Review Party: Morte di un antiquario di Paolo Regina

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In questa settimana abbiamo visto in un percorso a tappe il protagonista di questo review party, oggi sono qui, insieme ad altre colleghe blogger, per condividere con voi le mie impressioni sul romanzo di Paolo Regina,Morte di un antiquario“, pubblicato da SEM Libri.

Pagine: 234

Acquistalo subito: Morte di un antiquario

Editore: SEM Libri
Genere: Giallo

Data di uscita: 10 Maggio
Prezzo: € 16,00

Che cosa distingue l’antiquario dal semplice collezionista? Il gusto della ricerca tra le cose dimenticate alla scoperta dell’oggetto unico e magari irripetibile, prezioso. Ma anche la suggestione per il mistero che avvolge gli oggetti perduti e poi ritrovati: da dove vengono, chi li ha posseduti, quanta passione o dolore hanno ‘visto’. Testimoni muti delle vite passate, gli oggetti antichi attraversano il corso del tempo con il loro carico di segreti. Uber Montanari, tra tutti gli antiquari, è il più solitario, il più geloso delle scoperte che ha fatto, il più misterioso. Quando viene ritrovato cadavere nella sua bottega, a Ferrara, in molti si domandano quali tesori siano all’inizio della sua sventura. Gaetano De Nittis è un brillante capitano del Corpo più ‘odiato’ d’Italia: la Guardia di Finanza. D’origine pugliese, da poco trasferito a Ferrara, ama la buona cucina, cioè solo quella della sua terra, e odia l’agrodolce estense. Ha poco tempo libero e lo dedica tutto alla sua vera passione: la chitarra e lo stile blues del grande B.B. King, il suo idolo. È lui a scoprire, durante un’indagine di routine, il corpo di Montanari, l’antiquario dalla personalità ambigua, protetto da esponenti dell’alta borghesia ferrarese con cui aveva rapporti d’affari non sempre limpidi. Tra i molti segreti di questa vicenda, raccontata con calibrata maestria da Paolo Regina, il primo sta proprio nella vita dell’antiquario, coltissimo e misantropo, e nel suo insaziabile desiderio di collezionare opere d’arte proibite. 
“Quello che gli sfuggiva era perché quell’uomo così sicuro di sé, freddo e vagamente minaccioso, aveva deciso di suicidarsi. Forse si era trattato di un raptus improvviso, o magari era un gesto premeditato, chissà.”

Se c’è una cosa che ha messo in chiaro il blogtour è che il romanzo di Paolo Regina è uno da non lasciarsi sfuggire. Tappa dopo tappa abbiamo rispolverato il fascino di un buon giallo, che deve essere ben calibrato e invogliare la lettura. Per nostra fortuna l’autore ci regala una storia amara come una tazza di caffè, ricca di quell’aroma che la rende unica nel suo genere.

Source: Pinterest

Uno dei motivi per cui vale la pena scegliere “Morte di un antiquario” come compagno di viaggio è per il suo personaggio principale, il capitano Gaetano De Nittis, finanziere, un punto di vista diverso da quello convenzionale. Ad arricchire il potenziale del personaggio è anche l’ambientazione attorno alla quale si muove, una città dal fascino rinascimentale con tanto da raccontare, ma che preferisce mantenere i segreti spiacevoli all’interno delle sue mura.

Questa volta l’espediente narrativo usato dall’autore è diverso dal solito, infatti, attraverso un’indagine si arriva ad un’altra, completamente diversa e apparentemente collegata alla prima. Il punto di vista di un finanziere è diverso da quello di un ispettore di polizia, in quanto quest’ultimo si concentra su altri dettagli riguardanti il caso, come ad esempio impronte digitali, alibi dei sospetti e indagini approfondite sulla vita della vittima, mentre De Nittis deve partire da zero nella sua ricerca, questo perchè il suo lavoro gravita sempre attorno ad un altro tipo di criminalità.

Il solo fatto di trovarsi in una città diversa alle prese con un caso insolito destabilizza un po’ il personaggio che deve capire come affrontare qualcosa a cui non è abituato. I suoi giri di routine riguardano un tipo di crimine meno fisico e più difficile da individuare rispetto ad un omicidio, infatti di solito la polizia è abituata a trovarsi un cadavere davanti e di certo non è abituata a considerare parte dell’indagine ciò che manca, invece di ciò che c’è.

Indagare su un potenziale ricettatore è un po’ come entrare in una stanza per la prima volta e cercare di capire cosa è stato spostato il giorno prima, si deve ragionare con i vuoti, anziché con le prove evidenti. 

L’immagine dell’uomo, impiccato al cordone da tenda, gli si ripresentò davanti agli occhi, nitida come una fotografia: c’era più di un metro tra la suola delle scarpe infangate dell’antiquario e il pavimento.
Source: Pinterest

Tutto comincia con un mancato controllo dei registri, che portano al ritrovamento del cadavere di Uber Montanari, antiquario. Da quel momento si insinua in De Nittis il dubbio che si tratti di un semplice suicidio, ma c’è qualcosa che manca, qualcosa che ha lasciato un’impronta simile a quella di un quadro che viene staccato da un muro dopo anni che non viene mosso. È qualcosa di sottile, che sembra invisibile ad occhio nudo eppure lo si vede con la coda dell’occhio, un dettaglio che si fatica a mettere a fuoco proprio per la sua natura insidiosa.

Il fatto è che Montanari non corrisponde al profilo del suicida, dalle informazioni raccolte sembrerebbe una persona rispettabile, ma si sa che sotto il velo dell’apparenza spesso si nasconde una verità scomoda, qualcosa che deve sempre rimanere celato dietro le quinte.

Ci troviamo a Ferrara, conosciuta anche come la “città delle biciclette” per la scelta dei suoi abitanti di usare quel mezzo per spostarsi. Dietro il fascino antico la città prende vita e diventa protagonista del romanzo. È un’entità immutabile nel tempo, ma che allo stesso tempo si piega, avvolgendo i personaggi in una spirale di eventi che li porterà scavare fino in fondo alla ricerca della verità.

Se dovessi scegliere una parola per descrivere questo romanzo è sicuramente audace ed in effetti questa audacia viene mostrata in due modi all’interno del libro. Prima c’è il coraggio di De Nittis di intraprendere un viaggio strano, qualcosa che non gli era mai capitato fra le mani, soprattutto non in maniera così casuale. Dall’altra parte c’è il coraggio dell’autore nel proporre una storia così insolita, mettendo in gioco un personaggio che non veste esattamente i suoi panni, ma che per una volta cerca di uscire dal suo ruolo diventando ciò che non è. Allo stesso tempo è anche audace la scelta di affidarsi ad un genere giallo nel pieno della sua caratterizzazione, evitando di cadere nel ormai abusato baratro del thriller.

Source: Pinterest

Io sono cresciuta con i gialli di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, ho avuto modo di scoprire un autore che tuttora mi porto nel cuore, Leo Malet, tuttavia non è sempre facile trovare un giallo che riesca ad incollarmi alle pagine o semplicemente strapparmi un sorriso. Spesso i gialli “moderni” nel loro tentativo di rifarsi a un genere più antico risultano stucchevoli e a volte anche ripetitivi, ma non è questo il caso.

Il protagonista è un personaggio sopra le righe con le sue ossessioni ben precise: la chitarra, il blues e la buona cucina. Come ogni romanzo del genere che si rispetti anche qui il protagonista ha la risposta facile e quando il suo sesto senso ha cominciato a suggerirgli che potesse esserci molto di più da scoprire, non ha mai mollato l’osso, fino alla fine il suo obiettivo era quello di scoprire il mistero dietro la morte dell’antiquario.

Questo romanzo, oltre ad essere un buon giallo, è anche un tributo a Ferrara, una città perfetta per un’indagine in cui è coinvolto un vecchio antiquario. L’autore la dipinge con i suoi pregi e difetti, accentuando l’uno e l’altro man mano che De Nittis va avanti con l’indagine ed è bello poter vagabondare nei vicoli, udire le chiacchiere delle persone e bearsi dei profumi, immergersi nella realtà di una città dalla storia antica e sicuramente ricca di fascino.

“Morte di un antiquario” è come un’equazione ben bilanciata che una volta risolta porta a una soluzione sempre esatta. De Nittis sta all’antiquario come l’indagine sta all’omicidio.

«De Nittis si guardò intorno alla ricerca di un biglietto: un suicida lascia sempre, o quasi, un messaggio. Un addio a qualcuno, o un vaffanculo al mondo. Invece non c’era niente.»

Non perdetevi tutte le tappe del blogtour!

 

 

 

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