Music Monday: I cinque canti di Palermo di Giuseppe Di Piazza

Music Monday a tinte noir. Il protagonista di questa settimana è la raccolta di Giuseppe Di Piazza, “I cinque canti di Palermo. Le prime indagini di Leo Salinas ( pp. 285, 17.00€), uscita qualche giorno fa per HarperCollins.

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All’inizio credevo che leggere questa raccolta fosse solo un’occasione per conoscere Leo Salinas, protagonista dei romanzi di Giuseppe Di Piazza, ma poi mi sono resa conto che c’era molto più in ballo. Si può immaginare questa raccolta, infatti, come una sorta di capsula del tempo, una che racchiude – oltre ai ricordi-, note amare e rimpianti, che si mescolano alle atmosfere crude di una Palermo degli anni ’80, dove l’amore è una dolce ed effimera illusione e l’unica certezza è la morte.

Ne I cinque canti di Palermo si respira un forte odore di nostalgia e desiderio di perdersi nei vicoli di una grande città ancora in bilico fra tradizione e modernità, una di quelle città italiane che fatica a dimenticare le sue origini per fare spazio al nuovo perchè è fin troppo legata alle sue origini. In questo periodo, a differenza del nostro, si ricerca costantemente uno spiraglio di luce, un piccolo posto al sole che permetta di assaporare anche la parte bella della vita, fatta di piaceri carnali e incontri intriganti.

È quando si parla di piaceri, però, che si fa in fretta a calarsi nella parte più oscura dei vizi umani, quel piccolo posto al sole diventa velocemente un’ombra nera e densa, un pozzo senza fine che ci reclama per trascinarci lì dove non si tocca. Il dolce sapore di Palermo mostra il suo lato più spinoso, il suo guscio impenetrabile che tenta di tenere fuori tutti coloro che non sono pronti per gustarsi la sua vera essenza.

Le memorie di Leo ci vengono narrate come se fossero una lunga notte, passando da donna a donna, da un calice all’altro, da un corpo in un letto a un cadavere per strada. Questa è la vita di un giornalista che cerca la verità dietro al sangue, senza farsi intimorire da chi gli dice che è troppo pericoloso, senza temere le ritorsioni di tutti coloro che non voglio i ficcanaso in giro. È forte la denuncia di Giuseppe Di Piazza quando si tratta di raccontare la mafia e la criminalità palermitana, portata avanti con uno stile semplice ma evocativo, che rimanda a frammenti di storia realmente accaduti, a fatti di cronaca strettamente legati al periodo storico in cui si svolgono le vicende.

Tutto questo inquadrato in maniera perfetta nella sua cornice fatta di passioni e crimini, rende questi racconti davvero piacevoli ed intriganti, l’amore per una città come Palermo emerge dalle descrizioni dell’autore che intesse la tela del luogo raffigurandola quasi come se fosse una di quelle cartoline vintage, con i bordi ingialliti dal tempo e i colori tramutati in seppia, una di quelle che riguardandole ci causano tanta nostalgia ma che allo stesso tempo ci fanno pensare “oggi è tutta un’altra cosa”. 

Tra orrori e piccoli piaceri Giuseppe Di Piazza racconta a suo modo l’animo umano, descrivendolo non solo attraverso le azioni dei suoi protagonisti, ma anche attraverso il loro stati d’animo, le loro colpe e i loro desideri, primo fra tutti lo stesso Salinas, narratore di queste di queste storie. Intenso e crudo, il noir di quest’autore ha tutti gli ingredienti per regalare un viaggio del tempo dove baci rubati al tramonto sono in grado di far sospirare, ma è quando si sente il rumore di uno sparo che l’illusione svanisce e si torna con i piedi per terra.

«Si conviveva. Buoni e cattivi. Vittime e carnefici. Figlie d’impiegati perbene e figli di mafiosi sanguinari. La linea di confine, a Palermo, non è mai stata tracciata».

Raffreddore, noir e The Killers. Dovrei trovare un titolo per la giornata di oggi.


Per questo appuntamento è tutto. Alla prossima!

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Harper Collins  per la copia omaggio

 

 

 

 

May the Force be with you!
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