The Whispering Room: Giovani come la notte di Marco Scarlatti

Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare. Apprendi dagli audaci, dai forti, da chi non accetta compromessi, da chi vivrà malgrado tutto. Alzati e guarda il sole nelle mattine e respira la luce dell’alba. Tu sei la parte della forza della tua vita. Adesso svegliati, combatti, cammina, deciditi e trionferai nella vita; Non pensare mai al destino, perché il destino è il pretesto dei falliti.
(Pablo Neruda)

 

Benvenuti ad una nuova uscita della nostra rubrica The Whispering Room, oggi ci addentreremo in un territorio oscuro e purtroppo veritiero alla scoperta di Giovani come la notte la nuova opera di Maro Scarlatti. Non perdetevi il botta e risposta con l’autore per scoprirne di più!

 

Editore: MdS Editore
Data di uscita: dicembre 2019
Pagine: 182
Prezzo: 13.90 

Livia Ussari è la più bella del liceo: ora è incatenata a un letto, all’interno d’una baracca che i giovani della città chiamano il Posto. È la notte di ferragosto e, mentre le strade e i palazzi di Roma sono deserti, alcuni ragazzi della scuola scendono a turno verso Livia, seguendo l’oscuro rituale del branco. Fra loro c’è Bucci, un giovane nerd che ha appena finito il secondo anno ed è da sempre innamorato di lei, ma fanno la loro comparsa anche Santiago e suo fratello Simone, due figli di tossici che sono passati da una casa famiglia all’altra, e poi il Surfista e la sua gang armata di mazze da baseball e, soprattutto, Edoardo, il bullo della scuola armato di pistola e strafatto di vodka e pasticche. Marco Scarlatti, nel racconto di una sola notte, delinea un ritratto livido e realistico della gioventù di una grande città.

 

#Bottaerisposta

 

 

  • Come è nata l’idea di Giovani come la notte?

“Giovani come la notte è nato nell’estate del 2018, dopo un incidente alla gamba sinistra che mi ha costretto a fermarmi per circa tre mesi dal lavoro, una specie di salto del turno al Gioco dell’Oca. In quei mesi, ho avuto l’opportunità di dedicarmi alla via della scrittura tutti i giorni, senza interruzioni. L’idea è nata di sera, sul terrazzo d’una casa al mare, mentre i nostri figli rendevano partecipi me e mia moglie delle loro prime incursioni notturne in discoteca.”

 

  • C’è un episodio che le si è delineato prima degli altri?

“Rispetto ai miei lavori precedenti, Giovani come la notte si è presentato subito come un’idea unica, senza che una scena o un capitolo prevalesse sugli altri. Il primo episodio che si è delineato nella mia fantasia è stato quello descritto all’inizio del romanzo: la baracca di legno all’interno di uno smorzo abbandonato, alla periferia d’una grande città. Doveva essere di notte, con una ragazza giovane e bellissima imprigionata al suo interno, l’equivalente moderno della principessa medievale rinchiusa nella torre.”

 

  • Ci descriva i protagonisti della sua storia.

“Giovani come la notte è un romanzo che non ha un vero e proprio protagonista. Mi piace considerarla una storia corale, dove ciascun personaggio si ritaglia un certo spazio senza debordare in quello degli altri. C’è una vittima, Livia, bella e indifesa: la ragazza nel castello. C’è Bucci, il ragazzo sfigato che la ama dal primo momento in cui l’ha vista, il cui carattere, e le cui azioni, lo pongono sempre un po’ fuori fuoco rispetto ai suoi coetanei. Poi c’è Edoardo, il bullo, col suo amico Pietro che gli fa da cassa di risonanza, e poi Santiago, l’eroe oscuro, che senza esserne cosciente cerca di riportare l’equilibrio in un mondo in cui non esiste un confine definito che separa il Bene dal Male.”

 

  • Secondo lei qual è il male peggiore che affligge la gioventù moderna?

“Ogni generazione di padri ha la presunzione di credere che quella dei propri figli abbia qualcosa di meno, o di sbagliato, rispetto alla loro. Credo che sia uno stereotipo, un modo che hanno gli adulti di non accettare il fatto che stanno invecchiando, di non ammettere che è arrivato il momento di lasciare che le redini del mondo vengano prese dai loro figli. Credo che i giovani di oggi non siano peggiori di come eravamo noi. Forse sono anche migliori. Penso però che ognuno dei nostri figli, anche il più virtuoso, possa ritrovarsi, senza volerlo né rendersene conto, in una situazione terribile e senza via di scampo. La storia di Livia e Bucci è in fondo un tentativo di raccontare questo: come dei ragazzi del tutto normali possano ritrovarsi a compiere qualcosa di aberrante, giocando un ruolo sbagliato da cui non riescono a liberarsi.”

 

  • Essere adolescenti è una fase molto delicata della vita, secondo lei quali sono le sfide più dure da affrontare in questo periodo?

“Come ci ha insegnato Alberto Moravia, in quel piccolo capolavoro che è Agostino, l’adolescenza è una dolcissima ferita, che ognuno di noi porterà dentro di sé per sempre. Credo che la sfida più dura da affrontare per un adolescente sia prendere coscienza che non esiste un vero io, e che diventare adulti non significa ritrovare se stessi, ma soltanto scegliere il ruolo che si vorrà giocare nel mondo.”

 

  • C’è qualche curiosità che non ha scritto nel suo romanzo e vuole condividere con i lettori?

“Anche se quello del romanzo non è un finale aperto, ci sono dei personaggi il cui destino resta in bilico: in Giovani come la notte non tutti i cattivi vengono puniti. Esiste però la promessa della punizione per ciascuno di loro. Mi piacerebbe condividere coi lettori questo: la costruzione del destino degli aguzzini di Livia, ipotizzando e ideando una soluzione che non necessariamente suoni come una vendetta, come il classico occhio per occhio, dente per dente.”

 

  • Quali sono i suoi progetti per il futuro?

“In questi giorni sto scrivendo un romanzo che ha per protagonisti due gruppi di ragazzi che, per ragioni di forzata convivenza, finiranno per ingaggiare fra loro una lotta all’ultimo sangue. Un’altra storia di violenza che vorrebbe essere una metafora, non troppo velata ma nemmeno scontata, dei pregiudizi xenofobi di cui l’Italia sembra ultimamente compiacersi. Dopo aver terminato questo libro, vorrei dedicarmi a un racconto più intimo, in cui non ci sia spazio né per storie di sangue né per la parte più nera di me stesso, ma soltanto per gli anni lucenti e sfocati della mia infanzia, raccontati come se componessero un’età mitica. Perché ognuno di noi, ne sono convinto, prima o poi deve fare i conti con le proprie mitologie.”

 

#Conosciamol’autore

Marco Scarlatti è nato a Roma, dove vive e lavora. Il suo ultimo romanzo è Tempo di morte, tempo di coraggio, nel quale ha affrontato la tragedia delle foibe e col quale è risultato tra i finalisti dell’edizione 2015 del torneo letterario IoScrittore. Col suo vero nome ha pubblicato La zona libera (Cut up edizioni, 2012), un romanzo d’esordio che mescola amori e amicizie da pub ad aspirazioni e furori utopistici. Col secondo romanzo, L’anno del Drago (L’Erudita, 2012), ha trattato i temi della crisi finanziaria e dello stress nel mondo del lavoro di oggi. Il suo racconto Lo spettro dei sogni, nel quale ha rielaborato in chiave noir la tragedia di Amleto, è apparso nella raccolta digitale Sorridi, bellezza! (Rizzoli, 2013).Ha pubblicato numerosi racconti, spesso d’ambientazione fantastica, in antologie collettive con diversi editori (Stampalternativa, Giulio Perrone, Alacràn, Bietti, Morganti, Kipple). Con I giorni del mostro, ha vinto l’edizione 2005 del Roma Noir. Ha tradotto dal francese alcuni lavori di Jean Ray, poi pubblicati per la Profondo Rosso Edizioni. Collabora con la webzine letteraria Sul Romanzo.

 

 

 

 

May the Force be with you!
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