The whispering room: La via del silenzio di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato

 

Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare. Apprendi dagli audaci, dai forti, da chi non accetta compromessi, da chi vivrà malgrado tutto. Alzati e guarda il sole nelle mattine e respira la luce dell’alba. Tu sei la parte della forza della tua vita. Adesso svegliati, combatti, cammina, deciditi e trionferai nella vita; Non pensare mai al destino, perché il destino è il pretesto dei falliti.
(Pablo Neruda)

 

Editore: Goware Edizioni
Pagine: 292
Prezzo: ebook 6.99 € cartaceo 13.99 €
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A Walnut Creek, tranquilla cittadina della California, una studentessa viene ritrovata sgozzata, la
lingua tagliata e le labbra cucite con del filo da sutura. Il capitano Jeffrey Coleman del dipartimento
di San Francisco, poliziotto tenace e ostinato, credente in Dio e nel suo intervento salvifico, sarà
chiamato a fare i conti con altre morti atroci, che lo getteranno in uno stato di profonda prostrazione
fino a fargli smarrire la via della fede. Una via che si intreccerà fatalmente con un’altra: la via del
silenzio. Una lunga scia di sangue ad opera di uno spietato serial killer che pratica mutilazioni post
mortem sui corpi delle vittime, attraverso un rituale dal significato criptico che affonda le radici in
un passato lontano. Chi è il mostro che riduce al silenzio delle giovani donne senza lasciare tracce?
E qual è la pulsione che lo spinge a uccidere? Domande senza risposta, perché è impossibile
catturare uno spettro.

 

 

  • Come è nata l’idea di La via del silenzio?

S:  L’idea mi fu proposta da Cataldo. Venivamo dalla pubblicazione di un romanzo d’avventura e dalla stesura di numerosi racconti a tema giallo. Fu così che concepimmo una storia costruita intorno alla figura di un serial killer, una storia che nel nostro intento sarebbe dovuta essere il più credibile possibile. Per una questione di trama, siamo stati costretti a scegliere gli Stati Uniti come luogo di ambientazione, decisione, questa, che può essere compresa solo dopo la lettura del romanzo.

C: La via del silenzio” trae spunto da un interessantissimo libro che ho letto parecchi anni fa e che è rimasto impresso nello scrigno della memoria. John Edward Douglas, uno dei due autori di Mind Hunter, è stato un formidabile profiler del Centro Nazionale per le analisi dei crimini violenti dell’FBI, impegnato, sin dall’inizio degli anni Settanta, a dare la caccia ai più spietati serial killer che hanno insanguinato l’America, da Ted Bundy a David Berkowitz, da Edmund Kemper a Charles Manson. Nella nostra opera si è voluto proporre al lettore una storia verosimile e credibile attraverso la ricostruzione della scena del crimine dei vari delitti, partendo dal modus operandi adottato dall’assassino seriale e soprattutto dalla firma lasciata sui corpi delle vittime, così come raccomandava Douglas nel corso delle sue scrupolose indagini.

 

  • C’è un episodio che vi si è delineato prima degli altri?

S:  Per quanto mi riguarda, mi si sono delineati certamente per primi l’inizio e la fine, poi piano piano tutte le tappe intermedie di cui la storia necessitava.

C: L’inizio, certamente. Nella storia sono presenti anche dei flashback, che sono stati inserito dopo. Posso dire che proprio questi flashback, che comunque erano già stati concertati tra di noi, si sono ricreati nella mia memoria ancora prima di iniziare la stesura del romanzo.

 

 

  • A quale dei vostri personaggi siete più legati?

S:  Sarebbe scontato dire: Jeffrey Coleman, un detective alle prese con un caso pericoloso e con problemi familiari. Però, in realtà, io mi affeziono a tutti i personaggi, buoni e cattivi, perché mi immedesimo in ognuno di loro quando essi sono chiamati a dare il loro contributo allo sviluppo narrativo.

C: Io, da padre, sono più legato a Camilla Coleman. Il suo personaggio acquista spessore man mano che la storia si dipana agli occhi del lettore. Da una visione comune di entrambi, l’abbiamo immaginata come una ragazza che chiunque vorrebbe avere come figlia, come sorella, come amica. Camilla rappresenta la studentessa modello dalla faccia pulita a cui è spettato il gravoso compito di riempire in famiglia il vuoto lasciato dalla madre.

 

  • C’è qualche curiosità che non avete scritto nel romanzo e volete condividere con i vostri lettori?

S:  Il titolo. In origine doveva essere “La morte scorre sulle labbra”, frase che tra l’altro evoca un passaggio chiave presente nel testo. Poi abbiamo scelto “La via del silenzio” per essere più coerenti con la trama e, soprattutto, per evitare che il thriller si ritrovasse con un titolo stereotipato, al pari dei tanti caratterizzati dall’uso scontato di parole quali “morte”, “male”, “sangue” etc.

C: L’impianto narrativo relativo alla prima stesura dell’opera prevedeva un felice quadretto famigliare imperniato sulla figura del capitano Coleman. Siccome immaginavamo il suo personaggio quale persona estremamente tenace e dall’incrollabile fede in Dio, ci siamo resi conto che tali virtù potevano risaltare al meglio attraverso la condizione opposta, ovvero quella di uomo vedovo alle prese con i problemi adolescenziali delle due figlie.

 

  • Quale messaggio vorreste arrivasse a chi legge il vostro libro?

S:  Vorrei che arrivasse una storia piena di suspense, una storia che tenga incollato il lettore alle pagine fino all’epilogo. Il messaggio, nei thriller, è sempre lo stesso: il male si nasconde in mezzo a noi e possiede più fascino rispetto al bene. Noi, come semplici essere umani, ne siamo attratti. La cronaca che ci tiene incollati allo schermo del televisore, quando ci sono i notiziari, è proprio la cronaca nera.

C: Chi scrive thriller non può prescindere dai fatti di cronaca che leggiamo tutti i giorni sui quotidiani. Logico che poi l’idea, nel momento in cui viene riportata nel testo, diventa fiction. Sta all’autore renderla verosimile, avvincente, creando nel contempo dei personaggi che possano rimanere impressi nel cuore dei lettori.

 

  • Quali sono i vostri progetti per il futuro?

S:  Siamo alle prese con un romanzo noir ambientato in Sicilia. Si tratta di un progetto ambizioso, che potrebbe diventare seriale, cosa che ovviamente non dipende soltanto da noi.

C: Dopo l’ambientazione americana torneremo in Italia. Abbiamo ideato un nuovo personaggio, stravagante, intelligente, con l’attitudine per le indagini. Siamo sicuri che si tratti di un protagonista originale ed empatico. Il suo primo caso sarà del tutto particolare e darà il via, speriamo, a un possibile seguito.

 

 

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