieri, da quel momento la nostra intervista ha seguito un percorso preciso, si è focalizzata sulle tematiche principali e anche sul suo lavoro come scrittore.

Vi lascio invece il link della mia recensione qui sotto, basta cliccare il banner per venire reindirizzati all’articolo.

 

Da dove scaturiscono le idee per “Paesaggio con mano invisibile”?

A: Dunque, questa è una bella domanda. Io viaggio molto e ho fatto molte ricerche sull’URSS e la sua relazione con tutte le altre repubbliche, il che mi ha fatto pensare molto al colonialismo e alle dinamiche di un rapporto in cui c’è qualcuno che cerca di controllarti senza conoscerti minimamente. Tutto è nato da questo mio ragionamento, ma è stato mentre scrivevo che ho fatto un altro ragionamento ancora, stavolta sulla nostra società, una realtà in cui chi gestisce le ricchezze non è intenzionato né interessato a conoscere coloro che governa e non capisce cosa vuol dire essere incompresi e cosa vuol dire essere poveri o appartenere alla classe media. È come se qualcuno che non conosci stesse cercando di rubarti il controllo di una parte della tua vita. Ad un certo punto ho iniziato a perdere il controllo con tutte queste informazioni, ma lavorandoci sono riuscito a dare un senso a ciò che stavo scrivendo e viaggiare mi ha aiutato molto in questo.

 

  • E per quanto riguarda gli alieni (i Vuuv)?

A: Io intendevo mostrare una razza aliena totalmente diversa dalla nostra, perché credo che non ci sia un’altra specie simile alla nostra. I miei alieni non dovevano avere necessariamente due occhi, quattro arti, un naso e una bocca, ma dovevano essere qualcosa assolutamente diverso, infatti non ho mai pensato che dovessero comunicare verbalmente fra di loro, ma attraverso ad esempio dei suoni differenti dalle parole. Inizialmente avevo pensato di farli comunicare attraverso gli odori, ma ho dovuto accantonare l’idea perché sarebbe stata difficile da trasporre in parole.

 

  • Che ne pensi del rapporto tra uomini e robot? Pensi che ci sostituiranno?

A: Saremo fregati! No, seriamente, è ironico che il genere umano abbia lavorato per secoli per costruire una vita libera dal lavoro, ma alla fine sembra che abbia lavorato costantemente solo per favorire il capitalismo. L’idea alla base del lavoro dovrebbe essere che una persona svolge i suoi compiti per essere pagata per potersi permettere determinati beni e servizi necessari, ma sfortunatamente siamo arrivati ad un punto in cui il lavoro delle persone non è necessario alla stessa maniera per chi lo offre.

Uno scenario in cui le macchine sostituiscono l’uomo non è il massimo se la società è basata sul capitalismo, uno stile di vita in cui tu devi pagare per ciò che mangi, devi pagare per ciò che fai, devi pagare per ciò che bevi e non hai modo di guadagnare i soldi per farlo, perché il tuo lavoro è stato rubato da una macchina che è più efficiente di te nel fare quel lavoro. Ovviamente quella macchina costa meno dello stipendio che pagherebbero ad un uomo e quindi questo è un grave problema.

 

  • Raccontaci un po’ di Adam, pensi davvero che l’arte possa salvare il suo mondo?

A: Credo che l’arte abbia un tremendo potenziale per trasformare ciò che le persone vedono in una testimonianza sulla loro vita che possa servire alle generazioni future a non commettere gli stessi errori e soprattutto a far emergere gli orrori di un’epoca in totale declino. È un po’ come andare al cinema a vedere un film romantico e uscire dopo un’ora e mezza ancora con le lacrime agli occhi o sospirando per il lieto fine, è la stessa sensazione che provi quando vedi un film d’azione ed esci dalla sala esaltato come se fossi Rambo. Allo stesso modo l’arte può influenzare il pensiero delle persone, è per questo motivo che durante i regimi molte opere sono state distrutte o censurate, perché non dovevano in nessun modo donare speranza o l’idea di libertà ai loro fruitori, ma questo ha significato per molti artisti rischiare la propria vita.

Su questo argomento ho scritto un altro libro, non di fantasia, ambientato durante la seconda guerra mondiale a Leningrado, in Russia, si intitola Symphony for the City of the Dead: Dmitri Shostakovich and the Siege of Leningrad. In questo libro era ancora più evidente come l’arte, la poesia e soprattutto la musica avevano il potere di accendere negli uomini il loro spirito di sopravvivenza, dando loro un motivo per continuare a vivere in un’epoca così orribile.

Fra l’altro durante l’assedio di Leningrado delle persone che non erano artisti hanno iniziato a disegnare anche se non erano capaci di farlo proprio perché sentivano il bisogno di testimoniare la crudeltà di quel tempo, questo ha cambiato le loro vite in maniera terrificante.

 

  • Da dove nasce il tuo amore per la narrazione?

A: Credo che i narratori siano delle persone che hanno bisogno di più tempo degli altri per pensare su certi argomenti, sono delle persone che hanno sempre bisogno di rielaborare i loro pensieri riguardo a ciò che gli accade e li circonda e che sentono il bisogno di raccontarlo a qualcuno. Quando litighi con un amico o il tuo capo ti sgrida, spesso si sente la necessità di raccontare tutto a qualcun altro ed è così che nascono le storie, dalla voglia di rielaborare un avvenimento drastico nella nostra vita e farlo diventare qualcosa di nuovo. È un altro modo di controllare ciò che succede nelle nostre vite, in un certo senso.

 

  • Ti piace l’arte? Chi è il tuo artista preferito?

A: No, non ho un artista preferito in particolare perché mi piace osservare le cose da più punti di vista. Ad esempio ci sono i paesaggisti americani che mostrano in tutto il loro splendore le meraviglie del paesaggio con i loro panorami mozzafiato, mentre dall’altra parte ci sono i paesaggisti cinesi, capaci di riassumere il tutto in poche linee, in armonia fra loro, sufficienti a mostrare le meraviglie di un paesaggio diverso da quello che vedo di solito. Non posso dire che mi piaccia l’uno oppure l’altro perché entrambi mi portano qualcosa di nuovo.

È fantastico anche poter vedere quante cose simili ci siano fra due tipi di interpretazioni così diverse. I pittori americani si concentrano sui dettagli mentre quelli cinesi preferiscono fermarsi sui concetti dietro le immagini e questi sono due modi di raccontare differenti ma allo stesso modo importanti.

 

  • Hai nuovi progetti in cantiere?

A: Attualmente sto lavorando ad un nuovo romanzo, stavolta per un target più giovane rispetto a questo, all’incirca sui 10-12 anni, anche se è tutto da vedere con l’editore. Si intitola The Assassination of Brangwain Spurge ed è una sorta di spy novel in un mondo fantastico, prova ad immaginare le spie a Mordor. Dopo mi dedicherò a un romanzo per adulti, ma su questo non posso ancora dirvi nulla.

La nostra intervista si conclude qui, spero vivamente che le parole dell’autore possano motivarvi a scegliere il suo romanzo come una futura lettura, sono sicura che non ve ne pentirete. Parola di lupetto.

Quasi tutti avevano perso il lavoro dopo l’arrivo dei vuuv. Ci avevano promesso la tecnologia che avrebbe curato qualunque malattia e lavorato al posto nostro, ma ovviamente nessuno aveva pensato al fatto che a possedere tutta quella tecnologia sarebbe stato qualcuno, e che ce l’avrebbe fatta pagare.

 

 

 

May the Force be with you!
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