Tea Time: Le sette morti di Eveline Hardcastle di Stuart Turton

 

Stuart Turton si è laureato in filosofia, ha lavorato in una libreria di Darwin, insegnato inglese a Shanghai, collaborato per una rivista di tecnologia a Londra, scritto articoli di viaggio a Dubai. Ora è un giornalista freelance e, dopo Le sette morti di Evelyn Hardcastle, il suo primo romanzo, uno dei più acclamati scrittori inglesi.

 

Non sempre la vita ci permette di scegliere l’esistenza che preferiamo

 

Editore: Neri Pozza
Data di uscita: 28 marzo 2019
Pagine: 526
Prezzo: 18.00

Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle. Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino. Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio. Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House. Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa. Morta, per un colpo di pistola al ventre. Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa.

 

Le sette morti di Eveline Hardcastle di Stuart Turton è un romanzo che mi ha sempre incuriosito molto fin da quando è uscito, mi sono sempre ripromessa di recuperarlo ma tra una lettura e l’altra ho procrastinato l’acquisto fin proprio quasi all’ultimo giorno del 2020. Dopo che il romanzo era sistemato accuratamente nella mia libreria da quasi tre mesi non ho più resistito, sono felicissima di aver affrontato questa lettura ed essere evasa dalla mia comfort zone letteraria.

Le sette morti di Eveline Hardcastle è un romanzo molto complesso e sorprendente, in generale ho apprezzato tantissimo questa lettura anche se in qualche punto non mi ha convinta del tutto. Lo stile di scrittura di Stuart Turton mi è piaciuto molto, mi sono lasciata guidare tra i misteri e le oscurità di Blackheath House dalla sua voce ferma e avvolgente; nonostante ci troviamo di fronte a un romanzo piuttosto corposo non mi è pesato per niente il volume dell’opera anche se a mio parare alcune parti avrebbero potuto essere eliminate per lasciare spazio alla spiegazione di dettagli più importanti. Le sette morti di Eveline Hardcastle  è un romanzo nel quale si respira un po’ aria di Christie, prendete però quest’affermazione con le pinze, non voglio assolutamente paragonare i due autori, anche perché non me ne voglia Turton ma Agatha Christie è la sola, unica e inimitabile. Ho ritrovato però in questo romanzo alcuni elementi che caratterizzano tante indagini del mio amato Poirot: un delitto inspiegabile del quale sembra impossibile venirne a capo; la campagna inglese, un ambiente denso, avvolgente, incolto e a tratti un po’ spettrale; una grande casa antica, una volta sfarzosa e colorata, ora in decadenza; un numero elevato di personaggi da gestire, presentare, muovere, tutti ugualmente papabili sospetti. Mi è piaciuto tantissimo ritrovare in Le sette morti di Eveline Hardcastle tutti questi elementi a me famigliari, una sorta di tributo a una delle mie scrittrici preferite in assoluto, anche se non so se sia una cosa effettivamente voluta dall’autore o solo frutto dei miei ragionamenti.

 

 

La trama e l’intreccio misterioso de Le sette morti di Eveline Hardcastle mi ha rapita e catturata, mi sono arrovellata per cercare di capire il colpevole ma ovviamente non ci sono riuscita! Infondo sono molto contenta di essere stata sorpresa dall’autore, anche se la motivazione del colpevole non mi ha per niente convinta, ho avuto la sensazione che fosse “buttata lì”, non mi è sembrata per niente credibile né tantomeno sorprendente. Il finale in sé mi è piaciuto tantissimo, è stata una vera e propria sorpresa, una chicca, un colpo da maestro se vogliamo dire. Ma. Eh sì, purtroppo c’è un ma per me. Sul finale, come ho detto, a livello strettamente della trama non posso dire assolutamente niente, anche se ho avuto la sensazione ci fossero delle mancanze. Sicuramente avrei preferito che il colpo di scena fosse più approfondito e avesse più spazio perché appunto per me è stata una vera e propria chicca, meritava di essere trattata con più calma. Un altro fattore che ho avuto la fortissima sensazione sia stato trascurato è l’elemento sovrannaturale che caratterizza l’universo del romanzo, durante la lettura si ha la sensazione di rimanere in bilico tra finzione e realtà, l’autore mixa magistralmente questi due elementi per creare una sorta di confusione nel lettore ma parallelamente crea anche una certa aspettativa, aspettativa che secondo me dovrebbe assolutamente essere spiegata e chiarita prima della fine.

Quando ho chiuso il romanzo ho provato la certezza di aver letto un libro meritevole, appassionante e intrigante, una storia avvincente ed evocativa che mi ha incollata alle pagine; la lettura di Le sette morti di Eveline Hardcastle di Stuart Turton per me è stata un’esperienza a dir poco positiva, peccato ovviamente queste note un po’ stridenti che non hanno ai miei occhi reso il romanzo un vero e proprio capolavoro.

 

 

 

 

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