Araldi del vuoto: Il vampiro. Storia vera di Franco Mistrali (Edizioni Arcoiris)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Oggi parliamo de “Il vampiro. Storia vera” di Franco Mistrali, il quarto volume della biblioteca di Lovecraft arricchito dalle illustrazioni di Michele Carnielli.

Pagine: 292

Acquistalo subito: Il vampiro. Storia vera

Editore: Edizioni Arcoiris
Collana: La Biblioteca di Lovecraft
Autore: Franco Mistrali
Curata da: Jacopo Corazza e Gianluca Venditti
Prezzo: € 14,00

Con “Il vampiro. Storia vera” di Franco Mistrali torna nuovamente disponibile il primo romanzo italiano sui “signori della notte”. Edito nel 1869, precede di 28 anni il celebre Dracula di Stoker, e di tre la Carmilla di Le Fanu. Un giallo gotico da riscoprire, dallo stile inusuale, in cui vampirismo, stregoneria, sette segrete, complotti, misteri, eros e thanatos confluiscono in un’opera decisamente sui generis, che meritava di essere riesumata. L’edizione è finemente illustrata da Michele Carnielli (cantante e chitarrista dei Kröwnn) e aperta da una breve nota introduttiva di Magus (leader dei blacksters ellenici Necromantia).

Il primo romanzo italiano sulla figura del redivivo ha un secolo e mezzo ma li porta bene, invecchia come il buon vino ed è un piacere scoprirlo in questa nuova veste con quella firma ricercata che ormai contraddistingue la biblioteca di Lovecraft. Gianluca Venditti ce lo introduce in maniera accattivante, soffermandosi su Franco Mistrali e il suo animo perennemente irrequieto, la sua opera infatti precede di ben tre anni Carmilla di Le Fanu e di 28 anni Dracula di Stoker.

Corazza e Venditti scelgono quindi di rimanere il più federe possibile alla versione originale per permettere a noi lettori di godere dello stile di un autore da non sottovalutare e come un buon Caronte The Magus ci traghetta verso Mistrali in un viaggio in cui il gotico incontra il giallo.

Ricordo con piacere una puntata di Lore in cui si parlava di revenant, per paura di vedere i propri cari tornare a tormentare i vivi si praticavano autopsie per verificare di non essere in presenza di un potenziale vampiro. Parliamo pur sempre di un periodo in cui la superstizione la faceva da padrona, tuttavia pur di non incappare in qualche demonio si era disposti a varcare il confine dell’etica morale.

Franco Mistrali non teme di osare, si nutre della paura e dell’ossessione e ne impregna le sue pagine trasformando la società dei Vampiri in una realtà concreta che ammalia, si alimenta di un sentimento nobile come l’amore e lo tramuta in dolore, una pena eterna che sembra accompagnare chiunque anche dopo la morte. Ci troviamo in una Monaco sontuosa dove il protagonista cerca di alleviare il dolore dell’animo, la perdita di Ada lo ha distrutto, l’unica cosa che potrebbe aiutarlo a ristabilirsi è la compagnia del suo amico fidato, il conte Alfredo Kostia, una figura che sin dall’inizio si dimostra essere di supporto per il suo lutto dal momento che ne ha subito uno a sua volta.

L’unica differenza fra i due è che la perdita del conte lo tormenta ancora nel presente, è ossessionato dalla figura della sua amata scomparsa che continua ad apparire per la strada, pallida come un cadavere ma bella come da viva, forse un’allucinazione dovuta al dolore o forse qualcosa di più. Il rapporto con un dipinto raffigurante una donna che ricorda la contessa Pia Ludowiska è quasi morboso, il quadro stesso diventa il simulacro della sofferenza di Kostia eppure non riesce a staccare gli occhi da esso pur sapendo che la contessa è morta da tempo, eppure la sua bara è vuota, il suo corpo è riuscito a lasciare il suo letto di morte, la sua anima sembra essere riuscita a ridestarsi da quel riposo eterno che tutti temono.

Per il protagonista venire a conoscenza di questi fatti è qualcosa di sconcertante, una consapevolezza pesante come il piombo che si scaraventa nella villa lussuosa del conte, qualcosa di impossibile che pare diventare reale e al tempo stesso fa a pugni con la ragione. Il comportamento del suo amico muta col passare dei giorni, la sua ossessione cresce fino a diventare irrazionale al punto da trasferirsi su Metella di Schonenberg, la principessa dal quale il conte non riesce a togliere lo sguardo che in qualche modo ricorda la contessa ed è qui che la storia prende una piega decisamente tetra, imprevedibile.

Il narratore cerca in tutti i modi di venire a capo di un mistero sempre più fitto nel quale Mistrali si è rivelato abile a tessere una trama complessa con uno sfondo storico ben preciso, dosando alla perfezione ogni singolo elemento, persino i deliri del “buon” vecchio Eliam che, come Victor Frankenstein, non si pone limiti nella sperimentazione.

La figura del vampiro è enigmatica e carnale, viene messa a fuoco poco alla volta, quasi come se si stesse studiando un animale mai visto prima, l’approccio dell’autore nella descrizione di questa creatura si intreccia alla perfezione con la narrazione, mantenendo un metodo di osservazione descrittivo ma al tempo stesso anche evocativo in cui la nostra voce narrante è anche parte attiva della storia, cerca di andare a fondo e vedere dietro il velo, di scoprire la verità sul suo caro amico e di trovare spiegazione agli strani fenomeni che gli stanno accadendo attorno e lo stesso vale per la mente analitica di Pietro Ledru, l’ispettore dei servizi segreti sempre a caccia di complotti, fino alla fine segue meticolosamente ogni tassello lasciato nel passato per trovare la sua giusta collocazione.

Una vendetta covata a lungo nel tempo alimentata dal sangue porta a galla quei piccoli particolari che sono sempre sfuggiti a chiunque, ma scavando nella vita del conte Kostia ci si rende conto che sono proprio quei particolari a tessere la trama del romanzo, come se tutto fosse un grande arazzo con al centro la figura del conte.

Questo è un racconto irruento, passionale e al tempo stesso oscuro, passando da una narrazione fantastica a quella storica, dove figure immaginarie e del folclore si fondono con lo scenario di quell’epoca, dando vita a qualcosa di veramente suggestivo, capace di catturare con la sua carica erotica e al tempo stesso tenebrosa.

Fra i temi presi in considerazione dall’autore c’è anche quello della sacralità della morte che viene spazzata via dalla possibilità di tornare a camminare fuori dalla tomba, una certezza secolare che viene messa in dubbio dalla stregoneria, un ciclone fatto di passione e morte. In questo senso Mistrali è un pioniere, il primo a trattare la non morte in Italia in cui i signori della notte sono la ciliegina sulla torta di un romanzo già di per sè affascinante.

«La morte è una trasformazione. Lo spirito vive una vita sempiterna e trasmigra di forma in forma, di stella in stella. L’universo è una gran scala di amore: l’amore è l’arbitro del mondo».

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Edizioni Arcoiris e Jacopo per la copia omaggio.

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
Precedente Paper Conr: Un principe per Natale - matrimonio reale Successivo Oregon Hill di Howard Owen | Recensione di Deborah

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.